Perché Renzi è di sinistra e Bersani, Cuperlo e Speranza sono di destra

Enzo Puro spiega, alla luce della storia della sinistra negli ultimi 25 anni, perché Renzi è sicuramente più a sinistra di Bersani e compagnia. Le iniziative ed i provvedimenti del governo che dimostrano il suo essere il governo più modernamente di sinistra della storia repubblicana

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Perché Renzi è di sinistra e Bersani, Cuperlo e Speranza sono di destra

Nella vulgata politica quotidiana lo sport più diffuso è dipingere Renzi il suo PD ed il suo governo come una espressione politica di destra.

Si passa agli urlatori raffinati che addirittura paragonano Renzi a Orban o ad Erdogan a quelli che urlano meno ed usano argomenti più sottili ma alla fine paragonano Renzi alla Tatcher ed alla stregua dei peggiori leaders neoliberisti.

Quelli della minoranza dem invece dicono solo che sarebbe ora che il PD ed il governo facessero cose di sinistra e quindi facendo intendere che finora non le ha fatte.

Ai primi c’è poco da controbattere. E’ la solita accozzaglia gruppettara che storicamente si forma a sinistra del Partito più forte e che urla al tradimento (cominciarono contro Togliatti parlando di Resistenza tradita) e di spostamenti a destra.

Sono stati sconfitti dalla storia ed oggi ricicciano approfittando di un momento di confusione politico-culturale molto forte dettata dai tempi che producono rapidi mutamenti.

Mi voglio invece soffermare a rispondere ai rappresentanti della minoranza dem che si sono immeritatamente autoproclamati l’unica sinistra dentro il PD.

La storia degli ultimi anni dimostra inequivocabilmente che la sinistra che ha fatto la destra è stata quella della ditta, dei Bersani e dei D’Alema padrini dei Cuperlo, degli Speranza, dei Gotor e corifei vari.

Sono stati loro per anni ad essere subalterni al neoliberismo europeo, ad accettare la folle linea della austerità voluta dai tedeschi, a reagire alla grande crisi scoppiata nel 2008 accettando il mantra dei soli equilibri di bilancio (contrariamente a quanto fatto dai Democratici americani).

E sono stati loro per anni, in tema di diritti civili, ad essere subalterni alla gerarchia cattolica e a non essere capaci di uno scatto autonomo della Politica se non con quel pasticcio indigeribile che erano i DICO o i PACS.

Ed è stato Pierluigi Bersani da segretario non rimpianto del PD che ci portò alla grande coalizione con Berlusconi senza una linea autonoma e forte accettando misure sbagliate come il pareggio di bilancio in Costituzione o le leggi Fornero.

Accettandole e facendole votare ai gruppi Parlamentari senza discussione alcuna e senza alcun passaggio negli organismi democratici di direzione nazionale (e queste decisioni furono prese in quegli organismi informali chiamati caminetti e composti dai soliti big autoproclamatosi tali).

E questo fino a quando gli elettori del centrosinistra, che probabilmente ne avevano piene le palle, li hanno spazzati via facendo vincere Matteo Renzi, un giovane provinciale di Rignano a Firenze, con oltre il 67% dei voti.

E questo giovanotto fiorentino un po’ sbruffone e con la faccia tosta, insieme a molti altri giovani trenta/quarantenni, ha fatto più cose di sinistra di quante ne abbiano fatte quelli che erano gli eredi del vecchio PCI.

Avrà sicuramente in questi due anni fatto degli errori ma dal punto di vista ideale e dal punto di vista pratico la cifra del suo governo è sicuramente una cifra che a me, uomo di sinistra e con una storia personale definita, convince e mi fa essere un sostenitore di Renzi e del suo governo.

Innanzitutto essere di sinistra, progressisti e democratici vuol dire contrastare in Europa la linea della austerità ordoliberista finora egemone e significa avere il coraggio, sempre in Europa, di battersi per una linea di accoglienza e di solidarietà verso il dramma epocale dei profughi che scappano sempre più dalle sofferenze provocate dalle troppe guerre ai nostri confini meridionali.

E contrariamente a Bersani ed alla vecchia ditta, Matteo Renzi su entrambe queste questioni ha avuto una linea chiara e netta non tirandosi indietro dal fare polemiche anche aspre con la politica e la tecnocrazia europea (dovendosi sorbire anche i rimproveri della minoranza dem che lo ha perfino accusato di alzare troppo i toni contro una Europa senza più anima, roba da matti!).

Il PD con la sua vittoria del 2014 e la sua forza dentro il Parlamento europeo è stato certamente una garanzia ed una copertura politica che ha permesso a Mario Draghi maggiore autonomia dalla Banca centrale tedesca rispetto al periodo di Barroso in cui i conservatori dominavano in Parlamento ed in Commissione.

