The smell of burning ants
L’agenzia
L’agenzia
- Scritto da Ernesto Consolo
- Pubblicato in Attualità
Il titolo del primo articolo era “Agenzia di viaggi Mare Nostrum”. In breve si diceva che la missione di salvataggio nel canale di Sicilia, denominata Mare Nostrum, faceva le funzioni di un’agenzia di viaggi. Seguiva dopo pochi giorni un altro articolo, dello stesso autore, dal titolo “App Italia”, in cui si diceva che, per il migrante, raggiungere il nostro Paese non era che una app, facile da scaricare sul telefonino. Sono due articoli comparsi in prima pagina. Se sentite il profumo di leader xenofobi nostrani e pensate si tratti di due articoli della “Padania”, glorioso foglio della Lega Nord (che ha inopinatamente chiuso), sbagliate. Erano sulla prima pagina de “La Gazzetta del Sud”, a firma del direttore.
I numeri ci sono. Sono quelli degli arrivi, differenziati da quelli dei minori. Dei richiedenti asilo, dei rimpatriati. Dei minori non accompagnati. C’è un po’ di tutto. Manca solo il numero dei morti. Quello quasi sempre si omette. E lo omette nei suoi due editoriali anche il direttore di cui sopra. Il numero dei morti nel Mediterraneo supera le 27.000 unità. L’ultimo naufragio con circa 42 caduti è stato una quindicina di giorni fa, al largo delle coste dell’Egitto. Centinaia i dispersi, su un barcone che conteneva 600 persone. Qualcuno, a botta calda, ne ha anche parlato, ma distrattamente. Giusto per non sentirne il profumo. La notizia mattutina rimbalza in seconda linea, poi nel pomeriggio scivola, come di consueto, direttamente in cantina. Il naufragio deve lasciare spazio alla sindaca sorpresa in trattoria, ai retroscena inquietanti del divorzio Pitt - Jolie. Mentre quasi l’intera puntata di Porta a Porta vive sullo spacco di un vestito (e sulle incalcolabili conseguenze). Come mettere la testa sott’acqua per tutto il tempo che serve, mentre altri affogano.
Juncker intanto fa i complimenti all’Italia che salva ogni giorno migliaia di vite umane, ma non se ne accorge nessuno. Ci si ridesta con Fuocoammare che prende l’Orso d’oro a Berlino e punta l’Oscar. Con la fiction su Lampedusa di inizio settimana. Con la canzone di Nino Frassica e Tony Canto a Sanremo. In fondo tutti vorremmo essere Claudio Amendola quando si tuffa a salvare una vita, ma solo se è fiction. Altrimenti tocca sentire il profumo dell’extracomunitario e piace meno. A tanti infatti brucia, perché’ ne spoglia in un attimo le salvinate quotidiane. E devono cambiare canale. O cambiare soltanto giorno della settimana.
Per tornare alla palude delle divisioni che tanto piacciono agl’Itagliani. Dopo gli scontri epocali tra guelfi e ghibellini, Mazzola e Rivera, Ferilli e Schiffer, val la pena ormai confrontarsi tra pro-migranti e contro. Càpita quindi spesso di incontrare in strada quell’ amico che si dice più esperto di blocchi navali nel Mediterraneo, che di evasione fiscale. Oppure il cognato che la domenica, giocando alla playstation, disserta amabilmente di guerra in Siria. Ma viene sempre interrotto dall’amico che, fiutato l’argomento-migranti, vuole il centro della scena: urla, diventa paonazzo, mette la playstation in standby e sventola una banconota da 50 euro (ma ha un dubbio, forse sono 100), presunto costo quotidiano del migrante. Travolto dal suo stesso furore, rompe anche un joystick. Mentre gli ricordano che anche in Eritrea e in Nigeria c’è una guerra, non gli basta. E dice la frase che ripete ossessivamente tutti i giorni in ufficio, avendo cura di farla sentire a più colleghi possibile. Sembra aspettare l’occasione da tempo immemore, ma quella è la frase che dice tutti i giorni da 3 anni con puntualità, con l’efficacia di una app. Prende fiato un istante, come un nuotatore in vasca e la urla: “Sono animali”. Adesso per lui è davvero domenica. La moglie, che ha bisogno anche dei suoi tre secondi di proscenio, aggiunge con una punta di compassione (per il marito): “Puzzano però”. Ma l’ultima parola spetta sempre a lui: “La guerra è una montatura. Animali. Sono degli animali”.
Infatti per mettere da parte i duemila dollari che servono per attraversare il Mediterraneo, bisogna essere un po’ come degli animali: formiche.
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Ernesto Consolo
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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