E lucean le stelle

L’omino e l’anonimo

Letto 5454
E lucean le stelle

La crepa si apre a marzo 2014: Federico Pizzarotti organizza il secondo incontro tra gli aspiranti sindaco del M5S, in vista delle comunali in programma a maggio. Parma era un punto di riferimento per gli attivisti candidati delle varie città. Pizzarotti riceve anche una telefonata da Gianroberto Casaleggio: “E’ una bella iniziativa, sembra un buon modo per fare rete”. In poche ore cambia però tutto. Sul blog compare un comunicato: ”L’incontro con i sindaci e candidati sindaco del Movimento 5 Stelle alle Amministrative di maggio, organizzato da Pizzarotti a marzo, non è stato in alcun modo concordato con lo staff né con Beppe Grillo”. Fino a quel momento, sui media la rottura tra Pizzarotti e il Movimento era come sussurrata. Ma nulla più. La maggior parte degli attivisti, per un rigurgito di sentiment democratico, prende però le difese di Pizzarotti. E, nonostante il veto, si presentano oltre 300 attivisti. La Gazzetta di Parma titola “Pizzarotti batte Grillo”. Quel sindaco che, tutte le mattine degli ultimi due anni si reca in Comune in sella alla bicicletta, scollina e scende veloce.

La ferita è però destinata ad allargarsi. E il consigliere regionale emiliano Giovanni Favia, espulso da poco, non si meraviglia: ”Pizzarotti è nella black-list di Grillo da tempo. Non lo hanno espulso solo perché temono che esploda la scissione interna”. Se ne deduce la cifra politica di Pizzarotti, riconosciuta anche dal vertice grillino. Già allora il sindaco era abbondantemente fuori dal Movimento. Una scissione avrebbe svestito definitivamente il movimento della sua presunta verginità, già compromessa dalle espulsioni a raffica.

Lo stesso Pizzarotti inizia ad avvertire profumo di espulsione. Gli stessi inviti che riceve per sostenere la campagna elettorale di Livorno e di Reggio Emilia vengono prontamente cancellati: “Pizzarotti non dovete invitarlo”. Dopo la sberla delle Europee, con il PD di Renzi al 40,8% e i grillini quasi doppiati, il Movimento stringe l’alleanza con l’UKIP di Nigel Farage. Pizzarotti lo considera un grave errore, frutto dell’inesperienza. In un’intervista, critica il metodo di selezione dei candidati, definendolo “migliorabile”: dal web erano infatti usciti candidati mai visti sul territorio, saltati fuori dal nulla per salire sul carro del presunto vincitore.

Alle critiche, il blog risponde duramente: “Capitan Pizza, perché parli?”. Pizzarotti chiede pubblicamente un incontro con Grillo, ma ottiene solo un’altra risposta sul blog: una canzone di Guccini, “Vedi cara”, in cui si parla di un addio, della fine di una storia d’amore. In quattro anni Pizzarotti vedrà Beppe Grillo un paio di volte. Il sindaco paragona il blog a un manganello e spiega: “Ho sempre sostenuto che Beppe Grillo fosse mal consigliato da chi non comprende per nulla il ruolo di un amministratore pubblico. La politica è dialogo e discussione, anche con chi sventola bandiere diverse. Quando urli “Tutti a casa”, una città non la governi, la sfasci. C’è chi la mattina si sveglia e grida che bisogna cambiare il mondo perché è tutto uno schifo. E chi la mattina si sveglia, si rimbocca le maniche e prova a farlo, cambiando un pezzo di mondo alla volta, con gli strumenti che ha a disposizione e che, purtroppo, appartengono a quel mondo. Un Paese va avanti se prende e decide. Se tentenna o temporeggia è condannato alla stagnazione. C’è una società che corre più veloce della politica”.

