I meriti vanno conquistati!
Come si sa, l’erba del vicino è sempre più verde, e la trave nel proprio occhio, non si trova mai
- Scritto da Giuliano Malinverno
- Pubblicato in Politica
Pur di non concedere meriti, qualsiasi risultato ottenuto dai governi Renzi o Gentiloni viene minimizzato. Si dice che è merito altrui, che ce lo aveva chiesto la UE, che lo hanno fatto anche altri governi, che c'erano altre priorità, che rimane molto da fare. E poi critiche senza fine, senza memoria, a volte senza verità, spesso con pretesti, a volte come alibi. Se questo non è pregiudizio, cos'è?
Avevo scritto questo commento breve dopo lunghe e inutili discussioni con alcuni contatti che ad ogni risultato ottenuto, in qualsiasi campo, davano risposte minimizzando i meriti. L’ultima tra queste: “i riconoscimenti vanno meritati”. Come a dire, appunto, che tutto quello che è stato fatto non è merito del governo.
Allora entriamo ad approfondire le mie argomentazioni.
Quando si sostiene che il governo ha fatto cose “su richiesta/imposizione della UE”, si dice una parziale verità, che comunque non toglie nessun merito. E’ vero che l’Italia è ancora sotto infrazione per diverse questioni. E questo vuol dire che il nostro Paese non ha ottemperato agli obblighi contratti con gli altri paesi. Ma gli ultimi due governi hanno ridotto il numero di queste infrazioni (con un risparmio pari a 183 milioni di Euro). Era necessario, certo, ma i governi precedenti non l’avevano fatto. Perché? Vogliamo rendere quindi merito per questa inversione di rotta o facciamo finta di niente? E’ il caso della lotta all’evasione e degli accordi bilaterali con altri Paesi per conoscere i depositanti e la regolarità dei depositi. Senza dimenticare inoltre, che certi accordi UE sono stati ottenuti anche grazie all’impegno del nostro Paese.
Altro argomento: si dice, “anche altri paesi l’hanno fatto” - per esempio una legge sulle Unioni Civili o addirittura i Matrimoni paritari -. Certo, verissimo. Ma il fatto di seguire/condividere esempi positivi, non toglie nulla, anzi, al contrario, dovrebbe rendere meriti. Anziché seguire le vie del virtuosismo potremmo seguire modelli negativi, come l’innalzamento di muri, ecc... Se il governo lo facesse, verrebbe giustamente criticato; perché allora, quando produce cose positive la risposta è minimizzante? Perché si riduce tutto ad un: “anche altri l’hanno fatto”? Ricorda un po’ quel padre che dice al figlio: “Anche gli altri hanno preso nove, quindi non ti dico bravo”. Ma che vuol dire? Che significa? Sarebbe come se non si festeggiasse un goal di Messi solo perché ne ha fatto uno anche Ronaldo. Un assurdo senza senso.
Il fatto poi che si dica che “c’erano altre priorità” non meriterebbe nemmeno lo sforzo di una risposta, soprattutto perché chi usa questo argomento lo userà sempre, qualsiasi cosa venga fatta. C’è sempre qualcosa di più importante. Ma se il governo la realizzasse, se ne troverebbe un’altra ancora più importante, in una discussione senza fine. Gli esempi abbondano.
E sul fatto che rimanga molto da fare, non solo nessuno lo nega, ma sia Renzi che Gentiloni sono i primi a dirlo (forse la mia memoria mi tradisce, ma non ricordo frasi simili uscite dalla bocca di Berlusconi e altri dirigenti della destra o anche da sindaci grillini). Frasi di convenienza? Certo, potrebbero esserlo. Ma se poi le riforme si continuano a fare e i risultati continuano ad arrivare, vuol dire che non era solo convenienza o falsa umiltà. Vuol dire che c’era intenzionalità, progettualità e dedizione nel voler continuare a produrre tali risultati. Che non erano frutto del caso o decisioni unicamente elettorali. Anche qui di esempi ce ne sono tantissimi, il più usato è il bonus da 80 Euro, ma potremmo citare tanti altri provvedimenti e leggi fatte sia da Renzi che da Gentiloni.
Ma le critiche non si fermano qui, e ogni pretesto è valido. Le più fastidiose, forse, sono quelle che arrivano da personaggi della politica o da partiti che non solo in precedenza non hanno fatto nulla o quasi nulla di utile (o di sinistra), ma in certi casi hanno causato i problemi che ora si stanno risolvendo. E quindi, la percezione del pretesto e del fatto che sia un tentativo di creare un alibi per far dimenticare il passato, esiste.
E sono altresì irritanti quelle critiche, pur doverose e in buona fede, fatte senza memoria, che partono dal presente, che non fanno i conti con l’eredità ricevuta, con i fatti sostanziali e non comparano tutto ciò con i risultati ottenuti prima, con altre leggi, con altri dati. Tutto come se il mondo nascesse dal nulla, come se non ci fosse un prima ed un dopo. Ci ricordiamo la crisi, i governi precedenti, i risultati elettorali del 2013, le riforme non fatte, ecc., ecc., ecc.? La sensazione della strumentalità delle critiche, quindi, è forte.
Certo, si può fare di più e di meglio, e gli errori non sono mancati. Negarli sarebbe deleterio: l’unico modo che si ha per correggere un errore è riconoscendolo e facendosene carico. Ma non sempre le alternative proposte sono migliori delle decisioni prese. In alcuni casi sono ricette già usate e fallimentari, o nemmeno troppo differenti da quelle assunte. Per non parlare poi di quelle critiche senza alternative o con proposte così vaghe e superficiali da non voler dire quasi nulla. O le fantastiche soluzioni che peccano di fattibilità contingente (chissá utili per un domani, con altri governi, altri risultati elettorali, altre condizioni economiche, ma non per il presente).
E concludo con una constatazione amara. E’ triste vedere che alcuni di coloro che avanzano certe critiche, sono poi adulatori e sostenitori di soluzioni simili (o peggiori), di governi simili (o peggiori) in altri paesi. Gli esempi che mi vengono sempre alla mente sono quelli di Tzipras in Grecia e Lula in Brasile, ma ce ne sono altri. In Grecia Tzipras ha fatto un’alleanza con un partito di centro-destra, pur avendo possibilità di farla con verdi o comunisti (con maggior numero di parlamentari), ed ha seguito una politica economica così dura, che ha provocato la rinuncia del suo primo ministro all’economia Yanis Varoufakis. Anche Lula ha fatto governi di coalizione con il centro-destra, e molte delle leggi fatte dal suo governo non sono affatto dissimili da quelle fatte dai nostri. Per non parlare dei governi della Concertación in Cile, ecc..
Sorge, ovvio, il dubbio: non sarà che il detto “l’erba del vicino è sempre più verde” sia proprio adatto per descrivere questo tipo di argomentazione? E finisco, parafrasando: si trova sempre la pagliuzza negli occhi altrui, ma difficilmente si nota la trave nel proprio occhio.
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Giuliano Malinverno
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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