Pensieri puri (e sparsi). Ferie d’agosto.
Enzo Puro affronta alcuni temi che sono nel cuore del dibattito politico di questi tempi. Il jobs act è di sinistra (senza punto interrogativo). Lavoratori ed imprenditori nella stessa barca. Una riforma che potenzia la scuola pubblica (anche qui senza punto interrogativo). Le contestazioni a Renzi. Il berlusconismo.
Emergiamo dal caldo agostano e proviamo a cristallizzare alcuni pensieri.
Ne ho raccolti alcuni, quelli che mi sono venuti e che attraversano la polemica politica di tutti i giorni.
Sono dei pensieri pillole. Tutti da approfondire.
Lo faremo qui su Manrico.social in questo autunno dove scopriremo se l’Italia è diventato un paese maturo o è la solita italietta lamentosa che si è meritata più di un ventennio.
IL JOBS ACT E’ DI SINISTRA.
Non è vero che il Jobs act è un provvedimento tipico della cultura neoliberista e che colpisce i diritti dei lavoratori.
Il mercato del lavoro degli ultimi 30 anni non è il mercato del lavoro idilliaco che tanti sinistri sinistri descrivono e che i cattivoni che hanno voluto il jobs act hanno distrutto.
Il mercato del lavoro pre-jobs act è un mercato del lavoro interamente precario dove il contratto a tempo indeterminato era una chimera, un mercato del lavoro dove il lavoro precario costava meno del lavoro a tempo indeterminato.
Il jobs act, che ha valore solo per i nuovi assunti, assegna invece diritti a chi non ce li ha mai avuti. Il diritto alle ferie, il diritto alla malattia, ai contributi pensionistici, alla maternità ed alla paternità. Il jobs act allarga anche alle imprese tra i 5 ed i 15 dipendenti la cassa integrazione e generalizza il NASPI per tutti.
In cambio di questo (che non è poca cosa per noi di sinistra) viene riscritto l’articolo 18 per i licenziamenti individuali di tipo economico (ripeto solo per i nuovi assunti che senza il jobs act non avrebbero l’articolo 18 ma solo un lavoro precario senza nessuna tutela dallo Statuto dei lavoratori).
Naturalmente una riforma del mercato del lavoro non crea di per sé lavoro. Consente soltanto in caso di ripartenza della crescita economica di favorire le nuove assunzioni. Perché il lavoro aumenta se aumenta la crescita economica e se si trovano imprenditori che investono.
LAVORATORI ED IMPRENDITORI NELLA STESSA BARCA.
Nell’epoca dello strapotere della economia finanziaria è obsoleta la rappresentazione che molti a sinistra ancora fanno di una contrapposizione tra lavoratori e padroni.
Una alleanza tra i moderni ceti produttivi è invece oggi indispensabile per battere la crisi e soprattutto sconfiggere la prepotenza della economia finanziaria.
Le imprese stressate dalla globalizzazione (fenomeno che il sociologo Bonomi ha magistralmente descritto in tante sue ricerche) sono vittime del finanzcapitalism quanto i lavoratori.
UNA RIFORMA CHE POTENZIA LA SCUOLA PUBBLICA.
Il nero di seppia dell’ideologismo e del corporativismo non può cancellare una incontrovertibile verità.
Il governo Renzi ha incrementato la spesa pubblica nel comparto scolastico ed ha avviato la più grande leva di insegnanti forse mai avviata nel nostro paese, puntando ad eliminare il precariato e a ristabilire il principio che a scuola d’ora in poi si accede per concorso pubblico.
Ed ha spostato i poteri decisionali dal Ministero al territorio. Perché questo è l’autonomia scolastica e questo vuol dire trasformare i dirigenti scolastici in leader educativi a capo di una comunità di pari.
Naturalmente tutto ciò ha toccato incrostazioni e cattive abitudini (chi governava i flussi del precariato in questi anni? Se riusciamo a dare una risposta a questa domanda smaschereremmo i burattinai veri della protesta).
E come intelligentemente scrive il mio amico Giovanni Bocchi la vicenda della assunzione a tempo indeterminato dei precari e la loro collocazione territoriale smaschera il modo in cui in tutta la pubblica amministrazione è stato governato il nostro paese.
Le cifre a proposito parlano chiaro: gli insegnanti mancano per lo più al Nord mentre il numero di precari è enorme al sud.
Cioè come dice Giovanni i ragazzi senza insegnanti sono al nord mentre gli insegnanti senza ragazzi stanno al sud.
E questo è il dramma del nostro paese ereditato da un cinquantennio di governi che hanno utilizzato la leva assunzionale come ammortizzatore sociale, “con finti posti di lavoro al Sud e gravi carenze al Nord”.
