L’offensiva contro Italia Viva si è rivelata un disastro
Cronaca di una debacle
Avevamo parlato qualche mese fa del tentativo di uccidere sul nascere Italia Viva. La Leopolda paragonata al Papeete, il flop di partecipazione.
Niente di tutto questo è avvenuto ma tutto il contrario. Un boom di partecipanti ed un clima entusiastico.
E gli annunci e le cronache dell’Annunziata e di De Angelis derubricate a livello di fake news. Perché Italia Viva è destinata a crescere
Il caso Open
Ma il 23 novembre con una spettacolare operazione giudiziaria si è avviata inchiesta senza reato e senza indagati per colpire una delle poche fondazioni politiche trasparenti ed in regola. In una galassia che qualche cosa da nascondere l’aveva visto che Pd e Leu (e non Italia Viva) presentarono un ddl per chiedere una sanatoria in materia.
Ma i fatti e le regole sembravano interessare poco a certo giornalismo e a tanti conduttori di talk show che videro l’occasione per azzannare la preda Renzi.
Alcuni di questi si sono immediatamente scusati altri hanno perseguito imperterriti il loro fine e si sono sdegnati quando qualcuno sui social ha violato la loro privacy, vantando la intangibilità di questo diritto, per loro, mentre per un politico non esisterebbe.
Questa offensiva è stata manna per il Pd zingarettiano che invece di difendere la dignità della politica ha solidarizzato con Formigli.
E si capisce così come certa politica non brilli di luce propria ma richiede il sostegno di certa stampa per sopravvivere.
La prescrizione e Bonafede
Esaurita con qualche ammaccatura, certo, questa fase, è iniziata quella di colpire come atto eversivo sul governo qualsiasi proposta politica avanzasse Italia Viva.
E così sulla prescrizione è iniziata una nuova puntata del serial.
“Renzi fa tutto questo per avere visibilità, il mantra”.
Provvedendo ad oscurare da un lato che vi erano stati cinque giorni di sciopero degli avvocati accanto a cui si erano schierati oltre Italia Viva anche +Europa e Calenda.
Nessun attacco, invece, a Bonafede che aveva promesso entro l’anno di “prorogatio” dell’abolizione della prescrizione di presentare il disegno di legge di riforma del processo penale per accorciare i tempi del processo. Una riforma epocale aveva annunciato a luglio.
Invece, niente di niente. E per blindarlo i cinque stelle lo hanno nominato capo della delegazione governativa.
Al contrario, invece, l’attacco sistematico contro Italia Viva ha visto schierare man mano sulle sue posizioni non solo i legali ma anche i vertici della Procura Generale, della Cassazione e della Corte Costituzionale e del Csm.
Una disfatta per Bonafede e le sue norme incostituzionali che ha rilanciato in piazza senza che nessuno nel Pd abbia avuto l’ardire di contraddirlo. O ricordargli la fine ingloriosa del suo “spazzacorrotti” al controllo costituzionale.
La rappresentanza parlamentare
Ed ancora per portare avanti l’offensiva antirenziana il messaggio è stato quello di minacciarne l’irrilevanza parlamentare.
Paventando la fuga di parlamentari di Italia Viva, insofferenti alla linea che Renzi portava avanti, a dire del Pd sul Messaggero. Ma anche questa messinscena bettiniana è stata sostituita da una realtà che ha visto accrescere di due parlamentari la rappresentanza di Italia Viva.
Ed allora l’ulteriore mossa del duo Conte Bettini è stata quella di accreditare una pattuglia di responsabili pronti sostenere il governo in caso di disimpegno di Italia Viva dalla maggioranza parlamentare.
E qui ulteriori sconquassi nell’ambito del centro sinistra, dove Cuperlo e Pisapia hanno rigettato questa ipotesi, peraltro tutta da dimostrare, con aggettivi che richiamavano lo scilipotismo e l’opportunismo da voltagabbana del premier.
Sondaggi e dintorni
Arriva così l’arma finale, quella della irrilevanza di Italia Viva, come riferita dai sondaggi.
“Cosa volete, l’argomento, se non contate più del 3%?”. E qui il bombardamento dei sondaggisti di Cartabianca, quelli di Repubblica e del gruppo Cairo a sostegno.
Si sa qual è il valore di Cartabianca in materia che dava vincente la coalizione di centrosinistra in Umbria, come l’interesse di Cairo ad evitare che possa affermarsi e consolidarsi una formazione di centro.
E così Ixé di Cartabianca fa precipitare al 3% Italia Viva, Demos di Repubblica al 3,9%, Demopolis al 4%.
Dati che, però, vengono contraddetti da Euromedia della Ghisleri, Emg di Masia e da Termometro politico che la danno al 5%.
E se guardiamo ai sondaggi relativi al confronto tra le ragioni di Conte e Renzi, mentre il primo raccoglie poco più che la somma della sua coalizione a sostegno (attorno al 36%), Renzi incontra il favore del 16% dell’elettorato quadruplicando il suo peso elettorale rispetto ai sondaggi. Tutto questo significa che la posizione di Renzi è largamente attrattiva rispetto all’elettorato di centro moderato. E quindi anche l’offensiva sui sondaggi ci consegna una immagine profondamente diversa da quella che i media e gli avversari di Italia Viva vorrebbero rappresentare
Indicatori di seguito e di interesse sulla Tv
Un ulteriore indicatore lo dà il seguito sui talk show di Renzi ed Italia Viva nelle ultime settimane.
E citiamo qui la serata del 14 febbraio, quando a “Dritto e rovescio” è andato Renzi.
In quella occasione lo share della trasmissione è balzato al 6,2%. Mentre invece in contemporanea Piazza Pulita scendeva al 4,8%.
Ed ancora più eclatante quello che è successo mercoledì a Porta a Porta, dove la presenza di Renzi ha fatto schizzare lo share della trasmissione al 13,1%, rispetto all’8,5% della sera prima.
In assoluto quattrocentomila telespettatori in più.
Conclusione
Non vogliamo certo valutare qui il peso politico e la consistenza elettorale effettiva di Italia Viva.
Troppe variabili da considerare separano un sondaggio da una effettiva elezione, tra cui la presentazione delle liste e dei candidati di cui Italia Viva non ha finora goduto in Emilia ed in Calabria.
E però cercare di rappresentarla come marginale nel dibattito politico o nel seguito è una operazione che si è rivelata fallimentare.
Italia Viva dimostra di avere una consistenza politica ed organizzativa importante.
Non è un semplice movimento di opinione, come quello di Calenda, che è del tutto assente nella battaglia parlamentare.
Ha ormai una solidità d’impianto che si è retta prevalentemente sui social, ma che si sta radicando nel territorio.
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Enzo Pino
Pensionato, commentatore politico per diletto. Collabora con diverse riviste on line. Già responsabile del Centro Studi Ricerche e Fomazione Cgil Sicilia.
www.facebook.com/pino.vincenzoArticoli correlati da tag
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