Loro, i radical chic
Emanuele Lanfranchi presenta un decalogo con il quale identificare i radical chic (altrimenti chiamati “Toscana Fraction” in Germania, “Gauche caviar” in Francia, “Esquerda festiva” in Brasile, “sinistra del vino rosso” in Svezia. Loro, i radical chic, quelli che non hanno mai visto, nell'ordine: Fantozzi, I Pompieri, I due carabinieri, Scuola di Ladri, Grandi Magazzini, Fracchia la Belva Umana, e tutta la filmografia di Tomas Milian e si autodefiniscono intellettuali. Non ci mettono mai la faccia. Si limitano ad enunciare come le cose andrebbero fatte. La teoria è la loro forza, la pratica gli è avversa.
- Scritto da Emanuele Lanfranchi
- Pubblicato in Politica
Voi li scoprite ora i radical chic.
Io mi ci batto da anni.
Ecco una piccola guida per riconoscerli.
- Generalmente fanno lavori legati alla cultura sostenendo la tesi che un evento funziona se è poco partecipato. La qualità è inevitabilmente per pochi. Oltre 100 presenti diventa di massa e popolare, quindi fa schifo.
- Il mutuo o l'affitto non sanno manco che cosa è. Celebrano la libertà professionale perché hanno il culo parato. So boni tutti così. Esempio letterario i protagonisti dei libri di Andrea De Carlo. Tutti, nessuno escluso. (sì, li ho letti e me ne vergogno).
- Non hanno mai visto, nell'ordine: Fantozzi, I Pompieri, I due carabinieri, Scuola di Ladri, Grandi Magazzini, Fracchia la Belva Umana, e tutta la filmografia di Tomas Milian (per citarne alcuni eh). Praticamente, a mio avviso, un reato con pena non inferiore ai due anni. Per loro il cinema è quello francese, polacco e qualcosa di spagnolo. Se vai al cinema devi “piagne” altrimenti non vale.
- Ti devi vestire male. Attenzione, male ma ricercato però. Chiaramente niente loghi, mai marche, mai fica/o. Per gli uomini sneakers sotto il competo e comunque rigorosamente niente camicia (salvo che tu non faccia l'attore di teatro la camicia sotto il maglione per cortesia la metti); per le donne ballerine o tacchi amari da tre centimetri, insomma scarpe modello Mary Poppins, colori del restante abbigliamento volutamente a caso.
- Prediligono Twitter a Facebook. Perlopiù si schierano contro l'opinione della maggioranza per il solo piacere di dimostrare la loro esistenza. Il tutto condito con un "fine" umorismo che, a causa dell'eccessiva finezza (tradotto non fa ridere) viene colto però esclusivamente dai loro simili. Ma ripeto, meno è meglio di molti.
- Si definiscono di sinistra ma non lo sono. Sono la cosa più lontana che ci possa essere dalla sinistra. E non perché spesso i radical chic sono danarosi (basta co ste storie) ma semplicemente perché a loro del resto del mondo non interessa una beneamata ceppa. Un ruolo però nella sinistra effettivamente lo hanno spesso avuto: la fanno perdere.
- Si definiscono anche intellettuali. Ecco, figurarsi se io possa dibattere su chi è intellettuale e chi no (ho chiaramente visto tutti i film sopra citati più e più volte). Ma ho sempre pensato che l'appartenenza a quella categoria si ottenga per meriti importanti e non per aver scritto un libro o qualche articolo che hanno letto 6 persone compresi i filippini di stanza nei loro attici.
- I libri. Bè li riconosci anche dai libri che leggono. Inutile dire che non deve aver venduto tanto. Poi altra condizione deve avere in copertina una foto in bianco e nero che trasuda tristezza. Autore rigorosamente sconosciuto o di nicchissima. Se non provoca angoscia, infelicità, malinconia e tutti i sinonimi che vi vengono in mente, inutile leggerlo. Ah e non si compra su Amazon eh. Ti taglio le mani se lo fai.
- Fanno le vacanze in isole sperdute e praticamente disabitate, senza luce dopo le 20 è meglio. Si ritrovano tutti lì, insieme, girando tutto il tempo in ciavatte o addirittura a piedi nudi, praticamente una setta e per quel mese all'anno si purificano dalla massa urlante con cui sono costretti a condividere la loro città per i restanti 11 mesi. Un sacco di risate, un sacco di colori a caso, un sacco di film polacchi, un sacco di libri tristi. Qualche suicidio.
- Ma soprattutto li riconosci perché non ci mettono mai la faccia. Si limitano ad enunciare come le cose andrebbero fatte. La teoria è la loro forza, la pratica gli è avversa. La critica gli viene facile, perfino di un ragazzo di 15 anni cresciuto in periferia che affronta da solo un branco di fascisti e la cui unica colpa è di parlare il romanesco. Loro, dalle loro case in centro, delle scuole di prestigio, delle università all'estero, loro la cui unica preoccupazione a fine mese è in quale isola sperduta passare le prossime vacanze. Loro, i radical chic.
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