Disinnescare la bomba
Se i fautori della flat-tax e della decrescita felice vanno al governo
- Scritto da Fabio Lazzaroni
- Pubblicato in Politica
Qualcuno disse che una qualsiasi casalinga avrebbe fatto molto meglio di tutti i passati ministri dell’economia. Ricordo le ovazioni delle piazze. Oggi la casalinga l’hanno sostituita con una finta stretta collaboratrice della Merkel e un economista teorico dell’inutilità del PIL messi accanto a chi, a proposito di PIL, sostiene che il suo aumento sia dovuto al clima. Fantastico.
Qualcun altro, invece, oggi propone la cosiddetta Flat-tax. Di male in peggio e vediamo perché.
Posto che ancora non si capisce quale sarebbe la percentuale di questa generalizzata riduzione fiscale (chi dice del 23%, chi del 15% e chi si vedrà poi), resta evidente che chi ha di più pagherà meno degli altri cosa che stride, contraddice, il principio di progressività sancito dalla Costituzione. Si, proprio quella Costituzione che questi benefattori dicevano di voler difendere.
Si dirà: soldi risparmiati che verranno spesi, investiti, così poi riprendono i consumi, le attività economiche e tutto il resto. Detta così non fa una piega per chi ha facilmente dimenticato i lunghi anni della crisi e chi, la crisi, l’ha ampiamente e disgraziatamente ingigantita qui in Italia.
I sostenitori della flat-tax portano ad esempio la ripresa economica degli Stati Uniti. Non dicono però che negli States non solo ci sono ben radicate una cultura imprenditoriale e una legislazione completamente diverse dall’Italia ma che, proprio grazie a questo, la stragrande maggioranza dei servizi essenziali sono completamente privati a partire da sanità e previdenza. Servizi che pesano enormemente su gran parte della popolazione.
Inoltre, i folgorati dalla flat-tax assicurano che il gigantesco mancato introito per lo Stato verrebbe coperto nel giro di un paio d’anni. Ma siccome due anni non sono due giorni la domanda sorge spontanea: e nel frattempo che succede?
Già, nel frattempo dove si troverebbero i soldi necessari per finanziare servizio sanitario, comuni e regioni, servizi sociali, scuola, trasporti, difesa, stipendi dei dipendenti pubblici? E basterebbero per bonificare i siti inquinati, per avviare nuove opere pubbliche, per curare l’assetto idrogeologico, per fare in modo che la Protezione civile possa intervenire in un territorio a forte rischio sismico?
Gli stessi fautori della Flat Tax promettono contemporaneamente sia di abolire (chi tutta e chi in parte) la legge Fornero e sia di aumentare le pensioni minime. E la domanda di prima si ripropone di nuovo: e nel frattempo i soldi dove si vanno a prendere?
Stampando più cartamoneta come dicevano prima di quest’ultima scoperta dell’Ammerica e, magari, uscendo dall’Unione europea nonostante sia ormai chiaro il guaio in cui si sono cacciati i britannici con la Brexit?
Questi prestigiatori improvvisati forse non sanno che con la Brexit la Gran Bretagna dovrà sborsare all’Unione europea una cifra che gli economisti valutano tra i 60 e i 100 miliardi. Se l’Italia dovesse impazzire del tutto e compiere questa scelta la cifra da versare, seppure inferiore di quella inglese, andrebbe a ingigantire la voragine creata dalla flat tax.
Altre domandine facili facili: e cosa direbbero alle imprese che vivono di esportazioni quando si ritroveranno con i magazzini pieni per via dei dazi che verrebbero imposti? In una situazione del genere, con le inevitabili ripercussioni sull’intero sistema economico, come pensano di fare in modo che la stragrande maggioranza delle imprese possano assumere con contratti a tempo indeterminato?
A queste domande gli spacciatori seriali di balle evitano di rispondere contando sul patrimonio di ignoranza, ignavia, indifferenza e pregiudizio che hanno fatto scientificamente lievitare per anni e anni a scapito della memoria e di una minima capacità di analisi. Per questo c’è ancora chi crede ad una facile rincorsa alla ricchezza, chi confida nell’assistenzialismo formato reddito di cittadinanza e chi vagheggia di decrescita felice dopo aver vissuto gli anni precedenti alla crisi in uno stato di felice disinteresse. Sembrano distanti tra loro ma in realtà compongono la miscela esplosiva che rischia seriamente di far esplodere il Paese se dopo il 4 marzo dovessero andare al governo.
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Fabio Lazzaroni
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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