Digital e il PD

Presentato il Digital Act

Letto 4821
Digital e il PD

Chi si interessa dei democratici a Roma non ha vita facile.

Il fallimento dell’esperienza di Marino, le vicende mediatico giudiziarie perennemente aperte, due cocenti sconfitte elettorali hanno messo in un limbo quel che restava di una formazione, già scossa da problemi endemici, in dissonanza coi tempi politici e lontana dai cittadini.

Siamo in una “periferia” della politica difficilissima da raggiungere per i cittadini che vogliono impegnarsi. Una zona lontana da un pensiero politico nuovo e originale, inquinata senza volere dal rischio di dialogare solo con se stessi.

Il tentativo di alcuni forum di “tornare alla politica” e di allargare l’orizzonte di chi già c’è a chi non c’è più o non c’è ancora è certo uno sforzo apprezzabile.

Qualche proposta è stata fatta anche dal Forum Democratici e Digitali. Innanzitutto il Digital Act, una serie di punti ed azioni da implementare concretamente per abolire ogni barriera tra ciò che è possibile fare in politica, con la politica, a sostegno della politica fisicamente e on line.

La vita di ognuno di noi si svolge in un continuum spaziale e temporale di cui le tecnologie sociali (dal cellulare ai social media) fanno parte costantemente.

In politica e nel PD no.

Ufficialmente non ci si può iscrivere, non si può partecipare, informarsi, informare o contare se non muovendosi, si accede alla politica fisicamente, né è facile sapere quel che fanno gli eletti se non dalle dichiarazioni ai giornali.

Se ne è parlato nel corso di un incontro presentando il Digital Act, con la partecipazione di persone provenienti da Roma e Provincia presso la sezione di Portuense Villini, dove ci sono computer e schermi (persino un Wi Fi ancorché insufficiente) ed esperienze.

Si è avviato un tentativo di cura dall’alto e dal basso: una riflessione costante sulle conseguenze politiche dell’ecosistema digitale, una ricognizione di come e dove vengono usate le tecnologie sociali, la creazione di un gruppo di angeli, evangelizzatori o volontari capaci di aumentare e migliorare uso ed integrazione, dell’esistente. Anche una formazione rivolta alla conoscenza critica, all’uso, ma anche rivolta ad offrire queste modalità come strumenti di intervento dei cittadini.

Dalla pagina (appena rianimata secondo Matteo Orfini) del PD a Roma alle pagine degli eletti, dal bilancio delle pagine di circoli e gruppi autonomi, dall’apertura di “Call for proposal” sui provvedimenti in discussione, alla digitalizzazione del lavoro di tutte le istanze (riunioni, gruppi, dirigenti, eletti) resi accessibili on line ed in mobilità con piani di apertura e garanzia di “interazione”. Un’attenzione particolare alle politiche di innovazione sul territorio e all’industria dei contenuti.

Nei prossimi giorni vedremo quanti democratici romani hanno voglia di dare una mano in modo ordinato e costante per migliorare non qualche strumento tecnico, ma un intero ecosistema da cui la politica tende ad escludersi.

Fatevi vivi.

Letto 4821

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Massimo Micucci

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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