Chi ha l’interesse a far fuori Renzi. Convergenze parallele.
Enzo Puro ipotizza strane convergenze parallele tra forze diverse che vogliono far fuori il maleducato ragazzotto fiorentino. Proprio quando una legge di stabilità innovativa e coraggiosa viene attaccata su questioni marginali (i limiti del contante) oscurando intenzionalmente le misure che contrastano le politiche di austerity finora perseguite
Stanno provando a nascondere la vera natura dirompente ed innovativa della legge di stabilità 2016. E lo stanno facendo l’insieme di quel caravanserraglio di forze che ha come unico obiettivo levarsi Matteo Renzi dalle scatole.
Al di là del merito (su cui è esercizio di sana democrazia dissentire ma anche consentire) c’è un dato di Renzi che è inoppugnabile e che lo rende bersaglio degli attacchi a più voci. Ed è il fatto che Renzi non risponde a nessun potere consolidato tra quelli conosciuti e che in economia come in politica hanno fatto il bello e cattivo tempo finora nel nostro paese; siano essi i rappresentanti di quel capitalismo familiare rovina della economia italiana oppure l’apparatchik della vecchia Ditta che a sinistra fino all’avvento di Renzi regolava tutto il traffico.
E c’è un altro dato a mio avviso da sottolineare. Esso riguarda quella parte più malata e cattiva dei mercati finanziari globali che hanno bisogno di instabilità ed incertezze nei singoli Stati nazionali al fine di poter continuare a razziare senza regole. E che vedono in questo giovane capo di governo italiano un leader pericoloso che sta provando invece a dare stabilità al nostro Stato. Stabilità e certezza delle regole che sono viste come il fumo negli occhi da questi poteri globali (che per fortuna non rappresentano la totalità dei cosiddetti mercati e ciò viene dimostrato dagli investimenti internazionali che cominciano ad affluire nel nostro paese).
Ed è singolare la strana ed inconsapevole convergenza che si viene a creare tra la “sinistra sinistra” che si oppone alle riforme istituzionali e invoca il referendum per abolire l’Italicum e le forze finanziarie selvagge globali che hanno bisogno della debolezza degli Stati.
E lasciatemelo dire con le parole di Franco Cassano, sociologo e filosofo oltre che deputato che in una intervista tempo fa spiegava perché non ha seguito quella che pure era la sua famiglia politica, Bersani e D’Alema in primo luogo:
“Tutti i maggiori studiosi, in prima fila quelli più radicali e di sinistra, sottolineano come oggi lo Stato nazionale e quindi la sede privilegiata delle decisioni politiche si sia drasticamente indebolito e sia stato scavalcato continuamente dal prepotere del capitale finanziario, dei grandi interessi transnazionali dalle multinazionali fino alla burocrazia di Bruxelles. In un quadro come questo una politica debole, paralizzata da mille spinte centrifughe e dalla rincorsa a continue mediazioni, incapace di decidere, lascia spazi immensi all’iniziativa di soggetti, come quelli che ricordavo, che non rispondono a nessun mandato democratico. Pertanto ogni passo che va nella direzione di aumentare la capacità di decisione politica del sistema non è un attacco alla democrazia, ma esattamente l’opposto, lo strumento per far entrare nel mondo dei decisori globali anche le decisioni prese dallo Stato. E devo dire che trovo strano che la sinistra del Pd, anche dimenticando una parte della propria storia, non sembri sensibile a questo argomento, che per me è cruciale”.
Ed oggi questa inedita alleanza sta provando a nascondere, come dicevo all’inizio, la forza innovativa e dirompente della legge di stabilità.
E lo sta facendo concentrando il focus della polemica sulla presunta mancanza di volontà di Renzi di colpire l’evasione fiscale.
Naturalmente questo non è vero, come dimostrano d’altronde sia i dati del recupero di evasione in forte crescita (malgrado le difficoltà dell’Agenzia delle Entrate che si è vista decapitare dalla Corte Costituzionale oltre 700 dirigenti assunti senza concorso e di cui nulla può essere imputato all’attuale governo) sia le leggi volute dal governo ed approvate dal parlamento che riguardano 1) l’adozione della legge antiriciclaggio, 2) la reintroduzione del falso in bilancio, 3) la fatturazione elettronica, 4) la voluntary disclosure per il rientro dei capitali, 5) l’abolizione del segreto bancario, 6) la firma degli accordi, per la prima volta nella storia, con Svizzera, Liechtenstein e Vaticano per scovare gli evasori, 7) l’adozione di riforme come lo split payment per combattere l’evasione IVA, 8) la realizzazione della delega fiscale che cambia ed informatizza il rapporto tra fisco e contribuente semplificando l’incrocio delle banche dati.
