Umbria, eredità di Renzi il Malaussene italiano?

La domanda non è come sia stato possibile che l’Umbria, così civile, abbia votato per Salvini, ma come sia ancora possibile non capire nulla di cosa è accaduto intorno all’iperuranio nel quale viaggia, imperterrito Zingaretti.

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Umbria, eredità di Renzi il Malaussene italiano?

Dispiace per l’Umbria, alla quale Salvini farà molto male.

Ma la prima reazione di Zingaretti al pessimo risultato umbro, il classico “ha stato Renzi”, non rivela solo la meschinità d’animo della persona, fatto che riguarda solo lui e i suoi cari, ma conferma la sua totale incapacità di formulare un ragionamento politico che abbia attinenza con la realtà.

E questo suo limite, invece, riguarda tutti i democratici. Soprattutto quelli che credono di affidarsi ad un argine contro il salvinismo e la destra peggiore, mentre invece sono costretti ad accettare un’alleanza strutturale col M5S perdente, invece che un accordo temporaneo per lo stato di necessità. Dove è finito il recupero dei voti grillini in libera uscita? E la sinistra immaginaria, così blandita e rincorsa, cosa ha portato al nuovo corso del PD?

La domanda non è come sia stato possibile che l’Umbria, così civile, abbia votato per Salvini, ma come sia ancora possibile non capire nulla di cosa è accaduto intorno all’iperuranio nel quale viaggia, imperterrito Zingaretti.

Che ha portato il PD ad arrancare dietro all’egemonia politica dei grillini, senza una Visione dell’Italia, senza un’idea su come contrastare la deriva di destra e prospettare un nuovo corso di crescita economica e sociale. Tutta la sua strategia è concentrata sulla costruzione di un rapporto strutturale con un movimento imbizzarrito al suo interno e per niente credibile come forza di rinnovamento e cambiamento all’esterno.

Neanche dal punto di vista tattico la segreteria Zingaretti ha saputo scegliere il passo giusto, incaponendosi a voler testare nelle condizioni peggiori la sua traballante strategia col M5S.

Scambiare la “foto di Narni” per un richiamo positivo, mentre invece rappresentava l’inutile politicizzazione nazionale di un voto regionale, facendo mettere a Conte e a tutti i presenti la faccia su una pesante sconfitta annunciata, è stato solo l’ultimo errore nei confronti degli elettori. Chi ha reso, così, più fragile il governo? Ovviamente “ha stato Renzi” e la sua eredità.

Eredità? È appena il caso di ricordare che alle primarie dello scorso anno la stragrande maggioranza dei voti umbri premiarono le mozioni di Zingaretti e Martina, quest’ultimo sostenuto dall’ex governatrice Marini insieme alla metà dell’apparato, con l’altra metà appannaggio di Zingaretti. E non si trattava di “renziani” convertiti all’ultimo momento, ma di un insediamento più longevo di Renzi, smottato, a partire da molti comuni passati alla Lega, solo dopo lo scandalo “sanitopoli”.

Fino a quando nel PD continueranno a fare finta che Italia Viva sia un espediente senza ragioni politiche, invece di prendere atto di un vero e motivato dissenso da una linea politica fallimentare, che viene avanti da almeno cinque anni, e che oggi necessiterebbe di una seria autocritica e di un profondo ripensamento invece che continuare ad essere monomaniaci su Renzi?

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