Ma Repubblica è contro o è a favore del Fiscal Compact e della austerity che strozza la crescita?
Pur di attaccare Matteo Renzi editorialisti e commentatori di Repubblica sposano le tesi della tecnocrazia europea. Secondo loro l’Italia dovrebbe obbedire ciecamente agli aut aut della Commissione che sempre più è in mano agli ordoliberisti nord europei. Farebbe bene il PD a rilanciare con forza le critiche di Renzi a questa Europa. Un tema centrale per il Congresso. Le opinioni di Fitoussi e Amartya Sen e del ministro Calenda
Non capisco e non me ce faccio capace. Il quotidiano la Repubblica ed il fallimentare conduttore di Ballarò, Massimo Giannini, hanno fatto nei mesi scorsi una campagna contro Renzi sostenendo che è un leader non di sinistra e sicuramente liberista.
Negli ultimi giorni cavalcano invece le richieste UE di correzioni dei conti addossando al governo Renzi la colpa di non rispettare i parametri europei.
Queste opinioni bypassano un fatto politico di fondo e cioè che le scelte economiche di un governo sono scelte politiche e, sulla base di questo assunto, le leggi di bilancio Italiano rispondono all’input politico di contestare la politica di austerity e di rigore caldeggiata dai paesi nord europei e dai Partiti conservatori ordoliberisti.
Per cui bisognerebbe evitare di fare la morale come se le richieste della UE fossero richieste oggettive e non scelte politiche precise.
Dopo Bratislava Matteo Renzi usò parole chiarissime che restano scolpite ancora oggi:
“Bisogna riconoscere che l’austerity europea ha fallito.
Non so a cosa si riferisca la cancelliera Merkel quando parla di spirito di Bratislava. Se continua così più che lo spirito di Bratislava discuteremo del fantasma dell’Europa.
A Bratislava abbiamo fatto una bella crociera sul Danubio, tutti insieme. Ma io speravo di rispondere alla crisi provocata dalla Brexit, non solo di farmi un giro in barca.
La sfida sarà a marzo 2017, quando a Roma festeggeremo i 60 anni dell’Ue: come ci presentiamo davanti ai concittadini di tutto il Continente? Spiegando che l’Europa dei padri fondatori è diventato un noioso club di regole finanziarie e algoritmi tecnici? O restituendo un’anima alla visione europea?
Li ho portati a Ventotene per costruire un percorso, non per vedere il panorama o mangiare il pesce.
L'Europa se non cambia è solo un museo, invece penso che sia un laboratorio, una priorità per le nuove generazioni.
Oggi è un dovere rilanciare sui giovani, sugli investimenti pubblici e privati non solo sull’austerity; sull’Europa sociale e non solo sull’Europa finanziaria. Dalle infrastrutture digitali alla ricerca l’Europa deve avere una strategia, non solo un insieme di regole che ognuno interpreta come vuole, dalle tasse al patto di stabilità.
Sogno un’Europa che torni a innovare, a crescere, a essere dinamica e attrattiva. Non solo l’Europa delle burocrazie e dei vertici dei capi di governo.
La legge di Bilancio italiana è pronta, altri dovranno giustificarsi per il mancato rispetto delle regole, a cominciare dalla Spagna, che ha un deficit doppio del nostro o della Francia che non rispetta nemmeno Maastricht con il deficit ancora sopra il 3%.
Ma anche la Germania viola la regola del surplus commerciale: dovrebbe essere al 6% ed invece sfiora il 9%.
Non sto zitto per quieto vivere. Credo che il governatore della banca centrale tedesca abbia un compito abbastanza ingrato e difficile. A lui va tutta la mia solidarietà perché deve affrontare la grande questione delle banche tedesche: facciamo il tifo perché ci riesca.
Gli diamo un affettuoso abbraccio di buon lavoro visto che per qualche decina di miliardi di crediti deteriorati delle banche italiane ci sono centinaia di miliardi di derivati in quelle tedesche”
Se in nome di regole burocratiche astruse, qualcuno vuole impedire all’Italia di mettere a posto le scuole con gli interventi antisismici come pensate che possa reagire una famiglia normale? Semplice: darà la colpa all’Europa della propria paura per i figli. Odierà l’Europa considerata responsabile di tutto. Poi non ci stupiamo se crescono ovunque i movimenti populisti e demagoghi”.
Più di recente, nel corso della Direzione PD, Matteo Renzi ha detto, visto che nel 2017 finisce la fase sperimentale del Fiscal compact e che bisogna decidere cosa fare per il futuro, che il PD ed il governo italiano dovranno battersi per toglierlo di mezzo visto che non ha raggiunto i suoi obiettivi ed è stato un ostacolo nel combattere la crisi economica e finanziaria degli Stati.
E questa di Matteo Renzi non era certo di una linea avventurista ed improvvisata ed oltre all’appoggio politico di Obama e dei Democratici americani (che oggi purtroppo è meno forte avendo la Clinton perso con il populista Trump) aveva anche il consenso di tanti insigni economisti.
Come ad esempio il premio Nobel Amartya Sen che di recente, partecipando ad un convegno su Sraffa, ha detto che fa bene Matteo Renzi a 'stressare' l'Europa sulla crescita. "Io non ho mai criticato la costruzione europea, tutt'altro. L'Europa che ho in mente è ancora quella di Ventotene. Semmai non ho condiviso la creazione di una unione monetaria sganciata da una costruzione politica. Quindi se oggi un governo fa sentire la sua voce a Bruxelles per chiedere che si faccia di più per la crescita e si smetta di pensare solo all’austerità, credo che quel governo stia facendo la cosa più intelligente che si possa fare".
Oppure come l’economista Jean Paul Fitoussi, che è stato molto netto quando ha affermato che “chi continua a sostenere l’austerità si scava la fossa, politicamente parlando, e consegna l’Europa alle Le Pen o ai Grillo. I populismi si nutrono di ciò, della stagnazione, della disoccupazione di massa.
La mossa di Renzi di alzare il tiro e porre il veto al bilancio europeo è una mossa che prova a smuovere le acque stagnanti dell’Europa della austerità. Un atto di coraggio con cui Renzi ha dimostrato coerenza tra quanto detto a più riprese e la scelta sostenuta".
Molto chiara in proposito anche l’opinione del ministro dello Sviluppo economico Antonio Calenda che ha dichiarato: “La discussione che dobbiamo aprire il prossimo anno a Bruxelles è sull’esistenza in vita del Fiscal compact, le regole del Fiscal compact, improntate al rigore, non stanno funzionando più, in particolare, sul tema degli investimenti”.
Secondo Calenda, per costruire “una società che va avanti servono incrementi degli investimenti pubblici e privati, e quelli fatti dallo Stato vanno considerati fuori dal Patto di stabilità”.
Ecco io mi auguro che Renzi vinca il Congresso del PD e lo faccia su questa linea di contestazione del rigore ordoliberista europeo.
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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