Roma non si amministra col telecomando

Da chi vogliamo sia guidata la nostra città? Quale futuro vogliamo per Roma?

Letto 5909
Roma non si amministra col telecomando

Roma non è solo una città. Roma è una sensazione. E’ la storia di intere civiltà. E’ il mistero di scoprire ogni volta un angolo sconosciuto. E’ prendere un autobus per andare al lavoro e ritrovarsi a fare un giro turistico tra i monumenti che tutti ci invidiano. E’ il colore dei locali di Trastevere, dei baci al Pincio, del profumo del giardino degli aranci, dei maritozzi con la panna e della pizza con la mortadella.

Roma, però, è anche degrado. Periferie disastrate, abbandonate, dove l’integrazione fatica ad avvenire. Cassonetti che strabordano per giorni. Traffico impazzito. Preferenziali che non esistono e laddove esistono sono preda dei parcheggiatori da terza fila, senza che un vigile faccia rispettare il codice della strada. Mezzi pubblici che non passano mai e metropolitane da terzo mondo, strade colabrodo e sampietrini sconnessi.

Questa difficoltà di vivere a tutti i livelli la città più bella del mondo, è stata ben rappresentata dai romani che, chiamati alle urne per le amministrative, hanno voluto raccontare a tutto il Paese come è complicata la vita a Roma.

Ne è venuto fuori un messaggio chiaro, inequivocabile: i romani non hanno bisogno di promesse ma di risposte concrete!

Risposte concrete per creare o ricostituire spazi di aggregazione, creare occupazione, eliminare le disuguaglianze (anche tra municipio e municipio).

Roma deve essere una città “verde”, pulita, con trasporti pubblici e servizi sociali che funzionano.

Una città competitiva, inclusiva e moderna. Una città trasparente soprattutto dal punto di vista amministrativo. Una città vicina alle esigenze dei cittadini.

Roma è una città che chiede, fortemente, un futuro.

E questo futuro siamo noi a sceglierlo, domenica19 giugno, al ballottaggio.

E’ una scelta basilare che condizionerà il nostro futuro per i prossimi anni che non può essere fatta ascoltando la pancia. Non si può, non si deve, consegnare Roma in mano ad una ragazzina telecomandata.

Lo so, il PD meriterebbe uno scapaccione sonoro e di rovescio per essersi lasciato coinvolgere nelle squallide vicende di Mafia Capitale, per come ha gestito successivamente l’intera vicenda Marino.  

Per me, però, contano le idee. I programmi. Ed è con questo approccio che ho seguito con attenzione tutta la campagna elettorale.

Roberto Giachettilo seguo da anni, anche per lavoro. Lo seguo da quando era capo gabinetto dell’allora sindaco Rutelli. Forse al primo impatto non ispira subito simpatia, ma che importanza ha. La qualità primaria di un sindaco non deve essere questa.

Un Sindaco deve avere esperienza, essere onesto, avere passione civile, insomma deve saper governare, soprattutto se parliamo della Capitale d’Italia.

Che Giachetti abbia queste caratteristiche e anche quella di pensare in proprio ed avere il coraggio di sostenere le proprie idee, non v’è dubbio. Basta ricordare le sue proteste, una per tutte, quella contro il suo stesso partito dopo la bocciatura della cosiddetta “mozione Giachetti” con la quale si chiedeva l’abolizione del Porcellum e un ritorno immediato al Mattarellum, che lo ha portato allo sciopero della fame e, il suo voto a favore della responsabilità civile dei magistrati, anch’esso espresso in dissenso al PD.

Che altro dobbiamo chiedere ad un Sindaco? Beh, la risposta è ovvia: ascoltare i cittadini e risolvere i problemi della città!

Come dicevo prima, questa campagna elettorale l’ho seguita passo passo, C’ero agli incontri organizzati in periferia, in centro, alla stazione Giachetti. Ho potuto constatare di persona che le problematiche rappresentate dai cittadini sono state inserite nel suo programma e elaborate all’interno di un piano di interventi serio e responsabile per riportare i romani (tutti) ad essere orgogliosi della loro città.

Sono stata anche positivamente sorpresa dall’ulteriore dimostrazione di trasparenza e autonomia di Roberto Giachetti, quando a due settimane dalle elezioni ha annunciato i nomi della Giunta e le relative deleghe. Non votiamo solo il Sindaco, votiamo una squadra! A mia memoria non mi sovviene che questo sia mai accaduto prima.

Sei donne e quattro uomini capaci che non sono espressione di lobby o di partito o ancora peggio imposti via mail, senza possibilità di cambiarli perché si è sottoscritto un contratto, che da donna mi fa rabbrividire, che prevede una penale se non si accontenta il volere o anche se si dissente dal volere vertice di una società privata.

Roma ha bisogno di un cambiamento forte, radicale direi, ma questo cambiamento può essere garantito soltanto da chi fa politica amando la propria città, la propria gente. Da chi fa politica con dedizione e disinteresse. Da chi ci mette il cuore ed è capace di prendere decisioni in autonomia. Da chi ha un programma serio per rilanciare la città in una visione prospettica futura e non si avventura in populismi e proposte da avanspettacolo.

Da chi vogliamo sia guidata la nostra città? Quale futuro vogliamo per Roma?

Pensiamoci bene! Alle urne, domenica 19, facciamo la nostra scelta con responsabilità e lasciamo da parte i voti di protesta, e le schede bianche. Non servono se l’obiettivo è, e credo non ce ne possano essere altri, quello di risolvere i problemi e rilanciare la nostra meravigliosa città.

Letto 5909

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Sandra Pagani

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

 

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