Valorizzare i vuoti urbani. Una sfida impegnativa per la Raggi
Il nuovo governo di Roma ha davanti a se tantissime sfide e da cittadino romano mi auguro che le sappiano affrontare (dai primi passi mi sembra che questo mio auspicio sia destinato a cadere nel vuoto ma è ancora molto presto per trarre conclusioni, stiamo calmi)
Tra le tante sfide che ha di fronte c’è sicuramente la gestione di quelle che sono delle importanti eredità positive delle amministrazioni che hanno governato Roma dal 94 al 2008 (giunte Rutelli e Veltroni).
Mi riferisco alla gestione della impressionante quantità di grandi parchi pubblici di livello urbano creati in quei 14 anni.
Parlo della realtà che conosco meglio e cioè quel triangolo urbano che partendo da Porta Maggiore arriva, lungo l’asse delle consolari Casilina e Prenestina fino al raccordo anulare.
In questo enorme triangolo prima degli anni felici del modello Roma esistevano soltanto il parco di Villa dei Gordiani e qualche altra piccola realtà.
Oggi, grazie ad una azione di governo tra le più illuminate e concrete che la capitale abbia mai avuto, abbiamo decine e decine e decine di ettari di parchi pubblici.
Ne faccio un elenco per dare l’idea di quello che dico (e in ogni quadrante della città si può fare un elenco simile): dai più piccoli parchi della ex SNIA e di Villa De Sanctis alle enormi estensioni del Parco di Centocelle (un enorme vuoto urbano di oltre 120 ettari di cui una quarantina aperti al pubblico dentro una periferia storica densamente abitata), dagli oltre 60 ettari del Parco che dall’Alessandrino arriva fino a Torre Maura ed ai ruderi di Casa Calda al Parco della Mistica quasi a ridosso del raccordo anulare prima di via dell’OMO sulla Prenestina.
E se ci spostiamo con google maps tra la Prenestina e la Tiburtina vediamo il grande Parco archeologico, 40 ettari, del Collatino (con tanto di antica via Collatina da rimontare pezzo per pezzo, oggi nei depositi della sovraintendenza) e i grandi Parchi pubblici compresi nel piano particolareggiato dello SDO Tiburtino.
Per non parlare dell’enorme Parco urbano di Pietralata, a ridosso della nuova Stazione Tiburtina, previsto dal comprensorio SDO Pietrallata.
E nel cuore del V Municipio (ex VI) ci sono i grandi spazi liberi (circa 80 ettari, 800.000 metri quadri) destinati a parco pubblico ma ancora di proprietà privata (e sarebbe il caso di adottare un nuovo piano particolareggiato prima che scadano i vincoli, se non sono già scaduti).
La valorizzazione di questo immenso bene comune, questo patrimonio pubblico strepitoso messo a disposizione della città dalle amministrazioni Rutelli e Veltroni è stata completamente ignorata sia dalla amministrazione Alemanno che dalla amministrazione Marino, facendo morire i grandi progetti che erano stati messi in piedi su quelle aree verdi dalle amministrazioni precedenti.
Ed è evidente che per valorizzare e rendere fruibile circa 300 ettari (3 milioni di metri quadri, di questo parliamo, 3 milioni, uno spazio più grande di Villa Pamphili e Villa Borghese messe insieme) ci vuole molta determinazione, idee forti e la consapevolezza che tale valorizzazione è un atto di governo fondamentale per quello che chiamiamo il recupero delle periferie.
Le giunte di centrosinistra tanto svillaneggiate da questi guitti a 5 stelle hanno dato alla città questo immenso patrimonio, la vittoria di Alemanno nel 2008 ha interrotto il processo di valorizzazione, Marino pensava alle stronzate.
Sapranno la Raggi ed i suoi amici cinque stelle dare una risposta a queste questioni ed una risposta all’altezza di ciò che la nostra città merita?
E saprà il PD capitolino rilanciarsi ripartendo da queste battaglie concrete, legandosi ai territori con concretezza e senza demagogia? Vedremo.
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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