Riflessioni sullo schianto
Quello emiliano è un risultato replicabile? Sì, ma solo a certe condizioni. Occorre un candidato credibile per aver governato con risultati positivi tangibili, praticamente incontrovertibili. Un candidato che abbia il coraggio di sfidare tutti i luoghi comuni del manuale di politica politicante dispensati quotidianamente nei media da politologi e opinionisti di ogni tendenza, ma convergenti su questa specie di sbornia algoritmica che si sta rivelando essere un gigante dai piedi d’argilla.
- Scritto da Umberto Mosso
- Pubblicato in Politica
Lo schianto di Salvini in Emilia va al di là dei numeri, che pure hanno decretato in modo anche matematico la sua sconfitta politica. Ma anche la vittoria di Bonaccini ci da elementi di riflessione su come si deve fare politica oggi.
Non ho la pretesa di tratteggiare qui il programma di un corso universitario sulla teoria e la storia dei partiti politici. Anche se ascoltando alcuni docenti della Luiss ieri notte su Sky ho pensato, più di una volta, che quell’Università dovrebbe selezionare meglio il personale docente.
L’Italia non è l’Emilia, purtroppo, ma il target al quale si è rivolto Bonaccini è lo stesso in tutto il Paese, indipendentemente che sia maggioritario o minoritario in un territorio o in un altro.
In Emilia hanno fatto fiasco tutti i luoghi comuni sui quali si è conformato, da anni, il discorso pubblico.
In poche parole la maggioranza degli elettori ha rifiutato nettamente il modo trucido e volgare di fare politica di Salvini, nonostante la sua pervasività nei media, tradizionali e non, e anche la sua presenza fisica spesa senza risparmio. Anche economico.
Non solo non ha funzionato la “bestia”, un potere sovrastimato anche a sinistra, ma, cosa ancora più significativa, neanche l’ostensione del leader in centinaia di iniziative di contatto con le persone. Solo sovraesposizione mediatica? Non credo.
La vittoria di Bonaccini non è un frutto di risulta rispetto a una candidata sbagliata, ma è l’esito di una scelta strategica coraggiosa perché concepita in radicale contro tendenza. Quella di stare al tema regionale e rifiutare apertamente di scendere sul terreno nazionale proposto dall’avversario. E di farlo con un linguaggio civile e non esasperato, che ha fatto riflettere molti emiliani sulle loro reali condizioni di vita e non su quelle, inesistenti, istillate dal terrorismo esaltato di Salvini, che pretendeva si convincessero di doversi liberare da una schiavitù del tutto immaginaria.
Solo dopo questa “cura Bonaccini”, nell’ultima settimana, il vincitore ha dovuto affrontare anche quel terreno e, quindi, la Lega e il suo caporione sono stati doppiamente sconfitti.
Quello emiliano è un risultato replicabile? Sì, ma solo a certe condizioni.
Occorre un candidato credibile per aver governato con risultati positivi tangibili, praticamente incontrovertibili. Un candidato che abbia il coraggio di sfidare tutti i luoghi comuni del manuale di politica politicante dispensati quotidianamente nei media da politologi e opinionisti di ogni tendenza, ma convergenti su questa specie di sbornia algoritmica che si sta rivelando essere un gigante dai piedi d’argilla.
Lo spiega Sun Tzu ne “L’arte della guerra”: “non bisogna organizzare i propri piani in base a ciò che il nemico potrebbe fare, ma alla propria preparazione […] Con ordine affronta il disordine; con la calma, l’irruenza. Questo significa avere il controllo del cuore.”
Così Bonaccini ha lasciato che Salvini si facesse conoscere davvero per quello che è (se lo conosci lo eviti) limitandosi, si fa per dire, ad evidenziare il confronto tra le due personalità, i loro metodi e risultati. C’è stata molta buona pedagogia indiretta, in grado di infondere fiducia e risvegliare le coscienze, magari addormentate e disilluse. Non sarà facile trovare altri candidati così e creare le condizioni, oggi, per vincere domani. Le stesse sardine, il cui apporto è stato positivo, non avrebbero trovato spazio in un contesto diverso.
Ultima considerazione. Non è vero che i partiti sono stati assenti. Questo è il refrain che troviamo da ieri notte nei media, un escamotage dei politologi professionali per coprire il loro fallimento previsionale e nell’interpretazione dei fatti.
Nessuno dei partiti che appoggiavano Bonaccini è stato assente. Dal più grande al più piccolo ognuno ha contribuito al successo facendo la sua parte insostituibile. Soprattutto condividendo la strategia del candidato e rifiutando la tentazione di sovrastarlo per fare passerella nazionale contro Salvini, immaginando così di prendere qualche voto di lista in più, magari a detrimento degli altri.
Chi pensa il contrario non ha capito cosa è successo, ma soprattutto non capisce cosa potrebbe succedere di positivo in futuro. Ci sarà ancora molto da faticare, ma oggi stiamo meglio di ieri. Ovvero, stavamo già meglio, ma non ce ne eravamo accorti. Un limite da superare.
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