Pragmatico, Pizzarotti è profondamente segnato dalle stragi di migranti in mare di questi mesi. Cita la visione globale di John F. Kennedy, la questione morale di Enrico Berlinguer, la grandezza di De Gasperi, l’antifascismo eroico e attualizzato di Sandro Pertini. Nomi che sembrano allontanarlo definitivamente dal grillismo di ordinanza come da quello delle correnti. “Il fatto è che non siamo più in grado di chiamare le persone persone. Stiamo diventando tutti un po’ più cinici e distaccati. E’ qui che deve intervenire vigorosamente la politica, per rimettere al centro le autentiche priorità.

La politica dovrebbe saper colmare la distanza tra il sogno e la realtà, costruire ponti dove scorrono fiumi, interpretare i bisogni della gente e realizzare ideali, là dove l’ideale non è da considerarsi oggetto di scambio. Invece molto spesso ci si limita a evidenziare i difetti dell’avversario. Anziché alzare il livello del dibattito, lo si abbassa a quello più infimo. Io credo che tutto questo sia solo una gran perdita di tempo. Oggi c’è tanta diffidenza per le strade e molta ignoranza in politica. C’è chi sull’ignoranza e la diffidenza erige muri e con questi si fa scudo. E’ un momento difficile per conciliare i popoli, ma è quello più adatto per farlo”.

E’ questo per Pizzarotti il momento più difficile anche a Parma, dove arrivano quei risultati frutto anche di decisioni impopolari. Le contestazioni in città sono inevitabili. Il sindaco sembra un ciclista in ritardo al tappone, l’omino con le ruote contro l’Izoard (e contro tutto il mondo). Viene dato ossigeno al bilancio alle soglie del default, si cerca di rilanciare il Teatro Regio e si interviene sulla messa in sicurezza degli istituti scolastici. Lo scontro a distanza con Gianroberto Casaleggio è però sull’impiego dell’inceneritore di Ugozzolo: Casaleggio antepone il Movimento alla pura realtà che, tra l’altro, sembra non conoscere. L’inceneritore è costato l’astronomica cifra di 200 milioni di euro e non c’è amministratore serio che in quel momento possa ignorarne la funzione. Pizzarotti tirerà dritto, ma, parallelamente spingerà la raccolta differenziata, sterilizzando l’impiego dell’inceneritore, fin quasi ad affamarlo. Per l’omino con le ruote e la sua squadra, è un altro gran premio della montagna vinto.

Siamo ad ottobre 2014: al Circo Massimo viene organizzata la kermesse di Italia a 5 Stelle. A scopo auto-celebrativo e per ricompattare più che il movimento, il suo consenso. Tutti gli eletti e gli attivisti dovevano presentare i risultati conseguiti nei consigli comunali, regionali, nei Parlamenti nazionale ed europeo. Pizzarotti, che è il sindaco della maggiore città governata dal M5S, non viene nemmeno invitato.

Due mesi dopo organizza un nuovo evento che viene ribattezzato “la Leopolda di Pizzarotti”. Arrivano 400 tra deputati, senatori, attivisti, consiglieri. Da Livorno Nogarin prima aderisce, poi resta a casa. Curiosamente da soli tre giorni è nato il direttorio. Una nomina di fatto, poi ratificata dalla rete. Con Grillo che fa un passo di lato. La rivoluzione è passata di mano a una cinquina calata dall’alto ed a una infornata di clic. L’omino con le ruote porta intanto Parma ai vertici nelle classifiche della qualità della vita. Il debito di 870 milioni viene tagliato del 45%. Il turismo cresce costantemente. Pizzarotti ci ha creduto e sbeffeggia l’ex-ministro Tremonti quando diceva che “con la cultura non si mangia”: Parma è la prima Città Creativa della Gastronomia Unesco nella storia d’Italia. Pizzarotti è anche diventato vicepresidente dell’ANCI. Gli arriva però una minaccia di morte. Silenzio dal direttorio e da Grillo, solo cinque righe di solidarietà dai parlamentari grillini.

