Quale PD: riflessioni estive in vista delle prossime elezioni

Un PD che deve aprirsi ad anime veramente indipendenti, laiche, plurali, vivaci e perché no allegre!

Letto 4591
Quale PD: riflessioni estive in vista delle prossime elezioni

Non ho ancora letto il libro di Matteo Renzi e mi riservo di rivedere, se del caso, queste mie sommarie riflessioni dopo averlo fatto.

Ora mi baso solo sulle argomentazioni inserite nei due interessanti articoli sul tema che potremmo chiamare: "Quale Pd: riflessioni estive in vista delle prossime elezioni", pubblicati da Goffredo Bettini col titolo “Perché il libro di Renzi va letto” su Huffington Post, e Mario Lavia, col titolo “Spalancare le porte altrimenti si perde” su L'Unità, durante l’ultima settimana di Luglio.

Bettini affronta - dice lui senza alcun pregiudizio - alcune tematiche sortite dalla lettura del libro Avanti, di Renzi.

Gli riconosce - ed è un bene da parte di un non "sostenitore" -, sincerità, chiarezza, capacità d'azione e di comprensione dei tempi politici, tenacia nello sforzo di liberare l'Italia dal cappio della rendita, anche di quelle coltivate dalle sinistre e, non ultimo, di aver smosso le acque ed il pantano dei governi tecnici e di aver assunto posizioni giuste e coraggiose soprattutto in Europa. Afferma, ed anche questo è un bene, che quindi ogni giudizio puramente distruttivo sul suo operato (pur nelle ombre di parte di esso) sarebbe ingiusto ed irrealistico.

Ma dove stanno i problemi? In una lettura astratta e confusa della realtà italiana che fa l’autore.

Secondo Bettini, nella visione renziana scomparirebbe la corposità del conflitto sociale in atto. Riconoscere che esso “derivi dalle cattive abitudini, dalle resistenze conservatrici, dalla pigrizia e dai ritardi” non basta, se l'unica azione riformatrice proposta è un atto di buona volontà lasciato ad un manipolo di bravi e capaci ragazzi dediti a far prevalere il bene contro il male. “L'eccessivo soggettivismo” porta Renzi a vedere il mondo come confronto tra buoni e cattivi, dove i buoni sono la sua classe dirigente ed i cattivi gli altri, senza una identificazione dei profili sociali e di classe da cui questo mondo è composto. Così, i buoni sentimenti celano il conflitto e l'asprezza della realtà che diventa solo una somma di singoli problemi via via da risolvere.

Rileggendo l'Agenda del Governo Renzi, personalmente non mi sembra appaia questo tipo di visione: quell'Agenda prevedeva una riforma al mese a cominciare da quella elettorale, passando per il tema del lavoro, della Pubblica Amministrazione, del Fisco, della Scuola, materie di per sé già complesse ed articolate, su cui il sistema italiano era ed è da tempo ingessato.

Non mi dilungo con tutte le altre riforme previste e/o attuate, che spaziano prevalentemente sul tema dei diritti civili e della semplificazione burocratica; non intendo farla lunga, ma mi preme sottolineare che la visione di ampio respiro c'è. Si può opinare sui contenuti e sulle modalità di dette riforme o sulla loro compiutezza, aggiungendo però che il Governo Renzi, come altri, ha dovuto sottostare alla farraginosità delle leggi di attuazione, ma questo è altro problema.

E non concordo neanche con l'affermazione di Bettini secondo cui il mondo diventa perfetto se si seguono le sue ricette (di Renzi, ndr): la sua linea è sempre giusta e le sconfitte non derivano da suoi errori! Al bando ogni autocritica!

Non mi pare di aver ascoltato prima e soprattutto con tanta insistenza un capo di Governo e segretario di Partito, dire: - "È colpa mia e mi assumo ogni responsabilità"- "Si può fare di più"- "Non ci accontentiamo"- "Ho sbagliato e mi dimetto".

Quanto poi all'inesistenza dei salotti romani ....quante contraddizioni! Uno, perché esistono e sono sempre esistiti. Due, perché il Bettini stesso dice che hanno facilitato carriere, ma mai certe o certa politica, e che alcuni PR di quei salotti sono referenti renziani. Conclusione: quindi questi salotti esistono, altroché!