Ed in Europa la battaglia per l’allentamento selettivo dei vincoli del fiscal compact e per una politica economica che rilanci la crescita e gli investimenti è stata fatta da Renzi e Padoan fino in fondo ottenendo i primi risultati e trascinando su questa posizione un PSE fino ad allora balbettante ed incerto (subalterno anch’esso alla egemonia culturale liberista).

E senza questa battaglia, che non è certo finita, le trappole sull’IVA disseminate dai governo Monti e Letta (sotto dettatura di Barroso e della Troika) avrebbero comportato un salasso nelle tasche degli italiani di oltre 30 miliardi (la maggiore flessibilità ottenuta in gran parte è servita infatti per evitare l’aumento dell’IVA del 2% e adesso si tratta di disinnescare il 2017).

E’ o non è questa una battaglia di sinistra che ci deve rendere tutti orgogliosi di appartenere a questo Partito?

E non deve renderci orgogliosi anche il fatto di far parte di un Partito che, sfidando l’opinione comune aizzata dai razzismi e dai populismi di vario genere, tiene la barra ferma sui temi dei profughi non rinunciando a salvare vite umane e spingendo in Europa affinché tutti facciano la loro parte e presentando un “Migration act” apprezzato da moltissimi ma che stenta a decollare per le solite timidezze ed incrostazioni burocratiche tipiche di questa UE.

E dove erano i sinistri Bersani e Cuperlo quando le destre razziste protestavano perché Renzi spendeva soldi pubblici per estrarre dal mare i corpi di 700 profughi al largo della Sicilia in modo di dare loro dignitosa sepoltura?

E’ o non è tutto ciò conforme a quelli che sono stati gli ideali che quelli della mia generazione hanno coltivato quando erano giovani? Sono o non sono posizioni politiche fortemente progressiste, nette chiare, senza tentennamenti (altro che il partito del “pochino” di bersaniana memoria, ricordate il pietire, mentre Monti ci prendeva a schiaffoni, “un pochino in più di lavoro, un pochino in più di eguaglianza”?).

Basterebbe questo per definire Renzi e l’attuale PD un Partito di sinistra (una sinistra contemporanea di un epoca completamente diversa da quarant’anni fa).

Ma poi ci sono tante scelte concrete di governo.

Inoppugnabilmente di sinistra e che fanno parte di una scelta strategica chiara.

Porto ad esempio simbolico due provvedimenti legislativi che nessun governo di centrosinistra del passato era riuscito a far approvare.

Parlo della legge sulle Unioni civili che Renzi ha fortemente voluto e che ha difeso rispetto alle proteste della gerarchia cattolica, lui cattolico e scout, dicendo una cosa che mai nessun esponente della vecchia sinistra si sarebbe permesso di dire e cioè che un Presidente del Consiglio ha giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo.

E parlo della legge che combatte il caporalato, nuova forma di schiavismo, approvata di recente dal Senato e che mai era stata considerata come prioritaria da quelli che oggi chiedono a Renzi di essere più di sinistra.

Ma in questi due anni altre leggi sono state approvate e sono leggi che solo una forza di sinistra poteva approvare come ad esempio: l’estensione della Cassa integrazione alle imprese sotto i 15 dipendenti e l’approvazione di uno Statuto dei lavoratori autonomi con un occhio particolare al mondo delle Partita IVA cui vengono riconosciuti per la prima volta diritti esigibili, o la decontribuzione volta a far costare di meno il lavoro a tempo indeterminato, o la legge per il contrasto alla povertà con una serie di misure a sostegno di chi, per vari motivi, si trova oggi in difficoltà e soprattutto per le famiglie con minori, o la legge sul “dopo di noi” per assicurare un futuro alle persone con disabilità aumentando contemporaneamente il budget del fondo per la non autosufficienza.

Ed è di sinistra, con un occhio attento al lavoro, l’impegno pancia a terra, con una task force di altissimo livello, per risolvere le tante crisi aziendali conseguendo risultati importantissimi

Trascuro tantissimi provvedimenti (quelli contro la corruzione li troverete in questo articolo:Il governo Renzi sarà ricordato come il governo che ha fatto di più contro la corruzione) ma io ritengo di sinistra anche i due provvedimenti più discussi e contestati dalla minoranza dem e cioè il jobs act e la buona scuola.

Solo a chi aveva del mercato del lavoro prima del jobs act una visione idilliaca dove tutti indifferentemente godevano dei diritti previsti dallo Statuto possono considerare questa legge sul mercato del lavoro una legge che comprime i diritti.

Erano decenni invece che sul mercato del lavoro italiano trionfava la precarietà selvaggia ed i contratti a tempo indeterminato non venivano più stipulati.

E’ evidente, lo so io come lo sa Renzi, che non basta una legge di regolazione del mercato del lavoro per recuperare tutti quei posti di lavoro che la crisi globale dal 2008 in poi ha bruciato e per fare questo serve certamente che la battaglia in Europa del governo italiano contro l’austerità e per la crescita vinca e si affermi come nuovo pensiero dominante. E se non avverrà ogni sforzo sarà vano.

