Rinnovo del contratto o rinnovo della presa in giro?

I circa 40 euro d’aumento che il Governo avrebbe previsto per gli statali, a conti fatti, sono una beffa

Letto 5486
Rinnovo del contratto o rinnovo della presa in giro?

A seguito della nota sentenza della Corte Costituzionale il Governo deve aprire le trattative con le parti sociali per il rinnovo del contratto del Pubblico Impiego. Categoria che, per il blocco contrattuale che perdura dal 2009, ha contribuito a risolvere la crisi del nostro Paese con ben 35 miliardi di euro (circa 4.800,00 euro a dipendente) e nulla di questa cifra verrà restituito.

E’ da ricordare che il blocco, 6 anni per la parte economica e 9 per quella normativa, ha avuto effetti anche sugli sviluppi professionali, incentivi e scatti di anzianità e che il pubblico impiego non è, ancora oggi, destinatario della detassazione del salario accessorio, che è riconosciuta, invece, sin dal 2008 nel settore privato.

Il Governo ha già indicato quale sarà più o meno l’importo da mettere a bilancio per il rinnovo. Un miliardo e seicento milioni circa. E qui, se la matematica non è un’opinione, dividendo questa cifra per gli oltre 3 milioni di lavoratori pubblici, ci si potrebbe aspettare un aumento di circa 40 euro al mese. Certo, in tempi di vacche magre e dopo 6 anni che lo stipendio è eroso dall’inflazione, può essere un primo passo, ci verrebbe da dire, ma non è così!

La realtà è, purtroppo, un’altra. Partiamo dal dato citato: 40 euro. Per i lavoratori che si trovano nella fascia stipendiale ricompresa tra i 24.000 e i 26.000 euro il rinnovo contrattuale non metterà neanche un euro nelle loro tasche. Basta considerare che questi lavoratori perderanno non solo l’importo della indennità di vacanza contrattuale ma si vedranno ridurre drasticamente anche il famoso bonus di 80 €.

Gli altri, quelli con uno stipendio netto di 1.500€ avranno diritto ad un aumento di circa 9 euro mese nel 2015, ma ne dovranno restituire circa 5 euro al mese (dati dalla differenza tra i 9 euro di aumento e i 14 euro medi di indennità di vacanza contrattuale). Negli anni successivi si aggiungono altri cospicui aumenti: circa 17 euro nel 2016; 20 nel 2017 e 23 nel 2018.

Insomma un aumento di ben 70 euro in tre anni! Tutto qui!

E nessuno si è posto ancora la fatidica domanda: quando arriveranno questi soldi nelle tasche dei lavoratori? Già perché non basta metterli nel Bilancio dello Stato, occorrerà che si arrivi prima alla definizione dei nuovi comparti di contrattazione (da nove a quattro) e che dopo si proceda con la contrattazione che dovrà prevedere partite finora sospese ma rilevantissime, come le performances individuali, gli scatti di anzianità e gli sviluppi professionali, come da Legge Brunetta.

Quindi le priorità, se si vogliono fare gli interessi dei lavoratori, sono aumentare le risorse economiche del rinnovo contrattuale, che come si è visto sono ridicole, e decidere i nuovi comparti di contrattazione. Subito dopo fare la contrattazione. E invece cosa fanno i Sindacati? Organizzano una manifestazione per il 29 luglio dal titolo “Contratto subito”. Come scriveva Terenzio Nil est dictu facilius

069 Dati social all'8 febbraio 2016


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Sandra Pagani

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

 

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