Ma torno al dato saliente della visione della realtà, che mi porta poi alle successive considerazioni su "Quale Pd" costruire o ricostruire.

Io penso che nella visione di molti uomini politici e politologi di sinistra, manchi una visione di più ampio respiro rispetto alle feroci contraddizioni che sono alla base del sistema capitalistico e che la globalizzazione ha ingigantito.

Per dirla alla Cassano (cfr. Francesco Cassano: senza il vento della storia: la sinistra nel'era del cambiamento): supposto che il capitalismo non abbia alternative e che la globalizzazione sia un'occasione "come può la sinistra ritrarsi da quella posizione difensiva che la sta portando verso un terreno di non contatto con il "suo popolo" e con le aspirazioni che le sono care? La globalizzazione non è solo una banale restaurazione, non è solo espropriazione e sradicamento, ma un gioco di dimensioni planetarie nel quale nuovi protagonisti si sono affacciati sulla scena della storia. Ed a questo gioco largo ed imprevedibile, pieno di pericoli ed opportunità, la sinistra non può sottrarsi continuando a sentirsi ospite innocente in un universo cattivo e rimanendo ancorata ad un passato nostalgico che non esiste più".

In questo senso Renzi sembra aver capito ciò che è accaduto e sta ancora accadendo: si è seduto al tavolo di gioco cercando di sparigliare le carte. Le sue ricette non sono le migliori, ma sono le ricette che hanno riportato l'Italia a crescere, piano, ma a crescere: la notizia di oggi è il livello di occupazione delle donne mai così alto dopo il lontano 1977 ed hanno portato un Governo ad investire nuovamente su cultura e ricerca elementi chiave per ogni evoluzione sociale.

Qualcuno potrà dire: “questa ricetta non mi piace”, ma i dati di fatto ci sono. Questo per quanto concerne la visione del mondo (mettendoci dentro anche la nostra posizione in Europa) e della realtà.

Altro problema è quello su cui si sofferma Mario Lavia, ovvero la costruzione di una nuova identità del Pd e del suo popolo.

Indubbio che i temi su cui la Conferenza programmatica di ottobre e tutto il Pd devono concentrarsi sono sicuramente quelli del lavoro e delle tasse. La sensazione nel Paese è ancora di grande fatica, soprattutto negli strati sociali più bassi e nel Sud. Ed in questo è importante che il Segretario riesca ad avviare una nuova stagione nel suo rapporto con il Paese, sperando che quel clima di sospetto continuo a cui è stato ed è esposto si smorzi.

D'accordo con la tesi secondo cui Renzi non può permettersi di perdere altri pezzi, anche perché penso che la riottosità dei personaggi rimasti (Emiliano, Orlando, Cuperlo) possa essere gestita con l'inclusione "gestionale" peraltro effettuata di recente. Che debba aprirsi ad anime veramente indipendenti, laiche, plurali, vivaci e perché no allegre!

Ma ancora più importante mi pare l'instaurazione di un rapporto non più altalenante con la società italiana e con il "suo popolo". Un popolo, e qui sono d'accordo con Bettini, che non va sollecitato per sconfiggere i cattivi ma per decidere, condividere la sovranità, controllare e verificare il processo a cui appartengono, con sezioni o circoli che riprendano a discutere ed a diventare fucine di idee, supportati anche dal web ma dove l'elemento persona sia concreto ed individuabile nel suo apporto e nella sua partecipazione attiva.

Impostare giustamente come dice Lavia un altro tempo della sua segreteria affermandosi come capo del Pd e non dei Renziani, seppur maggioranza. Con questa visione si potrebbe nuovamente cominciare a pensare che il 40% delle elezioni europee sia un obiettivo raggiungibile e, perché no, superabile, ma soprattutto si creerebbe un Partito vivo, forte, propulsivo e partecipativo pronto per rispondere alle sfide di questo mondo globale.

Letto 4591

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Cinzia Tateo

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Aggiornato al 31 marzo 2018

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