Le falsità ideologiche della Urbinati, Partito di Repubblica
Enzo Puro bacchetta ancora il Partito di Repubblica ed i suoi intellettuali di punta. Se volete sapere perché la sinistra in Italia anche quando ha vinto non è mai riuscita ad avviare nel nostro paese un vero e duraturo ciclo riformista leggetevi il saggio della professoressa Urbinati. In esso esposti dottamente ci sono proprio quella supponenza ideologica che ci ha inimicato l’80% e più del popolo italiano (ed infatti i Ds nell’ultima fase erano precipitati al 16%)
Avevo una profonda stima intellettuale verso Nadia Urbinati una sociologa-politologa appartenente al think tank del gruppo De Benedetti. Devo dire che questa stima ultimamente è molto calata soprattutto dopo aver letto alcune polemiche politiche spicciole che la professoressa Urbinati ha innescato e che dimostrano ancora una volta che i grandi pensatori (figuriamoci la Urbinati che non lo è, non è per intenderci un Norberto Bobbio) riescono a darci degli strumenti teorici per orientarsi nella interpretazione della realtà, ma poi non sempre ci azzeccano nella loro analisi e proposta politica più contingente (lo dimostrano tra l’altro altri due grandi pensatori che al livello di analisi sono molto interessanti e innovativi ma che poi a mio avviso svisano grandemente quando si occupano del che fare politico e mi riferisco a Tony Negri e Marco Revelli).
In un saggio breve pubblicato sulla rivista Left e rilanciato dal suo blog sull’Huffington la Urbinati si imbarca inizialmente in una risposta incomprensibile a Giuseppe Vacca, Presidente dell’istituto Gramsci, che aveva recentemente sostenuto che ”il Partito della Nazione è il destino fisiologico di ogni partito che aspiri al governo”.
Risponderà Beppe Vacca, se lo ritiene utile, alle argomentazioni un po’ oscure della Urbinati.
Quello che a me interessa invece smontare è la seconda parte dell’articolo che è poi il vero motivo per cui esso è stato scritto e cioè dimostrare la lontananza di Matteo Renzi dal pensiero della sinistra ed anche dell’Ulivo (quel pensiero tra l’altro, mi permetto di dire, che portò a sconfitte catastrofiche sia elettorali sia politiche e che avevano ridotto i Democratici di Sinistra a rappresentare appena il 16% dell’elettorato votante).
E la debolezza della tesi della professoressa è evidente già dal primo rigo in cui passa dall’analisi teorica a quella più pratica. Questo l’attacco:
“La politica fiscale difesa da Renzi si regge come sappiamo sulla proposta di tagliare la tassa sulla casa. La promessa di abolire la tassa sulla prima casa va contro quanto da tempo sostengono a gran voce tutti i grandi organismi internazionali favorevoli ad un taglio delle imposte, ma quelle sul lavoro, non sul patrimonio.
Ridurre le tasse sul lavoro significa ridurre il cuneo fiscale questa fu la politica del governo Prodi, interpretando a tutti gli effetti la visione di un partito di centro-sinistra: la politica fiscale di quella stagione di centro-sinistra doveva mirare a favorire i consumi e incentivare gli investimenti delle aziende”.
In queste poche frasi ci sono delle falsità evidenti basate sulla caricaturizzazione delle posizioni del governo Renzi.
Innanzitutto non è vero che la politica fiscale si basi sulla proposta di tagliare la tassa sulla casa.
A me sembra invece che la politica fiscale del governo si basi su ben altro e cioè proprio su ciò che la Urbinati descrive come qualcosa messa in campo da Prodi. Mi riferisco all’abbattimento del cuneo fiscale già effettuato dal governo Renzi e destinato tutto alle tasche dei lavoratori, quei circa 1000 euro l’anno (80 euro al mese) che ormai autorevoli centri studi indipendenti danno come una delle cause della ripresa dei consumi e dei primi segnali di ripresa (Prodi provò a fare una cosa simile ma non ebbe effetto perché invece di fare una scelta netta per le tasche dei lavoratori scelse un compromesso, tipico dei governi non decidenti dell’ULIVO, dividendo equamente la posta tra imprese e lavoratori e non portando beneficio né ai lavoratori né alle imprese né al rilancio dei consumi).
E d’altronde che la politica fiscale del governo non abbia al centro l’abolizione della tassa sulla prima casa lo dimostrano lo sbilancio delle cifre, per l’abbattimento del cuneo fiscale sono stati stanziati e resi strutturali circa 10 miliardi l’anno mentre l’abbattimento delle tasse sulla prima casa avrà un costo molto più limitato di circa 3 miliardi di euro.
Basterebbe solo questa argomentazione per dimostrare l’infondatezza di quanto affermato dalla professoressa e del suo essere vittima di una forte ideologizzazione anti-renziana, tipica del think tank di Repubblica.
E stanno a dimostrare la falsità dell’assunto iniziale anche le politiche decontributive che, introdotte nella passata legge di stabilità, stanno raggiungendo l’obiettivo di far costare meno il lavoro a tempo indeterminato.
Queste due misure non promesse ma già realizzate mirano a “favorire i consumi e incentivare gli investimenti delle aziende” proprio come ritiene necessario la Urbinati che però fa finta di non accorgersene.
E Renzi ha annunciato un percorso che nel 2017 affronterà ancora più a fondo il tema del costo del lavoro prima di affrontare nel 2018 il tema dei temi e cioè la revisioni degli scaglioni delle aliquote Irpef.
