Candidati in campo per le primarie PD

Questo è il quadro delle forze in campo

Letto 3480
Candidati in campo per le primarie PD

Esaurita la lunga telenovela sulle pretese mosse di Renzi che “destabilizzerebbero” il Pd, secondo la narrazione di certa stampa, dall’Annunziata a Scalfari, questo Partito è costretto a proporre, finalmente, contenuti programmi e leader per affrontare la sua crisi e rilanciarsi nel gioco politico.

Le ipotesi in campo sono abbastanza definite.

Vi è quella di Zingaretti che lavora ad una riedizione dell’Ulivo e dei fasti prodiani che suscitano l’ammirazione e le nostalgie dei protagonisti di quella stagione da Veltroni a certo giornalismo.

È l’ipotesi che si è affermata con maggiore rapidità, nettezza e forza all’indomani del 4 marzo secondo la quale sarebbe bastato cancellare l’anomalia renziana, superare la vocazione maggioritaria del Pd e ritornare ad un sistema di alleanze quanto più largo possibile, sperando magari nella spaccatura di un pezzo della maggioranza, nella fattispecie i grillini, per tornare ad essere partito di governo.

Non ha fatto mistero di tutto questo Franceschini (principale sponsor ora di Zingaretti) ad inizio legislatura nel momento in cui aveva prestato orecchio alle sirene da “secondo forno” dei grillini e continua a farlo ora lo stesso Zingaretti per bocca del suo vice Smeriglio, (coordinatore dei comitati Piazza pulita) che sono la proiezione operativa di questa operazione.

Operazione che come ben si sa è iniziata alle elezioni regionali del Lazio e che ha escluso il centro democratico dalla coalizione a sostegno del candidato restringendola ad un’alleanza di sinistra con il solo sostegno dei radicali.

Si sa anche che l’operazione non ebbe gran successo perché nel Lazio si è perso l’8,7% e la maggioranza in Consiglio regionale, a fronte di una perdita a livello nazionale del 6,7%; e però con il sostegno dei mass media la si è fatta apparire come vincente.

Nonostante però l’apporto di pezzi importanti di ceto politico, acquisito a questa narrazione, dal momento in cui Zingaretti si è presentato candidato non riesce a sfondare il muro nei sondaggi del 40% tra iscritti ed elettori del Pd. E sono quasi tre mesi e nonostante questa persistenza, non si è mai schiodata da queste percentuali, sia quando si è presentato Minniti sia dopo che si è ritirato.

Insomma questa ipotesi è minoritaria e dimostra che il Pd è profondamente cambiato nella sua composizione dalla fase dei padri fondatori. Da Fassino a Franceschini, come dire: la vecchia ditta non è più maggioranza.

Vi è una maggioranza che sebbene al momento divaricata ritiene che il Pd debba proseguire sulla strada intrapresa al momento della sua fondazione.

Quella di una formazione aperta alle esigenze di riformismo e di rinnovamento che vengono da pezzi importanti della società, ivi comprese, le imprese e che si vuole incanalare nella strada avviata in questi anni non ritornando indietro dalle conquiste sociali e civili che si sono realizzate.

Questa ipotesi è quella propugnata da Martina che potrebbe rafforzarsi decisamente dall’apporto di protagonisti importanti della stagione renziana.

Dalla iniziale confluenza di Orfini, Del Rio e Serracchiani alla sua candidatura vi è oggi un apporto importante dei gruppi parlamentari, dei sindaci del territorio che sono stati protagonisti della stagione renziana.

Perché vale la pena di ricordarlo questo è il ceppo che si è affermato in questa stagione politica di governo che lo ha sostenuto e che ora vede la necessità di correggere alcuni elementi strategici anche attraverso un maggiore coinvolgimento delle sue terminazioni organizzative di base, largamente escluse dal processo di formazione delle decisioni che in questi ultimi anni sono state prevalentemente assunte nelle sedi istituzionali visto che era ormai da sette anni che il Pd era continuativamente al governo.

A questa componente si accompagnerebbe (se la candidatura verrà accettata) quella dei “renzisti puri”, chiamiamoli così, che vogliono riproporre un renzismo da combattimento che è stato certo necessario in questi anni di lotta senza quartiere contro l’insorgenza populista legapentastellata, ma poco attenta però, a mio avviso, alle necessarie attenuazioni che occorre operare anche per salvaguardare il patrimonio di governo che esiste nelle regioni e nei territori e che una marcata vocazione maggioritaria rischia di far perdere.

Questo è il quadro a mio avviso delle forze in campo per le prossime primarie.

Molto schematicamente ma con sufficiente approssimazione, credo.

Letto 3480

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Enzo Pino

Pensionato, commentatore politico per diletto. Collabora con diverse riviste on line. Già responsabile del Centro Studi Ricerche e Fomazione Cgil Sicilia.

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