Il dipendente pubblico è una risorsa del Paese
Come valorizzare l’impiego pubblico
- Scritto da Fabrizio Francescone
- Pubblicato in Lavoro Pubblico
Non c’è scampo: in qualunque convegno, incontro, seminario e in qualunque discussione pubblica che abbia ad oggetto la Pubblica Amministrazione, gli errori che si commettono sono sempre gli stessi, e non c’è verso che la classe dirigente riesca a capirne la natura. In realtà è tutto molto semplice: avete mai partecipato ad un’iniziativa pubblica che affronti i problemi dell’imprenditoria in cui non intervengano degli imprenditori, oppure ad un confronto sul ruolo della magistratura in cui non sia presente un giudice? Io no, e credo che in tal caso le conclusioni che ne scaturissero dopo profonde riflessioni e validi interventi potrebbero essere quantomeno perfettibili.
Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione, e, ancora meglio, il pubblico impiego questa è invece la norma. Non ne faccio naturalmente colpa agli organizzatori o ai convenuti. Il fatto è che non vi è la semplice abitudine a considerare il pubblico impiego come soggetto titolato ad esprimere opinioni, e come elemento accreditato a parlare dei propri problemi e della propria realtà.
Questa è la naturale conseguenza di una sintesi molto probabile: la Pubblica Amministrazione e di conseguenza il pubblico dipendente, per i politici e per la classe dirigente sono un problema per il Paese e ne costituiscono la solida zavorra che si oppone strenuamente contro il suo sviluppo e la sua crescita. Insomma, PA e PI sono i nemici.
Ma sarà davvero così? Naturalmente no. Certo, non aiutano le cronache, gli scioperi indetti durante le partite di calcio, le malattie in massa durante le feste, e soprattutto quegli episodi così odiosi che hanno generato mostri sintattici come i furbetti del cartellino. Ma per analogia allora dovremmo ritenere ciascuna categoria alternativamente formata esclusivamente da ladri o da evasori. Ma non è così.
Sento parlare continuamente di “valorizzazione” del pubblico impiego, e delle risorse umane che la compongono. Tale termine, però, in ogni lettura e in qualunque intervento, resta un totem vuoto e senza significato. Il pubblico dipendente è comunque descritto come un soggetto avulso dal sistema di cui comunque fa parte e separato dalla macchina, la Pubblica Amministrazione, che contribuisce a far funzionare. E’ semplicemente questo l’errore che viene ordinariamente commesso da politici, studiosi della pubblica amministrazione e dei sistemi organizzativi, delle società esterne che producono consulenze per la PA denigrandone comunque metodologie e apparati pur ricavandone introiti. Tant’è vero che un sistema molto efficace ed immediato di risparmio della spesa pubblica corrente, notoriamente dedicato alla Pubblica Amministrazione, sarebbe cercare all’interno della stessa quelle risorse che vengono cercate all’esterno, spesso di qualità inferiore e con costi decuplicati.
Andremo avanti, nei prossimi interventi, affrontando le riforme che hanno interessato la pubblica amministrazione negli ultimi vent’anni. Quasi tutte le riforme risultano ispirate da un unico filo conduttore: l’atteggiamento punitivo verso il pubblico dipendente. Allora la valorizzazione delle risorse umane continua a restare un termine vuoto. Basterebbe che i politici, soprattutto chi abbia responsabilità governative, ma anche amministratori locali, comincino a parlare della pubblica amministrazione come di una risorsa e non di una zavorra. Mi spiace dirlo, ma quando sento un politico che descriva l’amministrazione pubblica come un soggetto malato senza affrontare quanta responsabilità abbia la classe politica in questo (e mi è capitato spesso soprattutto a livello locale), non ha capito niente.
In conclusione: la Pubblica Amministrazione non ha bisogno di soggetti esterni per la propria formazione. Se volete ad esempio conoscere i sistemi di misurazione degli obiettivi chiedete alle agenzie fiscali, che negli anni ne hanno fatto un sistema ben funzionante di misurazione delle performance a tutti i livelli (unità organizzativa, dirigente, posizione organizzativa, funzionario) pur in un ambito molto più complesso di una azienda privata, qualunque cosa o servizio produca.
Considerare la Pubblica Amministrazione un soggetto malato significa cercare all’esterno qualcuno che la curi. Non c’è bisogno. La Pa ha gli anticorpi.
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Fabrizio Francescone
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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