Il 2016 sarà un anno di passaggio. Ed è singolare che alla professoressa Urbinati sfuggano i motivi. Il governo e la coppia Renzi-Padoan puntano al fatto che i segnali di ripresa economica ormai evidenti si rafforzino nel corso dell’anno prossimo grazie anche ad una legge di stabilità espansiva e che punta ad utilizzare tutti i margini di flessibilità possibili ottenuti in modifica di quel fiscal compact che fu approvato senza discussione alcuna (compreso il pareggio di bilancio in Costituzione) dal PD allora diretto da quelli che oggi fanno le pulci al PD ed al Governo di Matteo Renzi.
E solo con una ripresa solida, con un aumento serio del PIL si potrà attuare una politica fiscale del tipo di quella annunciata per il 2017 e per il 2018 senza fare, per abbassare le tasse, macelleria sociale.
Nel 2016 l’abolizione della tassa sulla prima casa avrà una incidenza minima (dicevamo appena 3 o 4 miliardi) in attesa della ripresa solida che il governo si aspetta per gli anni successivi. Ma avrà una forte incidenza simbolica. Perché la tassa sulla prima casa è stata oggetto negli ultimi anni di un balletto indegno (a cui ha preso parte anche il centrosinistra) in cui è stata tolta poi rimessa poi ancora tolta e poi rimessa con un altro nome, e l’effetto è stato che i cittadini italiani proprietari della casa dove vivono si sono sentiti presi fortemente in giro. E l’incidenza simbolica sta proprio nel messaggio che si lancia ai cittadini, basta, il balletto è finito.
Sconcertanti sono poi le conclusioni politiche a cui giunge la Urbinati riferendosi ad una analisi abborracciata fatta da un giornalista di Repubblica (fanno tutto tra di loro, se la cantano e se la suonano in casa, costruiscono i feticci e poi gli danno fuoco)
“La scelta di favorire la casa invece del lavoro è una scelta ideologica in tre sensi:
1) mostra che il Pd intende preoccuparsi di una certa fascia di cittadini (proporzionalmente i più abbienti) contro un'altra (proporzionalmente i meno abbienti);
2) essendo le proprietà più rintracciabile dei redditi, il Pd, rinunciando a tassarla, apre a un'implicita non-belligeranza con l'evasione fiscale;
3) il Pd mostra di non volersi spendere a favore di una fascia sociale che è stata per tradizione il pilastro della sinistra: coloro che hanno meno e che non hanno rendita ma solo forza lavoro.”
Sono 3 assunti indimostrabili e falsi, essi sì rigonfi di ideologismo da strapazzo.
Gli 80 euro, la decontribuzione, il bonus bebè, le politiche contro la povertà previste nella prossima legge, l’allargamento della cassa integrazione per le aziende tra i 5 ed i 15 dipendenti, (e mi fermo qui) assommano ad una cifra enormemente superiore a quella prevista per l’abolizione della tassa sulla casa.
E basterebbe solo questo a smontare quanto dice la Urbinati e a dimostrare la fallacia ideologica della sua analisi.
Ma la Urbinati insiste ancora con altre affermazioni completamente fasulle e con domande retoriche ridicole:
“La sua politica fiscale è a tutti gli effetti una politica che potrebbe essere fatta da un partito di Destra: favorire i più ricchi e dare meno filo da torcere agli evasori. Perché? Perché Renzi mette l'obiettivo della detassazione della casa prima della politica fiscale sul costo del lavoro? Perché imita il governo Berlusconi invece del governo Prodi?”
E tutto questo perché ha deciso di destinare appena 3 o 4 miliardi di euro alla abolizione della tassa sulla prima casa.
Non è vero che l’abolizione della tassa sulla prima casa favorisce i più ricchi.
La Urbinati inquadra i possessori di prima casa tra gli ultra ricchi per cui’ l’85% delle famiglie italiane rientrerebbero in questa categoria. Sinceramente raggelante!!!!
Ed ho dimostrato sopra che non è vero che Renzi ha messo “l'obiettivo della detassazione della casa prima della politica fiscale sul costo del lavoro”.
A me pare sinceramente assurdo ed anche ridicolo affermare che la tassazione anche della prima casa sia "l'unico tentativo di riequilibrare i divari di ricchezza" nella nostra società come riporta la Urbinati citando un articolo di Repubblica (fanno tutto tra di loro, ripeto).
I ricchi veri di case ne posseggono molto più di una e in questo campo la giustizia sociale significa tassare i grandi patrimoni immobiliari la cui tassazione non viene certo toccata.
Sentite poi dove si inerpica la retorica ideologica di questa professoressa, qui si raggiungono vette altissime:
“Dal canto suo, il Pd vuole invece conquistare i voti della più larga maggioranza possibile. E infatti, l'80 per cento degli italiani possiede una casa mentre il 20 per cento non la possiede. La vocazione maggioritaria spiega la politica fiscale del Pd di Renzi, il quale è convinto (con fondate ragioni) di vincere in questo modo le elezioni, tenuto anche conto che alle elezioni ci si andrà con l'Italicum.”
Quindi secondo la Urbinati il PD dovrebbe colpire l’80% delle famiglie italiane. Grande strategia politica!!!!!
La chiudo qui.
Comunque se volete sapere perché la sinistra in Italia ha sempre perso è perché anche quando si è vinto non è mai riuscita ad avviare nel nostro paese un vero e duraturo ciclo riformista. Leggetevi il saggio della professoressa Urbinati, in esso esposta dottamente c’è proprio quella supponenza ideologica che ci ha inimicato l’80% e più del popolo italiano (ed infatti i Ds nell’ultima fase erano precipitati al 16%).
Dati social all'8 febbraio 2016
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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