L’unico settore in cui questa logica non ha funzionato, dice Giovanni Bocchi, è la magistratura: a combattere contro la mafia ci mandano magistrati ragazzi mentre molti altri stanno ben nascosti comodamente e nelle sedi giudiziarie del centro nord.
E se le cose stanno così è evidente che il cambiamento non sarà indolore. Ma bisogna procedere.
Ora o mai più.
LE CONTESTAZIONI
Da quando Matteo Renzi è premier non c’è iniziativa pubblica annunciata in precedenza che non vede gruppuscoli di contestatori che provano a disturbare.
Ricordiamo tutti le piazze della campagna elettorale delle europee dove ad un certo punto, ovunque Renzi andasse (da Roma a Canicattì) un numero variabile si metteva a fischiare ed a gridare slogan contro il giovane premier. Con la stampa che ingigantiva l’accaduto.
Si sa come è andata a finire. Il PD e Renzi raggiunsero in quelle elezioni la percentuali del 40%.
IL BERLUSCONISMO
E’ evidente la crisi della egemonia politica di Berlusconi.
Crisi che naturalmente deflagra dentro il corpaccione dell’elettorato di centrodestra che, ricordiamolo, è un elettorato popolare.
E gli avversari storici, quelli veri non quelli finti e complementari alla Travaglio, del berlusconismo di fronte a questa crisi si debbono porre il problema di come riprendere un dialogo con quel popolo, senza fare gli schizzinosi e senza quelle alzatine di sopracciglio e quei ditini alzati tipici della sinistra che si sente superiore ai tanti Mazzalupi italici (perdonatemi la citazione da Ferie d’agosto di Virzì).
E per questo si parla con tutti. Si dialoga a 360 gradi. Anche andando al meeting di Rimini (cosa che non è nuova, ci andò anche l’omino di Bettola quando era segretario, prima che diventasse un esponente della sinistra rivoluzionaria e ci andò anche Enrico il nipote di Gianni quando era premier delle larghe intese).
Ed anche rilanciando l’idea di un taglio delle tasse, non capisco perché sarebbe una idea di destra come se le tasse elevate fossero di sinistra, semmai di sinistra è la progressività non le tasse alte.
E non è detto che tagliare le tasse significa inevitabilmente ridurre il livello dei servizi pubblici. Semmai è un incentivo all’efficientamento dei servizi pubblici. Perché gli sprechi ci sono. In tutti i settori.
Anche ad esempio nella sanità: vi siete mai chiesti quanto costa un parto cesareo in ospedale in confronto ad un parto fisiologico e perché nel SUD la percentuale dei parti cesarei è del 75% mentre l’OMS lo ritiene necessario solo nel 15% dei casi? E non sarebbe interessante sapere il numero dei primari per posti letto negli ospedali del SUD rispetto agli ospedali del nord?
E, per tornare alla scuola, come è possibile che di fronte a meno esigenze di copertura delle classi nel Sud c’è un esubero di precari rispetto al Nord? E se nella scuola si può contare (tante classi, tanti insegnanti necessari) così come nella sanità (tanti posti letto, tanti operatori sanitari?) cosa è accaduto negli ultimi 50 anni in tutti gli altri settori della Pubblica Amministrazione dove questi conti trasparenti è impossibile farli?
Tutto ciò in questi anni la sinistra non lo ha voluto vedere.
Mentre a parole e solo a parole Berlusconi ha cavalcato queste cose (sostenendo una cosa al Sud ed il suo contrario al Nord) e l’antiberlusconismo lo ha aiutato a tenersi a galla. Ed ogni volta che il cavaliere mostrava segni di crisi arrivava una statuetta scagliata o un avviso di garanzia che scatenava i giornali e lo rafforzava nella sua immagine di vittima del sistema.
A questo punto del discorso però si alza sempre il sinistro duro e puro difensore dei sacri valori che ti guarda minaccioso e ti dice: “si, è giusto porsi l’obiettivo di conquistare l’elettorato di centrodestra ma non a detrimento dei programmi di sinistra!!!”.
E no, basta con questo giochino.
Se i programmi di sinistra non sono diventati egemoni tra i lavoratori e gli imprenditori vuol dire che erano sbagliati, caro mio!!!!! E che forse per difendere i sacri principi bisogna fare altro, rinnovare il cassettino degli attrezzi e, se non lo fai, il rischio è che si debba buttare il bambino con l’acqua sporca cioè i programmi sbagliati insieme agli ideali.
Dati social all'8 febbraio 2016
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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