La doppiezza della mafia

La relazione semestrale della DIA

Letto 5099
La doppiezza della mafia

L’ultima relazione semestrale della DIA rivela il fenomeno dell’interazione tra “associati a Cosa Nostra e soggetti criminali di origine straniera”, pienamente subordinati all’organizzazione mafiosa. Stranieri che “rappresentano, infatti, per tutte le aree della Sicilia un ulteriore bacino per il reclutamento di manovalanza nelle attività delittuose più esposte e rischiose, quali i danneggiamenti, gli incendi e lo spaccio di droga “. Più o meno consapevolmente, dunque albanesi, nigeriani, maghrebini si sono lasciati deportare in quel microcosmo senza uscita che è Cosa Nostra siciliana, che li accumula come punti del benzinaio. Sottraendogli, più o meno lentamente, l’identità, il futuro, talvolta la stessa intimità. Il loro destino è segnato: ingrassare il più possibile gli scafisti di strada che li hanno reclutati. Lo straniero bravo ed affidabile potrà diventare il fratello siamese di un altro, venuto da chissà dove. E il migliore potrebbe entrare in un gruppo di fuoco. Per venire poi tutti divorati dallo stesso mostro che hanno contribuito a rafforzare. E che li ha accolti come fosse uno Stato.

Un fenomeno che la stessa DIA ritiene di grande interesse. Un tempo non sarebbe infatti stato possibile. La regola mafiosa prevede che gli affiliati siano esclusivamente siciliani. Pochissime – e illustri come i napoletani Nuvoletta - le eccezioni. Il dogma mafioso è comunque momentaneamente integro. Non è necessario chiudere un occhio, come con il mafioso che persevera in una storia sentimentale con una donna sposata. Oppure che ha parenti in polizia. Non si tratta dei tanti mafiosi - Claudio Samperi, Leonardo Messina, Rosario Spatola, Filippo Malvagna - che fanno uso di droghe. Non si tratta di una crisi di vocazioni tra gli autoctoni. E’ molto più semplice: non c’è alcun battesimo mafioso. Il codice è salvo, perché gli stranieri sono per il momento solo dei fiancheggiatori, dunque non sono ritualmente affiliati. E sui fiancheggiatori la regola è più malleabile all’interpretazione. Questo melting pot è stato certo autorizzato dal vertice mafioso, che ne ha ritenuto nettamente prevalenti i vantaggi rispetto ai rischi. La manovalanza straniera ha infatti un costo nettamente inferiore. Non solo in termini economici. Anche in attenzione mediatica: in fondo la faccia nera sbattuta in cronaca evoca tutto tranne Cosa Nostra. E gl’investigatori che consultano i media sono sempre la minoranza. Così come chi legge la relazione semestrale della DIA.

D’altra parte, da ormai 3 anni si è verificato un fenomeno apparentemente antitetico: chi vive al Sud ha percepito la campagna anti-immigrati condotta, soprattutto sui social e con il passaparola, da fiancheggiatori e simpatizzanti mafiosi rigorosamente siciliani. Quasi una collettiva folgorazione, una rapida e arida politicizzazione di frange più o meno ricollegabili ad alcuni inequivocabili episodi: un ragazzo del Gambia preso a colpi di pistola in pieno centro a Palermo e finito in coma quattro mesi fa. Il circolo Arci Sankara di Messina, che si occupa di assistenza ai migranti, ha subito due raid vandalici in tre giorni. Ancora a Messina colpi di pistola contro auto parcheggiate accoglievano i migranti che si trovano nella Caserma di Bisconte. Un paio di giorni fa nel catanese, erano colpi di mazza da baseball e un calcio di pistola ad allietare il soggiorno di quattro migranti minorenni egiziani, di cui uno è tuttora in coma col cranio fracassato: dalle prime indagini la matrice razzista non è esclusa e sul sito del Corriere della Sera è anche possibile ammirare il video dell’aggressione.

E' facile comprendere anche gli obiettivi che la mafia e i suoi fiancheggiatori perseguono programmaticamente in questa guerra, non solo mediatica, contro gli extracomunitari. E’ sempre la mimetizzazione di Cosa Nostra, che storna così l'attenzione dalle sue nefandezze. Analogamente alla “protezione” che offrono per l’attività privata, i mafiosi si propongono come una commovente gendarmeria non ufficiale, che si erge a baluardo della nostra presunta superiore civiltà e delle nostre famiglie, seriamente minacciate dallo straniero che non può integrarsi. Cosa Nostra può rifarsi così una (facile) verginità, rafforzare la sua funzione politica e realizzare più agevolmente una saldatura addirittura ideologica, solo saltuariamente fondata su un grossolano separatismo, con qualche partito, proprio 3 anni fa, in crisi di consenso e di idee. Un matrimonio vitale per entrambe le parti. 

Letto 5099

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Ernesto Consolo

41 articoli pubblicati per un totale di 130'753 letture
Aggiornato al 31 marzo 2018

 

www.facebook.com/ernesto.consolo.1
Articoli in questa categoria: « Fatto da solo Danzando sulle macerie »