Ma questa polemica, sollevata ad arte, occupa il dibattito politico sui giornali e la TV.
E la minoranza dem ha sostituito l’orizzonte socialista con il limite del contante (della serie l’indebolimento della specie!!).
Ma l’innovazione e la forza della manovra sta in altro.
Per anni la sinistra si è opposta al mantra europeo dell’austerità. E per anni abbiamo chiesto di fare come Obama che per stimolare la ripresa ha fatto manovre espansive in deficit.
Oggi che la manovra del governo del PD, pur restando al di sotto dei parametri europei e rispettando le regole che tutti insieme ci siamo dati, dopo anni di tagli e sacrifici, è una manovra consapevolmente in deficit attraverso l’utilizzo di quella flessibilità che il PD è riuscito ad imporre all’Europa. Ecco, oggi che si mette in pratica un indirizzo chiesto per anni, ci si occupa invece polemicamente del limite del contante, questione importante per carità ma ben misera cosa rispetto agli obiettivi ed ai contenuti della manovra. La mala fede è evidente.
Ed è una manovra che continua ad aggredire il tema della tassazione abbassando tasse senza penalizzare i comparti più importanti che da sempre negli anni passati hanno visto la scure dei tagli abbattersi su di essi.
Si tagliano le tassema i Comuni saranno interamente compensati dallo Stato per la perdita di gettito conseguente alle predette esenzioni di Imu e Tasi sulle abitazione principali.E i Comuni virtuosi vengono anche (lo chiedevano da tempo) liberati dai vincoli del patto di stabilità che impediva loro di investire le sopravvenienze attive.
Si tagliano le tasse ma il settore dell’istruzione continua ad essere potenziato e continua la politica di assunzioni nella scuola pubblica e si prevedono consistenti investimenti nella ristrutturazione e manutenzione degli edifici scolastici.
Si tagliano le tasse e il settore della sanità vede l’aumento di un miliardo del suo stock complessivo, un aumento inferiore certo a quello chiesto dalle Regioni ma sempre un aumento e non una diminuzione.
Si tagliano le tasse ma si assumono 500 unità al Ministero dei beni culturali da destinare a Musei e siti archeologici (una risposta ai casi Pompei e Colosseo) e si aumenta il bilancio della Cultura.
Si tagliano le tasse ma all'assunzione di 1.000 nuovi ricercatori vengono destinati 45 milioni nel 2016, che salgono a 60milioni nel 2017 e a 80milioni nel 2018.
Si tagliano le tasse ma 500 nuovi professori universitari saranno selezionati sulla base del merito tra i migliori cervelli, all'estero o “in trappola” in Italia, in settori strategici per il futuro del Paese. Per tale misura sono previsti 40 milioni per il prossimo anno e 100milioni dal 2017.
Si tagliano le tasse ma viene prevista la settima operazione di “salvaguardia” per gli esodati, a favore dei soggetti in difficoltà con il lavoro e che non hanno ancora maturato i requisiti della legge Fornero per accedere al pensionamento.
Si tagliano le tasse ma viene istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 'Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale al quale è assegnata la somma di 600 milioni di euro per il 2016 e di un miliardo a decorrere dal 2017. Il Fondo finanzierà la legge delega sulla povertà che verrà approvata come collegato alla legge di stabilità. Parte la prima misura strutturale contro la povertà, che sarà prioritariamente rivolta alle famiglie povere con minori a carico.
Si tagliano le tasse ma vengono destinati 90 milioni nel 2016 per la Legge sul “Dopo di noi” per sostenere persone con disabilità al venir meno dei familiari. E viene rifinanziato il Fondo per la non autosufficienza per un totale di 400milioni di euro.
Si tagliano le tasse ma vengono destinati 450 milioni per affrontare il disastro della terra dei fuochi e viene istituito un fondo di garanzia per l’Ilva per superare la crisi.
Ma è importante ribadire che il taglio delle tasse non è solamente l’eliminazione dell’IMU e della Tasi sulla prima casa, con esclusione delle ville e dei castelli.
