I ballottaggi dimostrano che non ci sono praterie a sinistra
Non bisogna avere paura di essere isolati dai La Russa, dai Brunetta, dai Gasparri, dalle Santanchè, dai Vendola, dai Bersani, dalle De Petris, dai Fratoianni, dai D’Alema, dagli Speranza. Né tantomeno bisogna aver paura dell’odio che sul PD riversa Grillo ed i suoi meravigliosi ragazzi. Un periodo malmostoso ed il compito di una vera sinistra riformista
E’ evidente che un insieme di vecchio ceto politico moribondo (di destra e di sinistra) e di populismo fasciogrillino hanno come primo obiettivo politico l’isolamento del PD.
Non bisogna avere paura di essere isolati dai La Russa, dai Brunetta, dai Gasparri, dalle Santanchè, dai Vendola, dai Bersani, dalle De Petris, dai Fratoianni, dai D’Alema, dagli Speranza. Né tantomeno bisogna aver paura dell’odio che sul PD riversa Grillo ed i suoi meravigliosi ragazzi.
E’ un periodo malmostoso. In cui il nuovo lotta con il vecchio. E da cui non se ne esce cercando accordi con quelli che sono i responsabili principali (a destra come a sinistra) della situazione in cui ci troviamo.
Ed ha ragione Mario Lavia quando scrive che oggi “Il Pd sembra essere diventato il parafulmine di tutte le disillusioni, le paure, le frustrazioni di un Paese che ha la febbre alta da troppi anni. In questo aspetto diciamo così psicologico (ma che è molto politico) sta forse il vero aspetto “nazionale” da analizzare. Fatica a tenere, il Pd. E non pare che la mitica coalizione sia una panacea in grado di risolvere i problemi. C’è di che riflettere. E di che lavorare”.
E’ un periodo in cui bisogna puntare a rimescolare le carte nell’elettorato, senza puzza sotto al naso, mirando all’alleanza con quel vasto popolo verso cui la sinistra non ha mai guardato o se vi ha guardato lo ha fatto con refrattarietà (e che ci ricambiava votando la destra).
E penso al mondo enorme delle partite IVA, al mondo enorme di lavoratori dipendenti e di lavoratori autonomi che vogliono la riduzione delle tasse, a quelli a cui non stanno bene i privilegi, considerati diritti acquisiti, di intere categorie.
Ed è un periodo in cui dovrebbe essere chiaro che non ci sono praterie a sinistra, che quelle praterie se pure in passato sono esistite oggi sono essiccate ed i tanti animali che vi pascolano si spartiscono poca roba a testa.
Le praterie sono altrove. Non a sinistra, né a destra, né al centro. Esse stanno in quel desiderio di cambiamento radicale non connotato ideologicamente che investe gran parte dell’elettorato. Una elettorato che apprezza i segnali forti di rottura (quali che essi siano, ahimè) con un passato che non passa.
E se non vogliamo la replica in salse 4.0 di quanto accaduto nel primo novecento, i riformisti devono abbandonare ogni timidezza, dare segnali forti di rottura e di discontinuità. E se lo fanno i riformisti avremo la garanzia che tutto starà in equilibrio, se lo lasciamo fare ai populisti il futuro del nostro paese e dell’intera Europa è in pericolo.
Sta qui credo il successo del primo Renzi (prima che si facesse imprigionare dal politicamente corretto), sta qui credo il successo di Macron in Francia come credo, paradossalmente, stia qui il 40% di Corbyn in GB (un 40% conquistato perché considerato antiestablishment e non certo perché propone la rinazionalizzazione delle Ferrovie).
Il resto è cronaca.
E’ cronaca la sconfitta di La Spezia, roccaforte rossa dove Orlando ha vinto il congresso e dove il gruppo consiliare da un anno vota contro il proprio Sindaco.
E’ cronaca la sconfitta di Genova dove il campo largo del centrosinistra, su cui in tanti cianciano, non è servito a nulla come non è servito a nulla un candidato Sindaco che ogni giorno ci ricordava di essere un non renziano.
Ma non è cronaca però ricordare che nel 2014 a Livorno, nello stesso giorno, negli stessi seggi, con gli stessi elettori il PD perse il Comune per un giudizio netto che i livornesi diedero di una casta incistata in città da decenni ma diede a Renzi oltre il 52% alle politiche Europee. Ed ugualmente accadde a Perugia. Lo stesso giorno. Gli stessi elettori. Gli stessi seggi.
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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