Le falsità de l’Unità, o meglio di un suo giornalista, su voucher e jobs act

Smaschero pezzo per pezzo le falsità scritte da Massimo Franchi, giornalista de l’Unità legato alla minoranza della minoranza. Se il buongiorno si vede dal mattino è chiara la campagna di bugie che si scatenerà in attesa del referendum su voucher e jobs act. Da abbonato all’Unità chiedo a Staino se debbo mantenere il mio abbonamento

Letto 9840
Le falsità de l’Unità, o meglio di un suo giornalista, su voucher e jobs act

Il giornalista dell’Unità Massimo Franchi, che già in passato si era contraddistinto, sull’organo del PD, come un fomentatore dell’odio bersaniandalemiano contro il PD di Renzi, ha scritto un articolo sui Voucher e sul Jobs act pieno di falsità e di tesi precostituite.

E’ evidente, come fu per il referendum sulle trivelle e quello sulle Riforme, che sono iniziate le grandi manovre comunicative per costruire nella testa delle persone i frame falsi dentro cui poi incanalare la campagna elettorale sui referendum del jobs act.

Ed è assurdo e non accettabile che a queste falsificazioni si presti il giornale a cui sono abbonato e che è l’organo del PD.

E Massimo Franchi lo fa spudoratamente provando innanzitutto a falsificare la storia di questo strumento.

E lo fa per poter poi fare affermazioni pesantissime e discutibili direttamente sul Jobs act.

Ecco cosa scrive questo tizio:

“i buoni lavoro furono introdotti (nel 2003) con l’idea di fornire uno strumento per regolare i cosiddetti “lavoretti”: ripetizioni, collaborazioni domestiche e giardinaggio. Il loro utilizzo era assai limitato ed è rimasto tale per molti anni.

La legislazione è rimasta sostanzialmente la stessa fino al 2012.

La Riforma Fornero ne allargò l’uso ma sempre mantenendo la dizione per lavoro occasionale ed accessorio.

Fu una circolare applicativa del ministero del lavoro (in quale anno, con quale ministro, con quale governo?) a dare una interpretazione estensiva di quella espressione prevedendo espressamente che i voucher potessero essere utilizzati in tutti i settori con l’unico limite del tetto annuale di 5 mila euro per lavoratore. Un tetto che il Jobs act ha aumentato a 7 mila”.

Massimo Franchi in questa prima parte utilizza lo strumento del dire e non dire. Parla genericamente di una circolare del ministero del lavoro che avrebbe dato una interpretazione estensiva. Ma evita di dire in quale periodo, con quale ministro in quale governo!!!

E non lo dice, tenendosi sulle generali, perché se lo dicesse la sua narrazione dovrebbe cambiare, dovrebbe essere altra da quella che invece vuole costruire. Perché fu nel 2012 che il Ministro Fornero (epoca governo Monti con appoggio di Bersani e degli amici di Franchi) liberalizza di fatto l’utilizzo dei voucher a tutti i settori, pur legandolo alla occasionalità della prestazione. Ma fu nel 2013 che il Ministro Giovannini, ministro del Governo Letta (voluto da Bersani) ha cancellato il requisito che le mansioni pagate a voucher siano “di natura meramente occasionale” e quindi liberalizzando definitivamente questo strumento.

Quindi per essere chiari, furono 2 governi appoggiati da Bersani a liberalizzare l’uso dei voucher (ed ecco perché Franchi fa il vago).

Il Franchi invece nasconde tutto questo per lanciarsi in una invereconda e falsa tesi tutta politica affermando che: “il boom dell’utilizzo certificato dall’INPS è legato alla filosofia stessa del JOBS act: se prima le imprese non pensavano neanche lontanamente di utilizzare i voucher per eventuali picchi produttivi, l’idea del liberi tutti che sottende alla riforma del mercato del lavoro del governo Renzi (addirittura!!!) ha fatto sì che diventassero la forma migliore per utilizzare manodopera pagando il meno possibile. Il jobs act ha quindi effettuato una liberalizzazione politica (li morte’!!!) dei voucher sdoganandoli agli occhi degli imprenditori tutti.”

Secondo questo tizio che prende lo stipendio dall’Unità e cioè dal giornale di quel Partito che è il padre del Jobs act, il jobs act avrebbe una filosofia precarizzante che avrebbe dato il liberi tutti agli istinti animali dei padroni. E, chicca finale, questo personaggio, dopo aver nascosto gli autori della liberalizzazione dei voucher (Monti, Fornero, Bersani, Letta) si inventa il concetto di liberalizzazione politica. Una vergogna caro Staino.

L’articolo de l’Unità non spiega che il jobs act si è limitato a mettere dei limiti (probabilmente da ampliare, su questo nessuno ha dubbi) quali il divieto dell’utilizzo dei voucher negli appalti pubblici (che i governi di “estrema sinistra” Monti Bersani Letta non avevano escluso) e soprattutto l’introduzione della tracciabilità informatica dell’uso dei voucher, con l’obbligo da parte del datore di lavoro di dichiarare in anticipo (almeno 60 minuti prima dall’inizio) non solo chi sia il lavoratore interessato ma anche “il luogo, il giorno e l’ora di inizio e di fine della prestazione”. Questo intervento, come spiega Filippo Taddei, “cancella l’abuso più odioso: se il datore di lavoro non è preciso nella indicazione degli orari, il voucher può essere utilizzato per coprire il lavoro nero anziché farlo emergere. In passato bastava registrare il lavoratore in un dato periodo e, qualora si fosse presentato l’ispettore, era sufficiente dichiarare che il lavoratore era appena arrivato coperto dal singolo voucher per evitare le sanzioni. Tutto questo oggi non è più possibile per la stretta tracciabilità introdotta dal jobs act”.

Altro che liberalizzazione politica!!! Semmai un segnale contrario.

Ma la malafede del Franchi è evidente quando, basandosi su uno studio del sociologo Bruno Anastasia per l’INPS arriva a dire che l’uso dei voucher dimostra che il Jobs act non è una legge per i giovani (intendendo dire che i giovani vengono utilizzati con i voucher).

Lo studio, incautamente citato dal simil giornalista, ci dice invece che il 55% di chi utilizza i voucher si divide tra persone che hanno un altro lavoro (in maggioranza) o sono percettori di ammortizzatori sociali. A questi vanno aggiunti quel 10% di utilizzatori che sono pensionati (stanno qui dentro quei voucher utilizzati a piene mani e senza problemi, giustamente a mio avviso, dal sindacato pensionati CGIL di Bologna).

Quindi il 65% degli utilizzatori dei voucher non sono quindi giovani sfuggiti ai radar del mercato del lavoro (come sostiene invece il Franchi) ma persone adulte che senza i voucher starebbero pienamente nel mondo del lavoro nero.

Il restante 35% si divide tra quelli che avevano un lavoro e l’hanno perso in precedenza (e non sono certo giovanissimi) e quelli che non hanno mai avuto una posizione previdenziale.

Ed è qui che bisogna fare una valutazione seria per verificare eventuali abusi e farlo senza guerre ideologiche ma con estremo pragmatismo.

Invece gli articoli alla Franchi preannunciano la guerra ideologica del referendum e lo fanno raccontando falsità.

E che lo faccia il giornale del PD a me fa un po’ incazzare. E per questo chiedo a Sergio Staino, compagno onesto e per bene con grande passione politica, se debbo mantenere il mio abbonamento.

Letto 9840

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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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