Italia Viva. Chi ben comincia…
Il tentativo di bloccare la stessa nascita di Italia Viva è fallito. Ora è necessario aprire una fase nuova
Non si creda che l’attuale direzione del Pd non lavori da mesi a chiudere lo spazio politico su cui poteva affermarsi un’eventuale scissione renziana.
Ci aveva già cominciato a pensare Carlo Calenda dopo le elezioni europee, più o meno d’accordo con Zingaretti. Perché si sa, quello che fa Zingaretti è sempre circondato da un alone di mistero e di nebbia.
E quando Calenda lanciò la sua proposta di costituire un nuovo partito dei moderati, col permesso di Zingaretti, però, la reazione di una parte del Pd, fu veemente e contraria.
Certo quest’operazione molto somigliante a quella del partito contadino polacco del dopoguerra aveva qualcosa di ridicolo, come rilevò Renzi al tempo.
Ma aveva forse qualche fondamento nella testa di Zingaretti.
L’intenzione era quella di anticipare l’eventuale scissione di Renzi, andando a occupare preventivamente lo spazio politico della nuova formazione.
Non a caso Calenda si scisse in fretta e furia, ma fu una scissione solamente annunciata, senza parlamentari al seguito, senza riferimenti territoriali, senza nulla.
Una sceneggiatura con un solo attore protagonista.
E cui fu offerta la tribuna del Festival nazionale dell’Unità per lanciarla. Una stranezza se ci fate caso.
Insieme a quest’operazione è probabile che ne sia stata lanciata un’altra in quei giorni. Semisegreta, sempre.
Sondaggio segreto di mezza estate
Nel fuoco della crisi agostana e del protagonismo indiscusso di Renzi, si poteva leggere un commento del professor Piepoli. Il cui contenuto era il seguente: "Il Partito di Renzi può aspirare al massimo all’1 o 2%”. Stranissima in verità questa intervista pubblicata il 13 agosto. Io ho pensato a un improvviso colpo di sole perché in quel momento Renzi imperversava nei media come il protagonista del ridimensionamento salviniano.
Ma il commento del professore non si limitava a questo, aggiungeva delle considerazioni politiche secondo cui: ”Il Pd poteva crescere e svilupparsi fortemente se si fosse liberato dall’anomalia renziana”.
Giuro che non ho mai sentito un sondaggista che si lancia in previsioni di questo genere da stratega della politica.
A corredo forse di un sondaggio segreto. Ma che segreto doveva rimanere fino a un certo punto.
D’altra parte di sondaggi semisegreti sono intrise anche le ultime elezioni in Umbria quando il Fatto Quotidiano scriveva il 6 Ottobre che vi era un sondaggio assai rassicurante per il Nazareno in cui Bianconi era in testa.
E che poi veicolarono attraverso Cartabianca, l’8 Ottobre.
I sondaggi orientati contro Italia Viva
Ritornando a Italia Viva il tentativo di bloccarlo sul nascere a fine settembre si è avvalso del coordinato Cartabianca-Repubblica che la diede sul nascere al 2,9% nei sondaggi, mentre tutti gli altri istituti la davano mediamente al 5%.
Per un mese, settimanalmente, il martedì erano diffuse le cifre, che l’indomani mattina Repubblica diffondeva in prima pagina. Che ridimensionavano in maniera innaturale i consensi di Italia Viva.
Lo scopo era quello di bloccarne qualsiasi potenzialità attrattiva, definendola come formazione neanche in grado di superare la soglia di sbarramento.
E il combinato disposto antirenziano tra la Berlinguer e Giannini apparve in tutta la sua evidenza quando in trasmissione cercarono di massacrare la Bellanova perché astro nascente della nuova formazione.
Cronaca artefatta della Leopolda
E i tentativi si sono perpetrati a ottobre col tentativo di bloccare la partecipazione alla Leopolda da parte di Orlando che arrivò a paragonarla al Papeete, mentre l’Annunziata ne annunciava il possibile flop, mentre le prenotazioni all’evento triplicavano quelle dell’anno precedente sfiorando trentamila richieste.
E infine con De Angelis che dalla Leopolda stessa parlava di un Cesare senza armate, riferito a Renzi, mentre si aggirava tra migliaia di partecipanti entusiasti.
Insomma le hanno provate tutte per ritrovarsi oggi con un sondaggio del Corriere della Sera che dà Italia Viva in crescita al 6,2% e il Pd in caduta libera con il 5,5% in meno rispetto alle elezioni europee di qualche mese fa.
E con la definitiva certificazione del fallimento di Zingaretti che ha visto morire sul nascere in Umbria la sua “alleanza strategica” col movimento cinque stelle.
Col che si può concludere che il tentativo di uccidere nella culla la creatura renziana sia definitivamente fallito e che il dato superiore al 6% ne determina ora una forte attrattività anche elettorale.
Dentro il Pd, innanzitutto, in cui lo smottamento verso Italia Viva si prevede sarà ancora consistente, ma verso altre aree di riferimento che cominciano a vedere questa formazione raggiungere nei numeri Forza Italia. Dato psicologico da non trascurare.
Se Italia Viva continuerà a mantenere il profilo di forza liberal democratica capace di contrapporsi allo statalismo del “tassa e spendi” dei cinque stelle alla Castelli, ma non solo, potrà ulteriormente rafforzarsi.
Come dimostrano i successi nella manovra finanziaria su cedolare secca, tassa sulle merendine, sulla tassazione delle auto aziendali, su aumento selettivo dell’Iva.
Un protagonismo responsabile che non mette in discussione l’equilibrio di governo e su cui da ora in poi non potrà essere più esercitato il ricatto delle elezioni anticipate da parte dei dirigenti del Pd.
Perché con questi sondaggi ora quelli che hanno più da temere sono proprio loro.
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Enzo Pino
Pensionato, commentatore politico per diletto. Collabora con diverse riviste on line. Già responsabile del Centro Studi Ricerche e Fomazione Cgil Sicilia.
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