L’arma in più di Giachetti

Cogliere le opportunità offerte dalle riforme del governo

Letto 6700
L’arma in più di Giachetti

Dunque, riepiloghiamo: il compagno Tafazzi, in arte Stefano Fassina, conferma che in caso di ballottaggio non appoggerà Giachetti ma la Raggi che a sua volta, compiuta la fatica di omettere i suoi inquietanti trascorsi professionali e in attesa di altri ordini da Milano, nel frattempo continua a ripetere come un disco rotto la parola onestà e i suoi no a prescindere. Quanto alla destra c’è poco da aggiungere alle cronache di questi giorni. Già resa pericolante dalla perdita del governo nazionale, la Casa delle libertà è crollata definitivamente e ora i suoi ex inquilini si azzuffano nel tentativo di accaparrarsi quel che può tornargli utile rovistando tra le macerie. Chi, affidandosi alla stella nera di madame Le Pen e chi invece ha preferito affidarsi a uno che in quella Casa non era entrato preferendolo a chi in fatto di macerie ha ancora dei conti in sospeso.

Questa la situazione, di per se già avvilente. Ma ciò che sconforta davvero e che dovrebbe seriamente preoccupare gli elettori romani è la sfacciata sicumera con cui questi competitori al veleno spacciano per programmi il semplice elenco dei mali di Roma come se nessuno, neppure il cittadino più distratto del mondo, non li conoscesse o peggio ancora non li subisse sulla sua pelle. Limitarsi a parlare di onestà, pulizia, sicurezza e buche senza mai spiegare come, quando e con quali soldi è giocare con il disagio dei romani per creare un’empatia del tutto artificiosa, ingannevole, illusoria.

E cosa ancora più grave e pericolosa è alimentare con pervicacia da parte di alcuni sentimenti di cieca vendetta e odio per screditare la Politica senza distinguere chi ne ha fatto un uso personale da chi la interpreta in funzione dell’intera collettività.

Ma posto che si riesca davvero a sconfiggere il malaffare e la corruzione, a circoscrivere la delinquenza, a eliminare le buche, tutte cose certo condivisibili e prioritarie, che si fa poi? Cioè: questo primo passo che rientra nei propositi di tutti i candidati in quale direzione va compiuto? Che prospettiva si intende dare a Roma?

Questa è la prima grande differenza tra il progetto di Giachetti e i suoi avversari che di proposte concrete non ne hanno.

La seconda consiste nella totale attenzione del candidato PD alla città mentre i suoi competitori considerano la battaglia per Roma come strumento per mettere in crisi il governo. Un desiderio coltivato anche in occasione del recente voto referendario. Insomma, come si dice da queste parti, voler prendere due piccioni con una fava. Approfittare di una vittoria per conquistare i principali comuni e Roma in particolare e ottenere così lo scalpo di Renzi.

Non è buona politica questa ma pura e sfacciata caccia al potere rispetto alla quale non resta che auspicare un risultato identico a quello del referendum con il suddetto ortaggio che finisce miseramente tra le indicibili parti molli di questi sciagurati acchiappini.

La terza è l’opportunità per chi intende governare le città e in primo luogo Roma di utilizzare al meglio i provvedimenti sin qui varati dal governo e gli altri in procinto di essere approvati.

La Raggi, la Meloni o lo stesso Marchini che dovrà comunque pagare un pegno a Berlusconi saprebbero farlo? E nel caso vi riuscissero come giustificherebbero il cogliere queste possibilità dopo averle contestate con ferocia e menzogne fin dalla loro presentazione? Altra contraddizione appannaggio di Giachetti che invece, avendo una precisa idea di sviluppo per Roma, conterebbe su una maggiore collaborazione con il governo e, cosa da non trascurare, con lo stesso Presidente della Regione, soprattutto da quando Zingaretti ha capito che per il bene suo, del partito e degli stessi enti locali non gli conviene proprio dar retta a una Ditta in stato fallimentare.

In cosa consistono queste opportunità? Ecco un breve elenco per rendersene conto.

Tra i principali provvedimenti adottati ricordo quelli che identificano con più precisione i casi di concussione e corruzione, anche nella pubblica amministrazione, con un forte inasprimento delle pene non solo detentive ma anche pecuniarie, ovvero attraverso il calcolo dell’entità del danno o della mazzetta ricevuta che il pubblico dipendente, che potrà essere licenziato, dovrà comunque restituire allo Stato.

Si passa poi dalla reintroduzione dei reati di falso in bilancio e di autoriciclaggio al decreto sblocca Italia, teso a velocizzare i lavori in corso e riaprire i cantieri chiusi, alla legge sulla green economy; dagli incentivi per l’efficienza energetica degli edifici ai fondi per l’edilizia scolastica; dai decreti in favore del made in Italy a tutto ciò che comporta sgravi fiscali per le imprese a una gestione più accorta e mirata dei fondi europei. Inutile citare i contenuti delle due leggi di stabilità e i primi effetti benefici della riforma del lavoro, tutti concorrenti a un generale miglioramento del quadro economico generale e occupazionale. Infine, la recente approvazione del nuovo codice degli appalti e i primi decreti attuativi della riforma della pubblica amministrazione con, tra l’altro, l’introduzione del pin unico per accedere ai servizi della P.A.

Guardando poi a quel che verrà, segnalo il Testo Unico dell’edilizia, la riforma del Terzo settore che in una città come Roma significa lavoro e assistenza verso le tante situazioni di disagio sociale, l’estensione e il potenziamento della banda larga.

E’ evidente quanto da questo quadro legislativo ci sia molto da prendere e non solo per sistemare l’esistente ma per dare finalmente un futuro a Roma, comprese le credenziali necessarie per ospitare le Olimpiadi.

Essere tutti coscienti di questo potenziale, diffonderne la conoscenza, saperne cogliere le innumerevoli implicazioni positive significa partecipare concretamente per rendere credibile e fattibile il progetto di rinnovamento e di sviluppo sostenibile della città.

Non sarà facile rianimarla e restituirla alla dimensione che le compete. Non sarà facile ricostruire le condizioni in cui ogni cittadino torni a sentirsi parte viva di una comunità. E non sarà facile fare i conti con le mille corporazioni che nel corso del tempo si sono sempre più irrigidite a difesa di piccoli-grandi privilegi o di residue speranze di sopravvivenza senza che alcun progetto abbia loro mostrato concretamente la possibilità di innovarsi e liberarsi dai condizionamenti che spesso le volevano come meri giacimenti di consenso elettorale.

Roberto Giachetti ha tutte le carte in regola, l’esperienza e il coraggio per farlo. Non solo per vincere a Roma ma anche per dimostrare la bontà dell’operato del governo nazionale alla faccia di chi pensa il contrario.

Letto 6700

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Fabio Lazzaroni

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Aggiornato al 31 marzo 2018

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