Autogol e mezze stagioni. O della pura sinistra

Ci sono persone che si definiscono compagni e che solo per questo si considerano depositarie assolute del patrimonio della sinistra. Queste persone fanno pensare a un calciatore che tira contro la sua stessa porta fino a fare autogol e che alla fine della partita dice con consumata sicumera che sapeva già che si sarebbe perso

Letto 6331
Autogol e mezze stagioni. O della pura sinistra

Ci sono persone che si definiscono compagni e che solo per questo si considerano depositarie assolute del patrimonio della sinistra, le uniche detentrici della Verità, le sole a sentirsi autorizzate al rilascio della ricetta giusta per guarire i mali del mondo. Persone che pure quando si mostrano con la tipica aria sofferta e meditabonda dell’intellettuale alle prese col sacro fuoco del dubbio confermano invece tutta la loro supponenza. E guai a contraddirle perché la supponenza si trasforma immediatamente in livore e allora via a minacce, ricatti e al puntuale e rigoroso sinistro sbatter di porte.

Persone incapaci di sostenere un confronto, di riconoscere una realtà diversa da quella che si ostinano a vedere, così refrattarie nell’ammettere di essere minoranza che preferiscono ratificare questo loro stato continuando ad alimentare la storica sequela di partitini, movimentini, liste e listerelle che nel corso del tempo si sono formate, sciolte, unite, diluite, fuse, scisse e ancora riformate con l’unico comun denominatore del no a tutto quel che mette in discussione le loro incrollabili certezze.

In nome della democrazia, dicono. Peccato che la democrazia non solo è confronto di idee e proposte, possibilmente fattibili, ma anche l’accettare le decisioni della maggioranza. Vale per la vita di un partito come per quella del Paese. La democrazia non è quindi un capriccio infantile come lo definì quel Lenin che ancora oggi viene santificato da queste improbabili vestali della purezza ideologica. 

Piuttosto queste persone fanno pensare a un calciatore che tira contro la sua stessa porta fino a fare autogol e che alla fine della partita dice con consumata sicumera che sapeva già che si sarebbe perso. Naturalmente incolpando i suoi compagni di squadra e in particolare l'allenatore di turno. Un copione che nostro malgrado sappiamo a memoria.

Una memoria che in loro sembra proprio funzionare a fasi alterne. Diciamo secondo convenienza, ecco.

Perciò non è per niente strano che lo psicodramma di questi giorni per la perdita di Genova li veda totalmente rimuovere gli eventi che precedettero le elezioni in Liguria e la stessa scelta del nuovo candidato sindaco. Eventi che li hanno visti protagonisti, non spettatori. Pare di rivivere l’identico psicodramma vissuto quando a capitolare fu la rossa Bologna, per di più finita - figuriamoci! - in mano a Guazzaloca di mestiere macellaio. E Bologna la dotta non fu sola perché stessa sorte toccò a tante altre roccaforti rosse che più rosse non si poteva. Eppure in quegli anni al timone c’erano esperti navigatori, impavidi generali alla testa di gioiose macchine da guerra, i futuri padri di memorabili girotondi e quello che secondo questi pasdaran del sol dell’avvenire ma con protezione 50 sarebbe diventato in seguito il famigerato usurpatore fiorentino era solo uno scolaretto.

Questi compagni sembrano dimenticare in che stato versava l’Italia fino a soli pochi anni fa e le cause esterne, ma anche interne alle quali hanno pure contribuito, che l’hanno determinata. Sembrano dimenticare l'aver sostenuto assieme all’odiato Berlusconi il governo Monti, le accorate suppliche affinché Napolitano proseguisse il suo mandato per portare a termine le tanto invocate riforme. Sembrano dimenticare la non vittoria alle politiche del 2013, gli sberleffi subiti da Bersani all’indomani del voto. E nonostante i cumuli di insulti subiti dai grillini proprio il titolare della ditta ha addirittura definito il Mo-vi-mento una formazione di centro. Sindrome di Stoccolma? Stessa lungimiranza coi baffi secondo cui la Lega era una costola della sinistra?

Questa super sinistra ha appoggiato, o meglio si è aggrappata a grandi unioni elettorali salvo mollarle al primo male al pancino, al primo vasino sporco dove bisognava infilare le mani per ripulirlo, appena l’astinenza da distinguo cominciava a mordere. Hanno votato no al referendum per migliorare la Costituzione assieme a chi dei suoi principi fondamentali se n’è ampiamente strafregato. E hanno pure brindato.

Hanno votato contro tutti i provvedimenti dei governi Renzi e Gentiloni, senza mai riconoscere minimamente i primi risultati. Continuano a mettere sullo stesso piano grandi e piccole imprese rivelando una totale incapacità di capire la realtà parlando di categorie in modo così generalizzato da non accorgersi delle numerose sfaccettature che le caratterizzano, un modo buono solo per schivare qualsiasi discorso sul merito. Solo sui diritti civili alcuni hanno votato a favore vagheggiando però sul partito della nazione mentre altri si sono astenuti dando ipocritamente fondo a tutto il loro opportunismo.

Eccolo qui, dunque, l’esempio del calciatore che fa autogol di cui sopra. E allora per queste persone che non perdono occasione per dire che tutto quello che è stato fatto finora avrebbe portato via consensi sorge spontanea la seguente domanda: ma se siete così preparate, determinate, organizzate, lungimiranti, credibili, non divisive ma inclusive e dotate pure di un irresistibile appeal come mai non ne avete mai azzeccata una? E come mai nelle urne avete sempre trovato una manciata di coriandoli?

Ma si, per loro la colpa è sempre di qualcun altro. La parola autocritica l’avvertono come fosse una pistola puntata alla tempia. Forse un giorno arriveranno alla conclusione che tutto dipende dal fatto che non ci sono più le mezze stagioni. Sempreché non si scindano sulla delicata questione se sia più di sinistra la temperatura effettiva o quella percepita.

Letto 6331

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Fabio Lazzaroni

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Aggiornato al 31 marzo 2018

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