Basta con le fake news su Roma sgovernata da venticinque anni. Il caso Atac.
Il frame populista che accomuna le Giunte virtuose di Rutelli e Veltroni con quelle venute dopo è un frame fasullo. Le cifre del caso Atac lo stanno a dimostrare. Fino al 2008 l’Atac produceva risparmi ed aumentava i chilometri erogati pur vedendo una diminuzione del personale (soprattutto tra gli amministrativi). Il tutto esplode con Alemanno. La pericolosissima china intrapresa dalla Raggi che ha cambiato in un anno 5 manager (un record).
E’ forse ora che il PD a Roma superi ogni timidezza ed inizi a dire, con cifre e fatti, che il “frame” populista che fa di ogni erba un fascio e parla di una Roma sgovernata negli ultimi venticinque anni è un frame fasullo, una fake ben costruita che molti ripetono senza sapere di cosa parlano (e dispiace che anche Ignazio Marino a suo tempo si sia lasciato andare a questa deriva populista).
Il tutto iniziò quando Alemanno si inventò la bufala/alibi del debito fuori controllo (bufala su cui non mi dilungo rimandandovi alla dettagliata ed esaurientissima nota di Marco Causi, (Controrelazione sul bilancio del Comune di Roma) .
E non sto qui a ricordare l’enorme, gigantesca dotazione di parchi pubblici attrezzati realizzati nel quindicennio Rutelli Veltroni (rimando ad un mio articolo su questo blog, I grandi vuoti urbani; una grande eredità del modello Roma).
Intendo invece soffermarmi sull’ATAC e sulle profonde differenze tra le politiche delle Giunte Rutelli Veltroni e quelle delle epoche successive.
Perché, ripeto, è ora di finirla di mettere sullo stesso piano le azioni riformiste del centrosinistra a Roma e quelle degli sfascisti Alemanno e Raggi. Non siamo tutti uguali.
Come sottolinea giustamente Massimiliano Valeriani, capogruppo PD alla Regione Lazio, “dal 1993 al 2007 le amministrazioni capitoline di centrosinistra avevano garantito una continuità del management delle società municipalizzate, i bilanci venivano chiusi in attivo e i livelli di produzione dei servizi di trasporto aumentavano costantemente. In particolare, dal 2000 al 2007 il personale di Trambus era diminuito di 1.000 unità con un risparmio di 478 milioni di euro per il costo delle risorse umane, mentre i chilometri di servizio erogati erano circa 116 milioni contro i 90 milioni di km attuali. Nell’ultimo decennio, invece, abbiamo assistito ad un decadimento del sistema della mobilità collettiva, con pesanti inefficienze ed estese criticità gestionali, oltre ad forte indebitamento, che nel 2013 aveva già raggiunto la cifra di un miliardo di euro, con una spesa elevata per la gestione del personale e una rilevante riduzione del trasporto pubblico nella città di Roma”. (la rivoluzione disattesa)
Si avete capito bene.
Nel quindicennio del centrosinistra:
- I bilanci di Atac erano in attivo
- Il personale era diminuito con un risparmio di 478 milioni di euro.
- Malgrado questo i km di servizio erogati erano circa 116 milioni contro i 90 milioni di oggi.
Inoltre come ricorda l’onorevole Ranucci nel suo intervento (resoconto stenografico Senato) alla Commissione Trasporti del Senato “il personale non alla guida nel 2008 si riduce al 25 per cento contro il 32 per cento del 2000 (il che vuol dire più autisti). La verità nel nostro Paese va ristabilita, Presidente, altrimenti anche le buone esperienze vengono travolte dal più bieco populismo, e questo non è più accettabile”.
E’ dal 2008 che le cose tornano a precipitare, con le assunzioni clientelari di centinaia e centinaia di persone (cubiste comprese) nei ranghi del personale amministrativo e non tra gli autisti laddove servivano e con la diminuzione di milioni di chilometri erogati.
“L’Amministrazione Raggi – come sottolinea Valeriani - ha sottovalutato la situazione di Atac per oltre un anno: un arco di tempo che ha visto il cambio di 5 manager alla guida dell’azienda, senza che venisse mai elaborato alcun piano industriale. Ora la Giunta Cinquestelle ha deciso di abdicare alle sue responsabilità politiche per affidare ad un tribunale il futuro della società di trasporto pubblico e dei suoi lavoratori.
Con la scelta del concordato preventivo, infatti, saranno l’Advisor tecnico e il giudice a predisporre, accettare e monitorare il piano di rientro, in un sottile equilibrio di tempi e procedure che al minimo ostacolo rischia di far precipitare il progetto di risanamento in modo irreversibile. Questo perché è la prima volta che si ricorre a tale strumento per un’azienda di grandi dimensioni: non ci sono casi di giurisprudenza e il confronto con quanto avvenuto a Livorno per la società di gestione dei rifiuti è semplicemente improponibile”.
Un'altra strada però è possibile come ha dimostrato la Regione Lazio “anche la Cotral quattro anni fa era sull’orlo del fallimento, mentre oggi l’azienda regionale chiude il bilancio con un utile di oltre 8 milioni di euro, i conti economici sono in ordine ed è stato rinnovato il parco mezzi con la fornitura di oltre 400 nuovi bus, che hanno permesso di garantire maggiore efficienza e qualità ai pendolari del Lazio. Cotral rappresenta una sfida vinta: è una società sana e competitiva, guidata da manager capaci e senza intromissioni della politica. Ora è pronta ad affrontare con successo la gara per la gestione del servizio di trasporto extraurbano nel 2019”.
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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