Prove di dissoluzione per il M5S in vista delle elezioni europee

Sono i dati (che in pochi analizzano sistemicamente) a rilevare che nel giro di un anno il Movimento si sta praticamente dissolvendo. Proviamo a farlo noi mettendo insieme degli indicatori che avvalorano quest’ipotesi.

Letto 3455
Prove di dissoluzione per il M5S in vista delle elezioni europee

I dati elettorali recenti delle regionali.

Nel giro di un anno, alle recenti elezioni regionali il M5S ha perso dalla metà a quasi due terzi del proprio elettorato. Drammatico il caso della Sardegna dove passa dal 42,4% del 4 marzo all’11% di consensi al candidato presidente ed al 9,7% di voti alla lista (-78%). In Basilicata la regione, che ha votato più recentemente, è passata dal 44 al 20 (-54,5%) ed in Abruzzo dal 39,8 al 20 (-49%).

La giustificazione che si tratterebbe di un appuntamento in cui tradizionalmente questo movimento perde rispetto al voto politico è solo parzialmente vero. Nelle elezioni del Molise del 2018, a poche settimane dal voto politico, il M5S raggiunse il 38,5% di voti per il candidato presidente che lo poneva al secondo posto ed a ridosso del candidato di centro destra, relegando il centro sinistra al terzo posto ed alla distanza di più di 21 punti. In questo caso per i penta stellati lo scarto con le elezioni politiche in regione era stato di soli 6 punti se riferiti al consenso del loro candidato presidente.

Quello che si ricava da questi dati è la considerazione, invece, che i dieci mesi di governo hanno logorato in maniera impressionante il movimento cinque stelle che non ha retto la prova di governo agli occhi del suo stesso elettorato.

Il ridimensionamento alla luce del bilancio nelle amministrazioni locali che vanno al rinnovo.

Facendo tesoro di questa esperienza fallimentare il movimento ha deciso di ridimensionare in termini assolutamente impensabili la propria presenza alle elezioni amministrative del prossimo 26 maggio. Si candideranno, infatti, solo in 127 comuni rispetto ai 3856 dove si voterà (il 3,3% in totale).

La scelta in questo caso non deriva soltanto dalla paura di essere battuti nella competizione ma anche dallo scarso patrimonio che possono offrire all’elettorato della loro esperienza di governo.

Non si sono riproposti, infatti, per il secondo mandato, oltre che a Livorno, in altre cinque città conquistate tra il 2012 ed il 2015 a Parma, Ragusa, Bagheria, Civitavecchia e Gela.

L’esperienza di governo locale si dimostra al pari di quella nazionale assai ostica e fallimentare per questa formazione politica e questo non potrà non avere una forte defluenza sul voto che si svolge in contemporanea per il voto alle Europee.

Infatti mentre le formazioni di centro destra e centro sinistra cumuleranno la motivazione alla partecipazione al voto europeo con quello locale, questa chance è praticamente quasi del tutto inibita al movimento penta stellato che si rifugerà probabilmente in un fortissimo astensionismo.

Le candidature ed i capilista alle Europee.

Un altro dei motivi critici che dovrà affrontare il movimento penta stellato sarà quello relativo alla composizione delle liste ed alla indicazione dei capilista. Il passaggio dall’uno vale uno gestito dalla piattaforma si è trasformata in una imposizione dall’alto da parte del capo politico Di Maio che ha sottoposto a referendum le capolista da lui scelte (sono tutte donne infatti).

Il popolo penta stellato non sembra avere accolto in maniera gradita questa scelta se è vero che solo 20’500 (sui 98mila aventi diritto) hanno partecipato a questa consultazione. Ma il risultato (ammesso che non sia stato taroccato dal detentore di Rousseau) è allo stesso tempo allarmante per i vertici pentastellati. 12’000 mila sì e 8’500 no alla proposta. Quasi una spaccatura verticale. Ed in due circoscrizioni Italia nord ovest e centro, i rappresentanti più’ significativi del movimento hanno rigettato questa imposizione dall’alto e dall’esterno, sostenendo le ragioni dei militanti storici che presentano Cv e si sottopongono alle votazioni in rete.

Insomma su diversi piani è possibile misurare lo sfascio in cui versa il movimento penta stellato, senza interlocutori significativi, tra le famiglie politiche europee, senza proposte, senza sostegno significato dai territori in cui ha rinunciato a rappresentarsi.

Io credo che la crisi di consenso attuale del movimento vada ben al di là di quanto oggi siano in grado di cogliere i sondaggi ed è destinata a crescere nelle prossime settimane.

Letto 3455

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Enzo Pino

Pensionato, commentatore politico per diletto. Collabora con diverse riviste on line. Già responsabile del Centro Studi Ricerche e Fomazione Cgil Sicilia.

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