Così parla un leader del socialismo europeo, un uomo di sinistra
Le chiare parole di Renzi dopo Bratislava. Bisogna riconoscere che l’austerity europea ha fallito. Se continua così più che lo spirito di Bratislava discuteremo del fantasma dell’Europa. Non puoi fare allo stesso tempo le condoglianze per Amatrice e poi bloccare gli interventi antisismici in nome del patto di stabilità. La risposta ironica a Weidman. L'Italia salva le vite nel Mediterraneo perché possiamo perdere il voto di qualcuno ma non possiamo perdere i valori propri degli essere umani
Di seguito troverete una antologia delle parole del premier degli ultimi giorni, dedicati al fallimento del vertice di Bratislava.
Sono parole chiare, dette da un uomo di sinistra e sempre più leader del socialismo europeo.
E mentre in Italia la piccola politica si gingilla con i ricattucci della legge elettorale Matteo Renzi trova la forza, su due temi strategici, lotta alla austerity e gestione della immigrazione, di tenere il punto su cui si erano attestati i paesi Euromediterranei nel vertice di Atene e su cui purtroppo abbiamo dovuto registrare il solito voltafaccia di Hollande, la cui debolezza rischia di consegnare la Francia alla Le Pen.
Ed ecco una breve antologia delle sue prese diposizione sulle questioni della crescita e dell’austerity:
“Ho parlato duro quando nel documento presentato non ho trovato una riga su Africa e immigrazione, né una riga su crescita e Europa sociale. Per rilanciare dobbiamo cambiare la direzione dell’Europa, non cambiare il palazzo del summit.
Si finge di non vedere che la questione migratoria non si esaurisce nell’accordo, tutto da verificare, con la Turchia. E bisogna riconoscere che l’austerity europea ha fallito mentre la politica americana di investimenti ha portato l’amministrazione Obama al record di posti di lavoro. Non è un attacco, ma solo la realtà dei fatti”.
È finita come finisce sempre. Qualcuno pone questioni di merito, serie. E altri rispondono con il maquillage dei documenti, con le modifiche degli sherpa, con le virgole cambiate. E in nome dell’unità chiedono di dire fuori che siamo tutti d’accordo.
Non so a cosa si riferisca la cancelliera Merkel quando parla di spirito di Bratislava. Se continua così più che lo spirito di Bratislava discuteremo del fantasma dell’Europa.
A Bratislava abbiamo fatto una bella crociera sul Danubio, tutti insieme. Ma io speravo di rispondere alla crisi provocata dalla Brexit, non solo di farmi un giro in barca
Con me il giochino “L’Italia pensi a fare le riforme” non funziona più. Noi le riforme le abbiamo fatte, le regole sono rispettate, gli impegni sull’immigrazione ci costano in termini di consenso ma sono doverosi. E dunque ho il dovere di dire che le regole valgono per tutti. Se qualcuno vuole far tacere l’Italia ha sbagliato indirizzo, metodo e sostanza
La sfida sarà a marzo 2017, quando a Roma festeggeremo i 60 anni dell’Ue: come ci presentiamo davanti ai concittadini di tutto il Continente? Spiegando che l’Europa dei padri fondatori è diventato un noioso club di regole finanziarie e algoritmi tecnici? O restituendo un’anima alla visione europea?
Li ho portati a Ventotene per costruire un percorso, non per vedere il panorama o mangiare il pesce.
Tra l’altro due mesi dopo l’anniversario dei trattati ci sarà il G7 a Taormina. Iniziano dunque otto mesi decisivi per la nostra politica estera e per la credibilità delle nostre istituzioni. Voglio risultati concreti, non parate scenografiche.
Sulle parole siamo allineati con l'Europa, ma è sui fatti che si scarseggia.
L'Europa se non cambia è solo un museo, invece penso che sia un laboratorio, una priorità per le nuove generazioni.
Sulla politica economica bisogna riconoscere che Obama e l’America hanno fatto bene e che l’UE ha sbagliato direzione.
Oggi è un dovere rilanciare sui giovani, sugli investimenti pubblici e privati non solo sull’austerity; sull’Europa sociale e non solo sull’Europa finanziaria. Dalle infrastrutture digitali alla ricerca l’Europa deve avere una strategia, non solo un insieme di regole che ognuno interpreta come vuole, dalle tasse al patto di stabilità.
Il vertice europeo di Bratislava non ha prodotto grandi risultati. Dovevamo rilanciare dopo lo shock della Brexit, ma la montagna – per il momento – ha partorito il topolino.
L’unico impegno concreto è stato confermare il cammino che avevamo immaginato a Ventotene, che porterà a Roma, nel marzo 2017, per la cerimonia della firma dei 60 anni dell’Unione Europea e per il rilancio dell’ideale continentale.
Toccherà al Governo Italiano giocarsi questi sei mesi, decisivi, lanciando proposte concrete.
Sogno un’Europa che torni a innovare, a crescere, a essere dinamica e attrattiva. Non solo l’Europa delle burocrazie e dei vertici dei capi di governo.
A Bratislava abbiamo fatto una bella crociera sul Danubio ma io speravo di rispondere alla crisi provocata dalla Brexit.
La legge di Bilancio italiana è pronta, altri dovranno giustificarsi per il mancato rispetto delle regole, a cominciare dalla Spagna, che ha un deficit doppio del nostro o della Francia che non rispetta nemmeno Maastricht con il deficit ancora sopra il 3%.
Ma anche la Germania viola la regola del surplus commerciale: dovrebbe essere al 6% ed invece sfiora il 9%.
