Abbiamo la coscienza a posto
Spiego come è difficile illustrare tutto ciò che è stato fatto dal 2014 e come è facile invece in campagna elettorale parlare solo delle cose che non vanno.
Se i sondaggi fossero veri sarebbero la prova provata che per vincere le elezioni politiche non serve governare bene e che in democrazia ognuno è libero di scegliersi la corda a cui impiccarsi. Vada come vada (e speriamo che vada bene) io credo che il PD debba sentirsi con la coscienza a posto. Potevamo fare di più. Si può sempre fare di più.
È facile e demagogico in campagna elettorale puntare il dito sulle cose che non vanno ed addossarle tutte al governo ed al PD, dimenticando che quelle cose che non vanno e che sono ancora tante sono il frutto di oltre 70 anni di storia Repubblicana e soprattutto delle distorsioni introdotte dal ventennio berlusconiano.
Ci vuole più tempo a spiegare che nel 2011 eravamo sull’orlo della bancarotta, che Berlusconi è stato mandato via a calci prima che il nostro paese deflagrasse economicamente e ci vuole più tempo a spiegare che mandato via Berlusconi anche le politiche di austerità europee hanno provocato molti danni pur mettendo in salvaguardia il paese dalla crisi definitiva (ma hanno pagato i più deboli, lavoratori e pensionati e giovani).
Ci vuole più tempo a far capire che prima del 2014 i licenziamenti erano superiori alle nuove assunzioni e la cassa integrazione era ad un livello esorbitante mentre invece negli ultimi 4 anni le nuove assunzioni sono superiori ai licenziamenti abbattendo così, anche tra i giovani, il tasso di disoccupazione e che se il PD dovesse governare anche i prossimi anni è credibile il suo intendimento di migliorare la qualità del lavoro puntando a far costare di più il lavoro a tempo determinato.
Ci vuole più tempo a far capire che prima del governo Renzi era semplice far firmare ad una donna insieme al contratto di lavoro un foglio in bianco con le sue dimissioni da attivare soprattutto in caso di maternità ma non solo.
Ci vuole più tempo a far capire che prima del governo Renzi se lavoravi in una azienda sotto i 15 dipendenti e ti licenziavano non avevi diritto a nessuna forma di cassa integrazione e di sostegno al reddito.
Ci vuole più tempo a far capire che prima dei governi Renzi e Gentiloni oltre 10 milioni di lavoratori non prendevano gli 80 euro (una quattordicesima vera e propria di circa 1000 euro l’anno) e i pensionati al minimo non avevano avuto la quattordicesima introdotta appunto dai governi Renzi.
È più facile elencare le cose che ancora non vanno e ci vuole certo più tempo a far capire che oggi due persone dello stesso sesso che si amano possono unirsi, essere formalmente una coppia ed avere diritti importanti come la reversibilità pensionistica. Il diritto a curare in ospedale il proprio compagno e tante altre cose che prima di Renzi non erano riconosciute.
E ci vuole più tempo a spiegare che finalmente l’Italia ha una legge civile sul fine vita e sul testamento biologico.
E ci vuole più tempo a spiegare tutto quello che è stato fatto in materia di giustizia e lotta alla corruzione dal potenziamento dei poteri dell’Anac alla reintroduzione del falso in bilancio dal nuovo codice antimafia alla introduzione del reato di voto di scambio.
Ci vuole più tempo a far capire che dopo la devastazione della Gelmini che aveva addirittura diminuito il numero degli insegnanti dal 2014 in poi il numero degli insegnanti a tempo indeterminato è aumentato notevolmente e che, dopo i tagli selvaggi di Berlusconi/Gelmini e Monti, il bilancio della scuola pubblica ha subito un consistente aumento.