Ma è un dato che in Italia sono aumentati i contratti a tempo indeterminato, quasi 600.000 in più, ed è la prima volta che avviene da tanti anni e significa non meno diritti ma diritti in più (ad accendere un mutuo, ai contributi pensionistici, alle ferie, alla malattia, alla maternità o paternità) per centinaia di migliaia di persone in carne ed ossa.

Poco? Certo che è ancora poco ma non siamo più con il segno meno.

Sulla buona scuola è possibile che qualche errore sia stato fatto (anche se io credo fortemente che le reazioni incomprensibili di parte della classe insegnante sia dovuta essenzialmente ad un corporativismo egoistico e ad un non volersi mai mettere in discussione sentendosi gli unici detentori del sapere).

Ma non c’è dubbio che dopo i tagli selvaggi della Gelmini ed i non interventi riparatori dei governi di centrosinistra con il governo Renzi è la prima volta che c’è una forte espansione della spesa per la scuola pubblica.

Si può certo discutere di alcuni punti della riforma ma l’assunzione, in meno di due anni, di 180.000 insegnati a tempo indeterminato, l’assunzione di 10.000 ATA, gli addetti alle segreterie scolastiche, l’aumento dei fondi per la formazione degli insegnanti, quelli per l’edilizia scolastica, sono misure rivoluzionarie che invertono drasticamente un trend che tendeva ad impoverire la scuola pubblica. Ed una sinistra seria fa questo.

Si può fare di più? Si può sempre fare di più!!!!

Non può chiederlo però quella classe dirigente della ditta che negli ultimi 25 anni, oltre a regalarci l’egemonia berlusconiana, non è riuscita a fare granché quando è stata al governo (il risanamento dei conti di cui spesso ci vantiamo è stata certo una cosa positiva ma solo con il risanamento dei conti e senza riforme siamo stati dentro un orizzonte subalterno al pensiero dominante).

E non si può pretendere che in due anni un governo che vive sui rapporti di forza parlamentari, soprattutto al Senato, scaturiti dalla sconfitta bersaniana, non si può pretendere che faccia tutto quello che la vecchia sinistra non è riuscita a fare in 25 anni e più.

La minoranza dem la smettesse di giocare di rimessa con l’unico obiettivo di reimpossessarsi della stanza dei bottoni. Sono, senza offesa e in termini tecnici e scientifici, dei parassiti. Perché i parassiti sono quegli organismi che vivono bene e crescono dentro un organismo più grande. Fuori da quell’organismo muoiono e finiscono il loro ciclo di vita.

Non riescono neanche ad essere delle mosche cocchiere, quelle mosche cioè attaccate alla criniera del cavalo e che si illudono di essere loro a guidare la corsa. Non ci riescono perché per farlo dovrebbero riconoscere che Renzi ha fatto molte cose di sinistra ed a loro questo fa fatica riconoscerlo perché lo vogliono solamente annientare. Problemi loro.

Che Renzi riesca o non riesca nella sua impresa l’unica cosa certa però è che per questa gente non ci sarà più spazio. Loro lo sanno ma si comportano come Sansone che disse la famosa frase “muoia Sansone con tutti i filistei” trascinando nella sua morte anche i suoi nemici.

Post scriptum:

Qualcuno a questo punto potrebbe dire: “e il combinato disposto Italicum-Riforma Costituzionale non è di destra?”

Ed allora io, esausto, gli rispondo con le parole di un uomo di sinistra, il sociologo Franco Cassano, non sospettabile certo di renzismo che in una intervista ha risposto in questa maniera a chi gli rimproverava di aver votato la fiducia all’Italicum:

C’è una ragione per me ancora più rilevante che nasce dalla convinzione che i mutamenti dello scenario internazionale nell’epoca della globalizzazione impongano un passaggio nella direzione suggerita dall’Italicum.

Tutti i maggiori studiosi, in prima fila quelli più radicali e di sinistra, sottolineano come oggi lo Stato nazionale e quindi la sede privilegiata delle decisioni politiche si sia drasticamente indebolito e sia stato scavalcato continuamente dal prepotere del capitale finanziario, dei grandi interessi transnazionali dalle multinazionali fino alla burocrazia di Bruxelles.

In un quadro come questo una politica debole, paralizzata da mille spinte centrifughe e dalla rincorsa a continue mediazioni, incapace di decidere, lascia spazi immensi all’iniziativa di soggetti, come quelli che ricordavo, che non rispondono a nessun mandato democratico. Pertanto ogni passo che va nella direzione di aumentare la capacità di decisione politica del sistema non è un attacco alla democrazia, ma esattamente l’opposto, lo strumento per far entrare nel mondo dei decisori globali anche le decisioni prese dallo Stato. E devo dire che trovo strano che la sinistra del Pd, anche dimenticando una parte della propria storia, non sembri sensibile a questo argomento, che per me è cruciale, e abbia deciso di andare ad uno scontro quando aveva ottenuto notevoli miglioramenti del provvedimento”.

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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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