Quale è lo spazio politico di Italia Viva?

In questo articolo si spiega perché la chiave del successo di Italia Viva non sta nella raccolta di consensi residuali tra gli scontenti della sinistra democratica o del centro moderato. Italia Viva dovrà essere anche una grande, estesa scuola per far uscire gli italiani dallo stato di impoverimento culturale e politico che ha colpito tutte le categorie sociali e ad ogni latitudine. Il bisogno di un riformismo radicale che metta in discussione gli aspetti degenerati di un sistema economico che sta producendo danni ambientali, economici, sociali e mette a rischio la democrazia.

Letto 3732
Quale è lo spazio politico di Italia Viva?

In Italia la cultura liberaldemocratica non ha mai avuto una espressione politica piena e significativa dei suoi principi. Inoltre i partiti che dicevano di esserne ispirati, dal Partito Liberale di Malagodi, a Forza Italia di Berlusconi, l’hanno sempre interpretata come un baluardo eretto a difesa degli interessi di un capitalismo che fosse il meno regolato possibile, nella convinzione - rivelatasi sbagliata - che il sistema economico avrebbe avuto la capacità di autoregolarsi e che la ricchezza prodotta si sarebbe redistribuita automaticamente nella società.

Gli effetti di questi presupposti sbagliati, con conseguenze nel mondo non meno tragiche di quelli del - così detto - socialismo realizzato, oggi sono sotto gli occhi di tutti quelli che cercano una risposta ai problemi della globalizzazione. Non per condannarla, ma per governarla a partire dalla soluzione delle due questioni di fondo, origine di tutti gli attuali problemi epocali: la crisi ambientale e l’aumento esponenziale delle disuguaglianze.

Questa settimana Martin Wolf, tra i più noti commentatori economici del Financial Times, la bibbia della City di Londra, nel suo articolo intitolato “Perché un capitalismo truccato sta danneggiando la democrazia liberale” scrive: “ Abbiamo bisogno di un’economia capitalistica dinamica, ma sempre più spesso ci troviamo difronte a un capitalismo instabile che vive di rendita, alla stagnazione della produttività, all’aumento delle disuguaglianze e, non a caso, a un crescente degrado della qualità della democrazia”, “il problema di fondo è che l’attuale sistema economico ha cessato da tempo di produrre risultati desiderabili per milioni di persone”.

 Non proseguo con la citazione, ma vi assicuro che un uomo di sinistra come me potrebbe sottoscrivere anche le virgole di questo convinto capitalista che mette in luce il nesso tra gli effetti perversi di un capitalismo senza regole, l’aumento delle disuguaglianze e la ribellione, più o meno spontanea e in forme differenti, di milioni di persone che vivono gli aspetti più duri e incontrollati del capitalismo.

Nel frattempo i 180 più importanti amministratori delegati degli Usa, tra i quali Jeff Bezos (Amazon) e Tim Cook (Apple), in una lettera pubblica hanno annunciato che, d’ora in poi, le loro società non perseguiranno più solo l’interesse di azionisti e manager, cioè solo i loro, ma terranno conto anche del benessere dei dipendenti, dei clienti e della società più in generale.

Staremo a vedere come, ma si tratta comunque di un segnale che rafforza la coscienza del nesso inscindibile tra la qualità del sistema economico e quella della democrazia. Se è bassa per l’uno, peggiora l’altra. Quindi c’è bisogno di un riformismo radicale che metta in discussione gli aspetti degenerati di un sistema economico che sta producendo danni ambientali, economici, sociali e mette a rischio la democrazia. Per cambiarne le basi in modo democratico.

La costruzione di una nuova casa di ispirazione liberaldemocratica, come Italia Viva, non può essere ristretta, come vorrebbero le forze politiche tradizionali di ogni tendenza e le loro truppe di complemento del mainstream mediatico, alla ricerca di spazi culturali, sociali e politici all’interno degli schemi “topografici” correnti.

La chiave del successo di Italia Viva non sta nella raccolta di consensi residuali tra gli scontenti della sinistra democratica o del centro moderato. Ben vengano questi, ma Il massimo dell’attenzione va messo nel trasmettere a tutta la società un allarme indicando, contemporaneamente, una via d’uscita positiva nella concretezza delle misure da prendere per una riforma radicale, in senso realmente liberaldemocratico, del sistema economico e istituzionale.

Per questo Italia Viva dovrà essere anche una grande, estesa scuola per far uscire gli italiani dallo stato di impoverimento culturale e politico che ha colpito tutte le categorie sociali e ad ogni latitudine.

Letto 3732

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