Il canto del cigno di Bersani e D’Alema. L’ultima battaglia

Enzo Puro spiega perché siamo in presenza di un vero alto tradimento che rappresenta il canto del cigno definitivo di Bersani e D’Alema. Le battaglie di sinistra in Europa e le imminenti elezioni amministrative. Una esilarante intervista di D’Alema. Vicino il redde rationem

Letto 8473
Il canto del cigno di Bersani e D’Alema. L’ultima battaglia

L’offensiva politica della minoranza dem contro Matteo Renzi avviene in un momento delicato e di snodo politico per il Partito Democratico, momento che avrebbe bisogno di un Partito unito che metta da parte per un momento le polemiche e le differenziazioni.

Ci sono infatti due importanti battaglie che il PD ha intrapreso.

La PRIMA battaglia è quella che vede il nostro governo in prima persona tentare di cambiare sia la politica economica della UE sia la politica sui migranti.

Renzi si sta spendendo mettendoci la faccia per una politica economica che punti alla crescita ed alla espansione, che rimetta in gioco gli investimenti pubblici e metta in discussione i feroci meccanismi del fiscal compact figlio dei teorici neoliberisti del rigore e della austerità.

Ed è in prima fila per l’abolizione del trattato di Dublino sulla immigrazione e per imporre una politica di accoglienza condivisa a tutti i paesi della UE molti dei quali invece stanno erigendo nuovi muri.

Sono due posizioni politiche quelle di Renzi molto sbilanciate a sinistra, coraggiose e meriterebbero il sostegno anche di quella minoranza dem che a parole si dice di sinistra ma che invece a mio avviso pensa illusoriamente solo a riprendersi il PD. Sostegno ed apprezzamento che invece non ho visto (il fornirlo smonterebbe il frame che vogliono costruire di un Renzi e di un PD troppo spostato a destra).

La seconda battaglia è una battaglia tipica ed obbligatoria per i Partiti politici ed è quella elettorale, momento in cui di norma le polemiche politiche interne dovrebbero essere messe in secondo piano per favorire il successo elettorale del Partito a cui si è iscritti.

In primavera si voterà infatti per eleggere i Sindaci delle più importanti città italiane, saranno elezioni difficili per una serie di motivi e una unità del PD sarebbe necessaria perché l’elettorato si allontana quando vede in un Partito lo scoppiare di vere e proprie risse.

Invece sta accadendo esattamente il contrario.

Più si avvicina la primavera elettorale più la minoranza dem alza i toni.

In una situazione di guerra questo comportamento si chiamerebbe certamente alto tradimento.

Il punto vero è che alla minoranza dell’omino di Bettola, di pallemosce Speranza e Baffino detto il migliore non interessa la linea politica del PD o la sua collocazione a sinistra (tanto che quando avevano il potere fecero cadere Prodi alleandosi con Cossiga, approvarono il pareggio di bilancio in Costituzione e le riforme Fornero, teorizzavano le alleanze con Casini e soci).

Il loro unico obiettivo è decapitare Renzi, delegittimarlo e puntare a riprendersi il Partito.

Perché l’apparizione di Renzi ha tolto a queste persone il potere di nominare i loro amici nei CdA che contano, di imporre i loro candidati Sindaci, di decidere il destino di tante persone.

Non sono piu’ i dominus che a sinistra facevano il bello e cattivo tempo.

In pratica sono in forte astinenza di potere (che esercitavano inciuciando anche quando erano all’opposizione, collocazione a cui erano destinati per l’antipatia che destavano nella maggioranza degli italiani).

E quando leggete in focose interviste che Renzi deve ascoltare la minoranza dem si riferiscono non a posizioni politiche o a provvedimenti da prendere ma a spartizione di prebende e posti pubblici e, in futuro a posti da parlamentare.

Per tanti anni a sinistra ci siamo domandati perché Berlusconi ci ha sempre surclassato e perché anche quelle poche volte che abbiamo vinto lo abbiamo fatto per il rotto della cuffia ed imbarcando di tutto (da Turigliatto a Mastella); e ci siamo anche domandati perché i DS avevano visto la propria forza elettorale calare sempre più fermandosi, prima della nascita del PD, ad un misero 16%.

Gli avvenimenti di questi giorni, le disperate prese di posizione della minoranza dem (si distingue solo Cuperlo), le loro urla scomposte contro Renzi, in pratica il loro alto tradimento consumato nel tentativo di azzoppare il premier facendogli perdere le elezioni, tutto ciò dà una risposta a queste domande: come si poteva vincere con questi meschini personaggi senza carisma e tanta boria? Ed oggi do pienamente ragione a chi, rivolto a noi che stavamo sotto quel palco a piazza Farnese, urlò “con questi dirigenti non vinceremo mai!!” e c’erano tutti alle sue spalle.

In questi giorni poi D’Alema, in una intervista al Corriere, dà la linea ai suoi sempre più esigui seguaci, una intervista al limite dell’esilarante dove riassume tutti i luoghi comuni che girano contro l’attuale PD.

Esilarante perché fa morire dal ridere leggere baffino detto il migliore che attacca i dirigenti del PD e Renzi di arroganza e di aver distrutto lo spirito dell’Ulivo.

Proprio lui che del politico saccente e arrogante è stato sempre considerato dagli italiani un archetipo, un politico il cui smisurato ego cancella quelle tracce di intelligenza che ogni tanto emergono.

Proprio lui che tentò in più modi di affossare l’Ulivo di Prodi prima teoricamente (leggi QUI) e poi praticamente quando inciuciò per far cadere Prodi di cui prese il posto con una congiura di palazzo in combutta con Cossiga).

Ad un certo punto della intervista poi afferma che il PD di Renzi non ha candidato a Sindaci personalità all’altezza. Dimenticandosi però che furono lui e Bersani, proprio per la debolezza dei loro candidati alle primarie, ad essere sconfitti in Puglia da Vendola ed a Milano, Cagliari e Genova da Pisapia, Zedda e Doria.

Per non parlare di Parma dove il candidato bersaniano fu abbattuto da Pizzarotti.

E più recentemente, nello stesso giorno in cui Renzi trionfava in Europa, ricordiamoci delle sconfitte laceranti a Livorno e Perugia da parte dei candidati Bersanian-Dalemiani fedeli alla ditta.

E non si rende conto del rendersi ridicolo quando accusa Renzi di non avere un vero progetto riformista di innovazione. Lo dice lui che è stato a lungo capo incontrastato della sinistra di opposizione e di governo, ministro della Repubblica e Presidente del Consiglio.

Se gli elettori delle primarie hanno incoronato Renzi dandogli l’ok per la rottamazione non sarà forse perché in passato di un vero progetto riformista non se ne è vista né la narrazione né la realizzazione.

Io credo, e chiudo, che persone come D’Alema e Bersani siano solo un peso per la sinistra riformista ed il malessere che denunciano è solo il malessere di un ex apparato diffuso (ex sindaci, ex consiglieri regionali e comunali e domani ex senatori), che prima aveva tutto il potere, nelle città e nei territori e che oggi non contano più nulla.

Ma il loro ormai è solo il canto del cigno, la loro ultima battaglia.

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Letto 8473

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Enzo Puro

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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