Perché la Sinistra riformista ha ragione e Bersani ha torto. Due visioni purtroppo non più componibili, ahimè
Leggendo le motivazioni delle ultime esternazioni di Bersani spiego perché la frattura dentro il PD tra Sinistra riformista e minoranza dem non è ricomponibile. Il Silenzio assordante e gravissimo su Weber e Schauble. L’attacco all’amministrazione Obama. Le bugie ripetute sulla riforma e sull’Italicum
O so nvecchiato o me so fatto scemo
Io nun capisco er fatto come è messo,
Perché mo vonno derajà sto treno?
Li stessi che più vorte ner congresso
Dicevano con forza “innovazione!!”
Me li ritrovo (e manco poco spesso)
Che fanno voti a la conservazione.
(da una poesia in romanesco di R. Morassut)
Non credo più che la frattura tra una sinistra riformista largamente maggioritaria ed una minoranza dem conservatrice e confusa sia ormai più ricomponibile.
Da un lato abbiamo una maggioranza riformista che, pur tra qualche errore e qualche ingenuità, ha come solo obiettivo quello di tirare il paese fuori dalla crisi, far ripartire l’occupazione e la crescita, intervenire sulle disuguaglianze.
Dall’altro lato la minoranza dem, sempre più ristretta ormai a pochissimi leader (da tempo infatti la grande maggioranza di chi aveva votato Cuperlo offre un sostegno al governo Renzi dissociandosi dal cupio dissolvi bersaniano, pensate ai Martina, agli Orlando, alle Bellanova, ai De Vincenti, agli Orfini, ai Mauri, ai Damiano allo stesso sostegno critico di Enrico Rossi) dall’altro, dicevo, la minoranza invece coltiva solo l’obiettivo di indebolire Renzi ed usa una miscellanea di argomenti anche non coerenti tra di loro, cavalcando qualunque critica che viene fatta al premier.
Che questo sia l’atteggiamento di Bersani e compagnia lo si evince chiaramente da alcuni silenzi dei giorni passati.
Il silenzio più assordante è stato certamente quello che è seguito all’attacco furibondo contro Renzi svolto dal capogruppo dei Popolari Europei Weber e dal ministro delle finanze tedesco Schauble, due falchi neoliberisti custodi del totem dell’austerity. Attacco che prendeva di mira il vertice dei paesi euromediterranei che, sotto la spinta del nostro premier e di Tzipras ed in pieno accordo con Hollande, ha lanciato un attacco alle politiche neoliberiste dell’austerità, sinora seguite, e rilanciato le politiche della crescita e degli investimenti.
Ricapitoliamo: cosa c’è più di sinistra oggi in Europa della posizione espressa con forza ad Atene, e cosa è più coerente con quello che a sinistra nel PD si è sempre rivendicato? Mi sarei aspettato da persone come Bersani e Speranza e Cuperlo una dichiarazione in difesa della linea del premier. Invece silenzio. Assordante.
Sarebbe stato troppo riconoscere a Renzi quello che ormai tutti in Europa, amici e nemici, gli riconoscono e cioè di essere il più deciso sostenitore di una politica anti austerità. Invece hanno scelto il silenzio.
Hanno invece parlato, rispolverando quasi l’antico eskimo e lo slogan “Yankee go home”, quando l’amministrazione democratica e progressista americana si è prodigata in elogi al nostro premier ed ha sottolineato i pericoli per l’economia susseguenti ad una vittoria del No.
Quindi quando i neoliberisti europei attaccano furibondamente Renzi, Bersani e soci tacciono. Se i Democratici americani ed il loro Presidente elogiano Renzi si scatenano e addirittura Bersani in una intervista dice: “sono cose da non credere. Ma per chi ci prendono?”.
A volte, avendo avuto affetto in passato per Bersani (che ho votato), vorrei fare, raccogliendo il suggerimento di non ricordo chi, come il figlio del bellissimo film GOOD BY LENIN e costruire attorno a Bersy la realtà, a cui lui era abituato e che non esiste più, avendo paura che quando lo scoprirà il colpo sarà troppo forte!!!
Ma ormai è tutto così.
E’ sempre un più uno su tutto.
E questo gioco iniziò proprio sulla legge elettorale.
Lo denunciai QUI (La minoranza del Partito Democratico vuole pure na fetta de c--o?) già nel marzo del 2015 in uno dei miei primi articoli su questo blog.
E della minoranza dem (non la chiamo sinistra dem perché nel PD la sinistra riformista, quella che cambia le cose, è quella, plurale, che governa) io credo non ci si debba più fidare.
E una intervista di Bersani del 14 settembre sta a testimoniare lo stato di confusione e di pressapochismo che regna dentro questa minoranza
Mi fa impressione la richiesta che fa quando chiede un “luogo dove discutere”.
In un Partito il luogo dove discutere sono gli organismi Dirigenti.
E nel PD sono le Direzioni.
Capisco le difficoltà di Bersani a frequentare ed intervenire in questi organismi dirigenti dove è minoranza, ma che lui sia minoranza non lo ha deciso certo Renzi ma 4 milioni di elettori alle primarie che hanno dato il 67% al segretario premier (67% a cui va anche aggiunto il mio voto che non era stato per Renzi e quelli di tantissimi altri prima seguaci di Cuperlo e zio Bersy).
