Orgoglio e pregiudizi

Renzi, Grillo e il grande lettore

Letto 5560
Orgoglio e pregiudizi

Oggi per i sinceri democratici, per chi ha sempre lottato contro ogni pregiudizio, ci si sente come a Dallas. Non la soap opera. La città in cui, sempre a novembre, è stato ucciso John F. Kennedy. Non che Trump abbia mai auspicato una massiccia diffusione delle armi. Oppure minacciato di sparare per strada, certo di restare impunito. Anzi no. L’ha fatto.

Nel breve periodo contano anche le ripercussioni sugli equilibri di casa nostra. Fiutata l’aria dopo la vittoria di Trump, un leader politico italiano ha catturato il centro della scena. E’ l’ennesima conferma che il trasversalismo dei pentastellati pende sempre a destra. In tanti mesi Grillo si era limitato a un solo commento: “Trump è il meno peggio”, addirittura ad aprile. Nient’altro. Sei mesi di silenzio di pietra di tutto il M5S, ad eccezione di una preferenza del prode Di Battista per il candidato dei verdi, poi inghiottito dagli eventi. Appena proclamato il nuovo presidente degli Stati Uniti, Grillo invece esulta e vede analogie tra la linea politica di Trump, che non è nemmeno ben delineata, e quella dei Cinque Stelle. Grillo, dunque, batte cassa e tira - lui sì - la volata alla destra (copyright Bersani). Rinnovando il vaffa e dandogli la legittimazione internazionale che mancava. Chissà se adesso Bersani ripeterà che il “Il movimento Cinque Stelle è di centro”, come ha fatto qualche giorno fa alla RAI. D’altra parte il nuovo politologo Pierluigi Bersani, a botta calda, si è detto certo che Bernie Sanders, al posto di Hillary, avrebbe vinto. Possibile, ma proprio negli stati in cui si sono giocate molte sfide decisive - Florida, Georgia, Pennsylvania, South e North Carolina, Alabama, Ohio, ovviamente Texas - Sanders aveva rimediato sconfitte spesso con largo margine alle primarie. E per apprenderlo, a Bersani sarebbe bastato leggere. Solo leggere. Ecco, bastava Wikipedia.

Quella che si configura come un’onda nera (copyright Giuditta Pini) è più italiano cavalcarla dal centro, ma guardando a destra e dal leader di un partito con un ampio consenso. Salvini, per quanto ringalluzzito, potrà solo fare da alleato dei grillini, la loro ala dura. Punto d’incontro è l’uscita dall’euro. E Berlusconi, fermo perché fino al 2019 non può nemmeno sedere in Parlamento, rimarrebbe stretto in una morsa.

Contro l’onda nera, partita da tempo, a Matteo Renzi non si può certo rimproverare l’impegno. A tratti l’attività della sua maggioranza è stata addirittura frenetica. E il patrimonio riformista e di spinta all’economia del suo governo – che non è un monocolore - dovrebbe rendere orgoglioso tutto il Partito Democratico, bersaniani compresi. Che è la forza politica più matura del ventunesimo secolo. Renzi ha continuato a correre come un calciatore anglosassone vecchio stampo, di quelli infaticabili, che “corrono ma non guardano la strada”. E in nome di una visione anglosassone del senso delle istituzioni, ha messo in discussione la sua carriera politica. Ne ha diritto, è sua. Anche di questo si dovrebbe andare orgogliosi, anche al di là degli schieramenti. Se l’Italia fosse un paese normale. In un paese normale, un condannato per compravendita di senatori come Berlusconi avrebbe smesso l’indomani. E ci sarebbe stata una levata di scudi, anche da (presunti) paladini dell’onestà. Ora ce lo ritroviamo, seppur incandidabile, a parlare di riforme costituzionali. Come se Grillo parlasse della legge sull’omicidio stradale.

Letto 5560

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Ernesto Consolo

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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