Facebook, Cambridge Analytica e la mia amica (che non vota più PD)
La teoria della scelta razionale è applicabile solo in forma astratta
- Scritto da Paolo Gelli
- Pubblicato in Politica
Lo scandalo che coinvolge Facebook e la sua (presunta) pratica di profilare l’enorme massa di umanità iscritta per poi rivendere tali informazioni ad aziende che le usano per orientare l’elettorato verso una parte politica, sta montando di ora in ora. È successo qualcosa anche nelle recenti elezioni politiche italiane?
La mia fame di psicologa sociale, una fame che non può contare su una tavola imbandita, tanto è scarsa la mia conoscenza in materia, è iniziata da molto tempo prima delle elezioni politiche del 4 marzo 2018.
Da frequentatore talvolta compulsivo di Facebook, ho colto l’escalation inarrestabile di un atteggiamento estremamente ostile nei confronti del Partito Democratico e, soprattutto, del suo Segretario Matteo Renzi. Un’ostilità trasversale che per la prima volta, almeno da che io mi ricordi, ha coinvolto ampie fette dell’elettorato di destra (e qui poteva essere normale) e di sinistra (e qui le cose si fanno un po’ più complicate).
Applicando il rasoio di Occam verrebbe da dire che Renzi abbia veramente sbagliato tutto, che le sue riforme siano state una catastrofe, che la sua politica ha creato disastri, che il suo governo era un governo di destra, che nel PD si annidava il peggior malaffare.… Sono tutti argomenti che hanno iniziato a fare comparsa a partire dall’estate del 2014. Sono tutti argomenti che si leggevano su Facebook: vox popoli, vox dei.
Un sospetto dapprima sordo, poi sempre più rumoroso, si è insinuato nella mia labile mente: non sarà che dietro questa opinione prevalente, dietro quello che era ormai diventato un senso comune, ci siano interessi definiti? Insomma, verrebbe da dire qualche “potere forte”?
Quel che è certo è che una campagna mediatica, che per la prima volta veniva trainata dai social network, nei confronti dei quali la stampa (con in testa Il Fatto Quotidiano e l’emittente televisiva LA7) si accodava, contro Renzi e il suo partito c’è stata. E come dicevo ha finito per convincere più dell’80% della popolazione italiana.
L’altro giorno ne discutevo con un’amica virtuale che, come tanti, una volta tesseva le lodi della politica del Partito Democratico e poi, a pochi giorni dalle elezioni, si era sentita in dovere di affermare che il PD non lo avrebbe votato.
A palle ferme, ma comunque a pochi giorni dalle consultazioni elettorali, provai ad esprimerle la mia tesi: “non sarà che la vostra scelta sia stata, come dire, leggermente condizionata da un apparato propagandistico di cui ancora non conosciamo la potenza e la vastità?”. L’amica mi rispose offesa (spesso le donne manifestano irrigidimento dialettico quando credono che qualcuno – un uomo soprattutto – dubiti del loro potere decisionale) che aveva deciso tutto per conto proprio. Ma, pur nella limitatezza della forma scritta, l’unica possibile su un social network, fatto salvo per qualche elemento grafico, mi parve di cogliere anche un po’ di irrequietezza nelle sue parole. Ma amica mia se ti irrigidisci, i miei dubbi si rafforzano!
Ovviamente sono convinto che la mia amica, come molti, abbia totale padronanza delle sue decisioni, non ultime quelle inerenti all’esercizio del voto, ma credo altresì che la teoria della scelta razionale sia applicabile solo – appunto – in forma astratta. Che non sia un sintomo di debolezza essere consapevoli che il marketing studia (anche) come orientare le scelte di ognuno di noi. Io ho accettato da tempo il fatto che il mio carrello della spesa si riempia magicamente di cose di cui mi accorgo soltanto quando le srotolo sul tapis roulant della cassa. E sei un bel bischero, direte voi. Forse.
Ma forse è anche vero che le idee dominanti esistono: Marx ed Engels le facevano risalire alla classe dominante. Che, no, non era il Partito Democratico.
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