Il governo ha previsto una serie di misure di tagli delle tasse in diversi settori tutti mirati ad accompagnare quella crescita economica di cui si vedono i primi segnali ma che avrebbe bisogno di andare più al galoppo. Ed è chiaro che se l’economia non cresce e non cresce il PIL per i prossimi anni sarà dura.
E quindi un governo responsabile punta a potenziare la crescita.
E lo fa con tanti strumenti.
Naturalmente la copertura in deficit dei quasi 17 miliardi necessari ad impedire l’aumento dell’Iva di 2 punti previsto come clausola di salvaguardia dai governi ordoliberisti di Monti ed Enrico Letta è una misura che guarda alla crescita, perché un aumento dell’IVA avrebbe depresso i consumi ed influito negativamente sulla crescita.
Ma è taglio delle tasse finalizzato alla crescita anche la misura volta a incentivare gli investimenti in beni strumentali nuovi aumentando la deduzione fiscale al 140% (a partire dal 15 ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2016.
Ed è anche taglio delle tasse finalizzato alla crescita anche l’esenzione dall'Imu di tutti i terreni agricoli – montani, semimontani o pianeggianti - utilizzati da coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali e società. Il taglio è di 450 milioni.
Come è taglio delle tasse finalizzato alla crescita l’eliminazione del pagamento dell’IMU su quei macchinari che per la loro dimensione sono imbullonati a terra e che paradossalmente venivano considerati come una cubatura soggetta a tassazione. L’alleggerimento fiscale è pari a 530milioni di euro.
E’ taglio delle tasse l’azzeramento dell’Irap per le attività economiche legate alla caccia ed alla pesca.
Ed è sicuramente un taglio delle tasse finalizzato alla crescita la proroga della decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2016. Tale misura complessivamente porta a un alleggerimento pari a 834 milioni nel 2016 per salire a 1,5 miliardi nel 2017.
E come non chiamare taglio delle tasse finalizzato alla crescita l’aumento dal 36% al 50% della detrazione sulle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie, confermando l'attuale livello di agevolazione e confermando altresì al 65% il cosiddetto 'ecobonus', la detrazione sulle spese per gli interventi di riqualificazione energetica degli immobili. Ed è taglio delle tasse il bonus per l’acquisto di mobili per la prima casa svincolandolo però dai lavori di ristrutturazione,
E rientra nel taglio delle tasse anche l’applicazione dell'aliquota ridotta del 10% sulla quota di salario di produttività, di partecipazione agli utili dei lavoratori o di welfare aziendale derivante dalla contrattazione aziendale con uno sgravio fiscale complessivo di 430 milioni nel 2016 che sale a 589 negli anni successivi.
Ed è taglio delle tasse finalizzato alla crescita la riduzione dell’IRES del 3,5%, dall'attuale 27,5% al 24%, a partire dal 2017, con uno sgravio di 3,8 miliardi nel primo anno che arriverà a circa 4 miliardi dall'anno successivo. Si potrà anticipare di un anno l'entrata in vigore della riduzione dell'aliquota qualora le istituzioni europee accordino la 'clausola migranti'.
Infine è taglio delle tasse finalizzato alla crescita è lo straordinario intervento fatto sulle Partite IVA e su quello che viene chiamato il regime dei minimi.
Viene portato a 30.000 € per i professionisti ed a 25.000 € per le altre imprese il limite di fatturato sotto cui si ha accesso al regime forfettario di vantaggio del 15% (oggi il limite era di 10.000 €)
Ed è di una rilevanza strategica il particolare favore di cui verranno a godere le start up, coloro che accendono adesso una Partita IVA. Per i primi 5 anni di attività (e non più per 3) l’aliquota scende dal 10% al 5%.
Un elenco lunghissimo di aumenti di spesa in comparti strategici e di riduzione di tasse tutte finalizzate alla crescita che naturalmente viene nascosto dai media e sottovalutato dalla minoranza dem che preferiscono, all’unisono concentrarsi su dati marginali e che non danno certo la cifra ed il cuore di una manovra che scommette sulla crescita e, come dice sempre il premier, sulla fiducia degli italiani in se stessi.
Ma la forza della realtà sarà questa volta più forte dei frame negativi che in molti stanno provando a mettere in piedi.
Dati social all'8 febbraio 2016
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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