Ad albero che cade, accetta accetta!

Una intercettazione che non c'è non può decidere di un governo, ma può servire per accelerare un radicale rinnovamento

Letto 4869
Ad albero che cade, accetta accetta!

Non lo sa nessuno, ma appartengo a quel ristretto gruppo di rompiballe, che già una ventina d’anni fa ha avuto la temerarietà (o l’incoscienza) di mettere in guardia, chi aveva la bontà di starmi a sentire, dall’allora nascente fenomeno che, grazie alla coincidenza dell’indebolimento della politica (corruzione e crisi dei partiti) con l’immenso spazio mediatico giustamente concesso all’atrocità degli attentati a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, ha prodotto la mostruosa superfetazione di una galassia opaca di Associazioni, Siti online, Fondazioni, giornali con giornalisti a quattro mani, Maghi Simone avidi dispensatori di indulgenze antimafiose, nuove categorie di guru della lotta alle mafie che da decenni invadono i talk show televisivi e che hanno persino messo su filodrammatiche da dopolavoro.

Questa galassia – inedita per proporzioni e longevità - , lungi dall’aver spostato di un solo millimetro in avanti la trincea di quella parte sana della società e delle istituzioni che la lotta alla mafia e alla sua cultura la fa (la deve fare!) davvero, ha invece fatto da sponda alle tentazioni di protagonismo politico e mediatico di una parte (mediocremente minoritaria) della magistratura convinta di potere rispondere con efficacia in prima persona alla legittima richiesta di legalità e giustizia che si leva dall’opinione pubblica e, in molti politici, l’illusione che una stella di sceriffo antimafia sul petto fosse sufficiente a nascondere l’incapacità progettuale e amministrativa che invece era loro richiesta per governare.

Non penso di dover aggiungere molto per sottolineare gli effetti drammatici che questo fenomeno ha prodotto e produce in una terra ad alta intensità di cultura mafiosa e a bassa intensità di senso civico come la Sicilia.

Due esempi di risultati rovinosi e clamorosi di questo andazzo, che sta minando alle basi qualsiasi strategia di rigorosa contrapposizione alla mafia, sono:
• La perdita di credibilità di un’Istituzione strategica come la Commissione Parlamentare Antimafia che, un mese fa, si è ridicolmente esibita in una performance di campagna elettorale contro un candidato alla Presidenza di una importante Regione, solo per meschini motivi di litigiosità di correnti di partito;
• Il terribile silenzio che circonda l’azione di uno strumento strategico per l’affermazione di una coscienza popolare di legalità antimafiosa quale è la Gestione dei Beni Confiscati ai mafiosi, che è il frutto di una legge nata dal coraggio vero e lucido di eroi come Pio La Torre.

Stampa nazionale ed internazionale hanno dato resoconti agghiaccianti, servizi e interviste di TV nazionali hanno messo alla vista di tutti fatti, che - se veri – sono il contrario della legalità e della trasparenza, e nessuna Istituzione preposta ha fatto e detto nulla.

Da qualche tempo molte voci si levano per chiedere che si riprenda la strada della serietà, del rigore e dell’efficacia contro un mortale fenomeno quale la Mafia, che è – come tutti sanno – ancora presente e forte nel nostro territorio. E che è non solo uno dei principali elementi di ritardo nello sviluppo economico di una Sicilia i cui parametri sono sempre più distaccati dal resto d’Italia, ma è soprattutto il portato di una cultura sterile, arcaica e nefasta: quella della furbizia parassitaria, del familismo amorale, della prepotenza prevaricatrice, del disprezzo del bene pubblico, del disconoscimento dello stato inteso come titolare delle regole.

Molte voci si levano, dicevo.

Ma da qualche giorno, con il caso dell’intercettazione del Presidente Crocetta, della scoperta di sua corte di San Pietroburgo completa di un Rasputin di ordinanza, si può dire che si sta addirittura stabilizzando la nascita del fenomeno speculare: la nascita della Antimafia dell’Antimafia da Spettacolo! Un altro spettacolo!

Cioè una sorta di furia iconoclasta da parte di una piccola folla sguaiata che pensa di rifarsi una verginità o di occupare le scene per sponsorizzare l’ennesima auto proposizione di piccoli politici falliti e di osannare improbabili opinionisti storici ex cantori di Cianciminopoli.

Ad albero che cade accetta, accetta! E’ l’antico proverbio di saggezza popolare che sottolinea la furbizia camaleontica di chi pensa che con poca fatica può fare dimenticare la sua oziosa pavidità e diventare protagonista.

E no! Troppo facile!

Se il modello di antimafia che ho prima descritto era inefficiente e furbescamente autoreferenziale, questa folla vociante, che ha trovato nel Presidente Crocetta il capro espiatorio dei suoi stessi peccati, il lavacro di ogni ignominia, mi ricorda i sanguinari Lazzari della Repubblica Napoletana, mi ricorda il feroce plebeismo dei masse filo borboniche che si trasformarono in sornioni mezzadri dell’eterno medievalismo siciliano!

L’intercettazione che non c’è, questo Espresso corretto al veleno, ha dato (non so quanto a sua insaputa) la stura all’ennesimo fenomeno di trasformismo.

Ma soprattutto rischia di mettere una pietra sopra ogni possibilità di mantenere e rafforzare una vera lotta alla Mafia, che è lotta politica prima di tutto: per un cambiamento culturale radicale, per l’affermazione di una nuova classe dirigente, per il rafforzamento di strumenti di contrasto alla criminalità mafiosa e diffusa che siano sempre più efficaci.

Insomma: c’è bisogno di PIU’ ANTIMAFIA, non di un’altra caricatura di Antimafia da operetta.

068 Dati social all'8 febbraio 2016


Letto 4869

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Giovanni Rosciglione

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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