E capisco pure che Bersani quando chiede un luogo dove discutere pensa ai “caminetti” ristretti non eletti da nessuno che ai suoi tempi erano la camera di compensazioni tra le diverse aree (correnti) del PD.
Capisco tutto, ma se vuole un luogo dove discutere, intervenisse (non lo ha mai fatto) negli organismi dirigenti ed accettasse le decisioni che prendono quelle legittime assisi.
A meno che quando Bersani chiede maggiore discussione intende che si debba discutere fino a che la maggioranza non vota le posizioni della minoranza!!!!
Sempre nella stessa intervista, l’ex segretario smacchiatore di giaguari poi si lancia in una elaborazione teorica molto ardita anche se nel suo classico linguaggio pieno di finto buon senso.
"La semplificazione è la malattia, non la cura. Semplifica, semplifica e non sai quello che viene fuori. Vale per l'Italia e vale per il mondo, basta vedere quello che succede negli Stati uniti, nelle Filippine e in tanti altri paesi".
Sono esterrefatto. Cosa succede nelle Filippine? E negli Stati Uniti? Lo sa soltanto lui e soprattutto sa soltanto lui cosa c’entra questa roba oscura che accade negli Stati Uniti o nelle Filippine con la semplificazione.
Io so invece che in un mondo che corre veloce se la Politica non vuole essere sopraffatta dai flussi globali che gli anonimi mercati alimentano deve avere la capacità di correre anch’essa, semplificando.
Ed è l’incapacità di decidere che provoca sfiducia ed alimenta la crescita del populismo.
Semplificare, senza toccare pesi e contrappesi (e la Riforma non tocca nessun contrappeso e chi dice il contrario dice semplicemente il falso) è invece la cura o una delle cure per combattere il populismo.
La frase di Bersani è indicatrice di un uomo politico che vive nel passato e che non si è reso conto in quale mondo vive.
Un uomo, un tempo molto vicino a Bersani e che Bersani ha voluto giustamente a suo tempo candidare in Parlamento (gliene va dato atto), il sociologo Franco Cassano ha dato la risposta migliore, da sinistra, a queste posizioni incomprensibili.
In una recente intervista ha infatti dichiarato:
“I mutamenti dello scenario internazionale nell’epoca della globalizzazione impongano un passaggio nella direzione suggerita dall’Italicum.
Tutti i maggiori studiosi, in prima fila quelli più radicali e di sinistra, sottolineano come oggi lo Stato nazionale e quindi la sede privilegiata delle decisioni politiche si sia drasticamente indebolito e sia stato scavalcato continuamente dal prepotere del capitale finanziario, dei grandi interessi transnazionali dalle multinazionali fino alla burocrazia di Bruxelles.
In un quadro come questo una politica debole, paralizzata da mille spinte centrifughe e dalla rincorsa a continue mediazioni, incapace di decidere, lascia spazi immensi all’iniziativa di soggetti, come quelli che ricordavo, che non rispondono a nessun mandato democratico. Pertanto ogni passo che va nella direzione di aumentare la capacità di decisione politica del sistema non è un attacco alla democrazia, ma esattamente l’opposto, lo strumento per far entrare nel mondo dei decisori globali anche le decisioni prese dallo Stato. E devo dire che trovo strano che la sinistra del Pd, anche dimenticando una parte della propria storia, non sembri sensibile a questo argomento, che per me è cruciale”.
Nel merito poi Bersani racconta solo bugie come quando descrive il famoso combinato disposto come una piegatura pericolosa per la democrazia aggiungendo che non va bene che con il 25% un partito prenda tutto e formi un Parlamento di nominati.
Io questa piegatura pericolosa per la democrazia non la vedo anche perché non è vero che un Partito con il 25% prende tutto.
Innanzitutto perché non è vero che avvenga questo, un Partito con il 25% non prende tutto ma va al ballottaggio. Ed al ballottaggio l’intero corpo elettorale rivota di nuovo e vince chi supera il 51% dei voti.
Ed in Democrazia il voto del popolo è sovrano.
E non prende tutto. Prende un premio di maggioranza molto basso, solo 25 deputati in più della metà più uno.
E non è vero che è un Parlamento di nominati perché chi vince su 340 deputati ne eleggerà 240 con le preferenze. Gli altri 100 saranno i capilista che non saranno dei perfetti sconosciuti come con il Porcellum ma avranno il loro nome scritto sulla scheda, in 100 collegi.
Ma è completamente inutile spiegare e rispiegare cento volte questa verità.
Perché dicevano gli antichi non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Comunque il senso complessivo di questa intervista mi conferma che Renzi non deve fidarsi di Bersani e della minoranza dem.
Perché non hanno la volontà di trovare una soluzione.
Mirano solo a creare quante più difficoltà possibili a Renzi ed all’attuale PD con una tattica suicida che tennero anche all’epoca di Valter Veltroni.
Ma adesso è l’ora delle scelte. Ognuno si assuma le sue responsabilità. La chiarezza farà bene al nostro Paese ed al PD.
POST SCRIPTUM
Per comodità vi segnalo una serie di miei articoli che affrontano la questione da diversi aspetti:
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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