L’imperativo categorico del M5S, surreale quanto inutile, diventa non parlare dei successi di Parma. Forse è questo il nuovo, è questa l’anti-politica. Ma il silenzio non dura in eterno, figuriamoci con un movimento senza radici e con un programma balbettante. Questo gran premio della montagna è il realismo che stacca definitivamente l’idealismo parolaio, fine a se stesso. Lo scontro col vertice grillino è inevitabile. “Mi trovo, mio malgrado, a dovermi rapportare con persone di cui farei tranquillamente a meno”. Più volte Pizzarotti chiede un incontro e il direttorio accuratamente lo evita. Al secondo raduno di Italia a 5 Stelle di Imola si consuma lo scontro con Luigi Di Maio, ancora non a suo agio nel nuovo low profile. E’ un incontro riservato con i sindaci grillini che Pizzarotti vorrebbe raggruppare in un organo di coordinamento. Ma Di Maio dice no: “Un coordinamento non serve, se ci sono dei problemi si chiama me”. Volano parole grosse, Di Maio attacca il sindaco di Parma: “Di te non mi fido, parli ai giornali e sbatti in pubblico le questioni interne”.

E’ invece Di Maio a sbattere contro la richiesta di Pizzarotti - e della senatrice Mussini, altra fuoruscita – per il finanziamento del Teatro Regio: viene formulata al ministro Franceschini e presentata in una conferenza stampa. Il PD, in particolare quello renziano, riconosce le capacità del sindaco. Ovviamente subito tacciato di “vicinanza” al Partito Democratico. Proprio dopo Imola, Pizzarotti matura la decisione di uscire dal M5S. “Mi sono chiesto se valesse ancora la pena rimanere in un movimento i cui vertici, che secondo i principi cardine non dovrebbero neppure esistere, sono rimasti pateticamente e vigliaccamente indifferenti a ogni critica e dissenso. Nato da un pugno di attivisti volenterosi, oggi il Movimento conta milioni di elettori, perciò evolversi diventa più che mai necessario. Non si va in guerra utilizzando le mappe geografiche del secolo precedente. Lasciate stare le baggianate tipo ‘Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno’. Nulla è immobile, in politica. Il mondo cambia e pretende che si cambi con lui. Ci sono aspetti dell’animo umano che non si possono annullare, e tantomeno la rete può farlo. Tra queste vi sono l’essenzialità, la naturalezza e la semplicità del rapporto umano. La rete non può mai essere un soggetto politico, perché non potrà mai sostituire l’emozione e la passione del contatto umano. Il punto, però, è cambiare mantenendo saldi i principi delle origini: la partecipazione al voto e alle attività politiche; la condivisione e discussione delle idee e del percorso politico. Non possiamo negare che questo sia stato messo da parte a poco a poco: oggi le decisioni vengono calate dall’alto e, nella migliore delle ipotesi, ratificate dal basso. C’è solo la volontà di fare del Movimento uno spazio chiuso e accessibile a pochi. L’indifferenza nei confronti miei e di Parma non rende piccolo chi la subisce, ma chi la manifesta. Del resto le vicende dei sindaci di Comacchio, Gela e Quarto, cacciati dal Movimento, certificano la totale incapacità del direttorio di gestire problematiche importanti. Mi chiedo in che modo possano governare un Paese”.

La famosa mail anonima dello staff di Grillo è il pretesto per mettere Pizzarotti all’angolo. Per Nogarin il trattamento è invece in guanti gialli. Due pesi e due misure, un altro colpo. E’ maggio di quest’anno. L’oggetto del contendere è una nomina per il Teatro Regio di Parma, nel frattempo risorto dai debiti. E con una stagione lirica di grande richiamo. E’ l’occasione per l’omino di capire che l’avviso di garanzia non equivale alla colpevolezza. Toccando ancora con mano la realtà, l’omino con le ruote barcolla, ma riparte. Anche per la sua città. La glaciazione tanto decantata dai grillini non è ancora arrivata e il programma si è già squagliato. Mentre il sindaco viene congelato dalla lunga sospensione.  

L’epilogo è noto. Fisiologico, salutare per entrambe le parti.

Letto 5454

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Ernesto Consolo

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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