Non sto zitto per quieto vivere.
Nessuna rissa, semplicemente un’occasione persa. Bratislava doveva essere la svolta, e invece è stata l’ennesima riunione finita a discutere le virgole di un documento che dice tutto e non dice nulla.
Dopo Brexit l’Europa deve reagire, non tergiversare.”
E sempre sui temi economici Renzi risponde con ironia a Weidman, Presidente della Banca centrale tedesca, che in una intervista alla Stampa aveva attaccato la politica antiausterity del governo italiano:
“Credo che il governatore della banca centrale tedesca abbia un compito abbastanza ingrato e difficile. A lui va tutta la mia solidarietà perché deve affrontare la grande questione delle banche tedesche: facciamo il tifo perché ci riesca.
Gli diamo un affettuoso abbraccio di buon lavoro visto che per qualche decina di miliardi di crediti deteriorati delle banche italiane ci sono centinaia di miliardi di derivati in quelle tedesche”
E sull’ammorbidimento necessario delle rigide regole europee Matteo Renzi la dice in modo chiaro: “Se in nome di regole burocratiche astruse, qualcuno vuole impedire all’Italia di mettere a posto le scuole con gli interventi antisismici come pensate che possa reagire una famiglia normale? Semplice: darà la colpa all’Europa della propria paura per i figli. Odierà l’Europa considerata responsabile di tutto. Poi non ci stupiamo se crescono ovunque i movimenti populisti e demagoghi.
Non puoi fare allo stesso tempo le condoglianze per Amatrice e poi bloccare gli interventi antisismici in nome del patto di stabilità. L’alternativa all’antipolitica è il buon senso, non la burocrazia
Ho parlato chiaro senza mandarle a dire dietro, altrimenti i vertici diventano solo parate scenografiche, gite fuori porta. E siccome rappresento l’Italia, uno dei Paesi fondatori, uno dei Paesi che più dona soldi alle istituzioni europee, ho il dovere – non il diritto, il dovere – di difendere l’interesse nazionale. Io credo all’Europa come alla più grande scommessa della storia delle istituzioni. Ma credere all’Europa non significa ignorare l’interesse nazionale. Anzi”.
L’altro grande tema europeo toccato da Renzi in questi giorni riguarda le politiche della immigrazione. Qui, se possibile, l’irritazione per il nulla di fatto è ancora più elevata.
“Davanti alla nuova sede del Consiglio Europeo (per cui sono stati spesi tanti soldi) proporrò di mettere il barcone che l’Italia ha recuperato dal fondo del mare, almeno tutte le volte che c’è una riunione invece di guardare solo i divani nuovi, si guarderà l’immagine di quel barcone e dello scandalo di una migrazione.
L'Italia salva le vite nel Mediterraneo perché possiamo perdere il voto di qualcuno ma non possiamo perdere i valori propri degli essere umani. Sarà per ciò centrale avere una strategia per l'Africa.
Sull’immigrazione bisogna intervenire in Africa come l’Italia ha proposto, illustrato, spiegato nel dettaglio. Non si possono piangere calde lacrime quando un barcone affonda o viceversa chiudere le frontiere quando la gente scappa dalla fame o dalla guerra. Bisogna intervenire a monte.
Per il momento abbiamo visto tante interviste e pochi fatti concreti.
A Bratislava si sono fatte tante parole ma non siamo stati in grado di dire parole chiare sul tema africano. Siamo arrivati a un documento in cui di Africa non c'era neppure il nome.
Ecco perché, con un eufemismo, non l’abbiamo presa benissimo. Il presidente della commissione Ue Juncker dice tante cose belle, ma non vediamo i fatti.
L’Italia farà da sola, è in grado. Ma questo è un problema per l’Ue.
Il problema oggi è se gli accordi sono cose messe lì, scritte con l'inchiostro simpatico. Se invece sono questioni concrete noi siamo pronti a lavorare con l'Europa. L'Italia è in grado di fare da sola. I numeri che abbiamo di migranti sono molto bassi rispetto a Libano, Giordania. Stiamo parlando di 150.000 persone. E io pensavo che l'Europa avesse un'anima.
E’ evidente che dobbiamo salvare tutti quelli che possiamo salvare, è altrettanto evidente che non può essere l’Italia a raccoglierli tutti. I numeri sono più o meno quelli dello scorso anno, ma il tema è la strategia dei prossimi anni. O si interviene per tempo in Africa o l’Europa non è in grado di gestire il problema. Ma gli europei devono dirci, ma i loro silenzi eloquenti lo dicono, se pensano che la questione immigrazione si possa risolvere con un convegno o un’intervista.
La mia impressione è che se l’Europa continua così, l’Italia dovrà organizzarsi in modo autonomo. Questa è la novità, questo è il messaggio uscito da Bratislava. Questo è il motivo per cui, per dirla in maniera eufemistica, non l’abbiamo presa bene. Mi dispiace perché questa è un’occasione persa per l’Europa, più che una sconfitta per l’Italia. L’Italia farà da sola. Farà quel che serve con i Paesi africani. Mi dispiace, perché è un problema europeo”, che a Bratislava è stato di fatto ignorato.
Non si può ragionare giorno dopo giorno, ma serve un piano complessivo come il piano per l’Africa su cui al momento l’Europa fa le conferenze e le interviste. Noi pensiamo occorrano politiche concrete. Bratislava doveva essere la ripartenza dopo la Brexit. Alla prova dei fatti è mancata la volontà. Speriamo che torni, nell’interesse comune.”
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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