Ci vuole più tempo per far capire che con la riforma della PA e con il contratto rinnovato dopo 10 anni è stata cancellata (come riconosce anche la CGIL) la negativa riforma Brunetta che non colpiva certo i fannulloni e colpiva indistintamente tutti i lavoratori senza aggiungere un briciolo di efficienza alla macchina
Ci vuole più tempo per raccontare l’operazione “rammendo” delle periferie ed i 2 miliardi stanziati per oltre 120 progetti dei Comuni tra cui alcuni di alto valore simbolico come l’abbattimento delle Vele di Scampia.
E ci vuole tempo per raccontare l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa (tranne che per le ville ed i castelli), l’eliminazione dell’IMU sugli imbullonati e l’IMU agricola.
E ci vuole tempo per raccontare il pacchetto industria 4.0 che ha avuto un ruolo rilevante nell’aumento del PIL e nel rilancio dell’export (rilancio dell’export che è il più alto della zona euro).
Ci vuole più tempo a far capire che nei 5 anni di Renzi/Gentiloni la serietà di quei governi e le misure riformatrici intraprese hanno agganciato l’Italia alla ripresa europea partendo da una riduzione del PIL di oltre il 2% (segno meno) e se è vero che lo +1,5% del 2017 è inferiore alla media UE è anche vero che si è partiti da una base che è sempre stata la peggiore della UE.
Su questo tema si esprime con chiarezza il professor Marco Fortis che, commentando i dati macroeconomici del nostro paese scrive:
“Qualcuno potrebbe obiettare che i nostri tassi di espansione sono ancora distanti da quelli di altri grandi Paesi. In realtà non è così se si tiene conto del nostro forte calo demografico che molto ci penalizza, sicché nel 2016-17 il PIL per abitante dell’Italia è invece aumentato di più di quello delle altre 4 maggiori economie occidentali: Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito. L’industria nazionale è in netta ripresa. Nel complesso dell’economia sono stati creati quasi un milione di posti di lavoro in quattro anni, metà dei quali a tempo indeterminato e la disoccupazione è significativamente diminuita.
Ciò detto, è evidente che molta strada è ancora da fare. Diversi settori produttivi sono ancora in difficoltà, la disoccupazione totale e giovanile restano ancora alte, i divari sociali e territoriali lasciati in eredità dalla crisi necessitano di sforzi ulteriori da parte delle politiche economiche e per il lavoro. Ma il messaggio è chiaro. Soltanto continuando sulla via delle riforme e degli interventi di politica economica in un equilibrato mix di rigore, flessibilità e crescita si potrà dare ulteriore solidità e continuità alla ripresa italiana. L’Italia non ha bisogno di improvvisazioni dilettantesche in economia come quelle che sentiamo proporre in queste settimane di campagna elettorale da alcune forze politiche. Improvvisazioni che distruggerebbero in poco tempo tutti i progressi che si sono realizzati faticosamente negli ultimi quattro anni. Uscire da una nuova eventuale crisi, deve essere ben chiaro a tutti, sarebbe molto più duro e difficile di quanto non sia stato uscire dalla precedente.
Il lascito delle riforme è troppo prezioso per essere compromesso e disperso”.
Tutto questo in soli 4 anni.
E malgrado questo i sondaggi (che spesso però non ci hanno azzeccato) danno per vincente il centrodestra di Berlusconi e Salvini (cioè la coalizione che dal 2008 al 2011 non ha fatto nulla contro la più grave crisi globale dopo quella del 1929 e stava portando il paese al disastro ed al default).
E premiano (i sondaggi) anche i 5 stelle che hanno una classe dirigente ridicola, incompetente e scroccona fatta da persone approssimative e, in quanto tali pericolose.
Vedremo cosa accadrà. Ma se i sondaggi avessero ragione vuol dire solo una cosa e cioè che non è sufficiente governare bene per vincere le elezioni. Semplicemente.
E che in democrazia ognuno è libero di sceglersi il cappio a cui impiccarsi. Io da militante PD sento di avere la coscienza a posto. E credo che debbano avere la coscienza a posto tutti i dirigenti nazionali del PD da Renzi e Gentiloni in giù.
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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