Perché ci vuole ben altro

Il renzifobismo fondamentalista verrà studiato come la causa principale dell’estinzione dell’homo intellectualis erectus di origine pre-renziana

Letto 5384
Perché ci vuole ben altro

Negli ultimi tempi, i più colpiti dal renzifobismo fondamentalista,categoria dello spirito molto in voga tra le minoranze vocianti dello Strapaese, appartengono a quella élite sociale ed economica che va sotto l’etichetta di intellettuale di sinistra, dove per intellettuale si intende la Cassandra inascoltata, il cantore delle sciagure che il demone Aeshma abbatterà su noi; e per di sinistra, lo stare comodamente seduto su una poltrona in uno studio TV, ad autopromuovere la propria opera omnia.

Non c’è giorno in cui uno di questi esemplari non intervenga in modo severo per rimproverare al Premier e ai Ministri una qualche indicibile nefandezza. Di alcuni abbiamo già detto la scorsa settimana. Alla lista possiamo aggiungere lo scrittore Stefano Benni, che rimprovera la mancanza di fondi alla cultura e alla replica del Ministro che gli fa notare, conti alla mano, che è esattamente il contrario, risponde: sì, ma non avete finanziato gli spettacolini dei miei amici.

Dario Fo che si autoproclama unico depositario della vera essenza della sinistra, e rimprovera i colleghi di non apprezzare abbastanza il Karl Marx del web, quel Beppe Grillo estimatore dei noti esponenti di sinistra Orbán e Farage.

Gabriele Muccino che, dopo avere deturpato una decina di infrastrutture cittadine con la moda dei lucchetti, ora si scopre ecologista impegnato, e rimprovera agli esponenti del Governo di rovinare il paesaggio con la loro presenza.

Andrea Scanzi che ci comunica, un giorno sì e l’altro pure, che non voterà mai PD perché, quando era piccolo, uno del PD lo ha fatto cadere dal seggiolone.

Eugenio Scalfari, ribattezzato il Papa laico, che conclude il sermone domenicale con le lista delle ignobili azioni renziane, che irretiscono gli animi nobili di un popolo ormai incapace di intendere e di volere.

Adriano Celentano, ormai Papa spodestato, che afferma di amare più l’altro Matteo (Salvini, ndr) perché gli dà fastidio la puzza degli zingari.

Massimo Giannini che giustifica il calo di ascolti nei talk show, incolpando i politici presenti in studio, che lui stesso invita, e gli argomenti trattati, che lui stesso propone.

Soccorso da Carlo Freccero che, ormai da mezzo secolo, critica la TV, stando in TV, dirigendo la TV, lavorando per la TV, senza mai essere sfiorato dal sospetto che il declino della TV forse dipende anche dalla sua onnipresenza.

So già che qualcuno mi farà notare che alcuni dei nomi citati non solo non sono di sinistra, ma si fatica pure a considerarli intellettuali. Chiedo venia, ma se metto tutto in uno stesso calderone è perché gli effetti del renzifobismo li rende molto simili, quasi interscambiabili. Ciò non è grave di per sé, ma risulta estremamente fastidioso per chi malauguratamente si trova ad udire le loro elucubrazioni cerebrali (meglio note come pippe mentali), senza contare il rischio di scambiarli per i cloni di Daniela Santanchè.

I fondamentalisti renzifobici erigono tutte le loro certezze sul concetto che Renzi non è di sinistra, o meglio, è di destra. Uno studioso serio affermerebbe che si potrebbero scrivere interi volumi sui concetti di destra e sinistra, senza venirne a capo. Il cantastorie Giorgio Gaber se la cavò con una bella canzone e il risultato fu sicuramente più efficace. I nostri intellettuali, con l’arrivo di Renzi al governo, hanno ritrovato lo smalto, un po’ appannato dal ventennio berlusconiano, ed hanno risolto l’annosa questione: la vera sinistra, per essere tale, deve essere sinonimo di benaltrismo.

Il ben altro ormai è il Santo Graal della sinistra impegnata. Nessuno sa cos’è e a cosa serva, ma tutti lo cercano e lo evocano. Corollario indispensabile del benaltrismo, poi, è la convegnistica, dove l’intellettuale ed il politico di sinistra danno il meglio di loro stessi. Esponendo le loro teorie, e dilettando gli astanti con tutti i dubbi, le idiosincrasie e i risentimenti di chi è impedito dal poter fare ben altro. Dichiarandosi pronti anche al sacrificio supremo: far governare la destra, mentre loro si impegnano alla ricerca di ben altro.

E se proprio l’armiamoci e partite diventa impossibile, dal momento che, a loro insaputa, è proprio un leader della sinistra europea che sta governando il Paese, rimane sempre la possibilità di potersi rifugiare su una comoda poltrona, in un salotto televisivo, dove l’intellettuale di sinistra, spalleggiato da un conduttore fintamente obiettivo e super partes, dirà le stesse cose del popolino qualunquista e reazionario, abbellendo il tutto con l’uso corretto del congiuntivo e qualche perifrasi ben studiata, e godendosi il plauso di Gasparri e della Meloni, che non sono di sinistra, tanto meno sanno cos’è l’intelletto, ma in un salotto TV fanno sempre la loro bella figura.

In fondo, la recriminazione di Giannini, offeso ed imbronciato perché qualcuno ha usato dubitare delle sue qualità di conduttore TV e giornalista impegnato, catastrofista ed autoreferenziale quanto basta per potersi definire di sinistra, è quella che suscita la maggiore ilarità.

Affermare che la crisi di ascolti dei programmi di approfondimento politico è proprio nel formato - noioso e scontato – significa sostanzialmente dare ragione a Renzi. Non c’è niente di più lontano dalla realtà e di estremamente fastidioso, infatti, ascoltare un gruppo eterogeneo di intellettuali e politici male assortiti, che litigano su tutto e propongono ben altro su qualsiasi questione, quasi sempre senza avere la minima contezza del problema.

Nulla di nuovo viaggia nell’etere, direbbe qualcuno. Cambiano governi e premier, ma loro sono sempre lì imperturbabili e inalienabili, come sapeva bene Woody Allen: A Los Angeles non buttano via l’immondizia. La rovesciano direttamente nei talk-show televisivi. Una battuta certo, ma con un fondo di verità, e non solo a Los Angeles.

Tutto mentre il popolo bue, sfanga la quotidianità, tra una replica di Rambo, il derby Roma-Lazio, e l’assillo di dove deve gettare il talk-show quotidiano, ora che è obbligatoria la differenziata.

Altri intellettuali, a breve, si impegneranno a studiare gli effetti nefasti del renzifobismo su menti che un tempo furono innovative e brillanti, per scoprire che l’estinzione dell’homo intellectualis erectus non fu dovuta tanto all’avvento di Matteo Renzi, quanto al non aver capito che ci voleva ben altro per metterlo in difficoltà.

091 Dati social all'8 febbraio 2016


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Bianca La Rocca

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Aggiornato al 31 marzo 2018

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