La fanfara stonata dei bersanieri
Che gioco sta facendo la minoranza PD?
- Scritto da Fabio Lazzaroni
- Pubblicato in Politica
Mai una volta che qualcuno della minoranza PD abbia rilasciato una pubblica dichiarazione per sottolineare i successi ottenuti dal governo. Neanche quando venivano recepite le loro stesse proposte. Un silenzio che la dice lunga sulla sua capacità e sulla sua volontà di lavorare non solo per il bene del partito ma della stessa Italia.
La scusa che la comunicazione del partito sia tutta in mano a Renzi è a dir poco puerile. Figuriamoci se al segretario-premier non faccia piacere poter contare ogni tanto talvolta anche su un piccolo segnale di riconoscimento pubblico da parte della minoranza del partito!
Al contrario, che questo silenzio sia a dir poco inquietante lo dimostra proprio il non perdere occasione per dare pubblico sfogo a capziosi distinguo anche quando si riescono a riconoscere per la prima volta nella storia i diritti delle unioni di fatto. Grave, gravissimo.
Da quando si è costituito, il Gruppo parlamentare che fa capo a Verdini il più delle volte ha votato contro i provvedimenti del governo. Che l'abbia fatto in favore dei diritti civili, diversamente da chi si ergeva a paladino degli stessi diritti, doveva essere motivo di soddisfazione e invece....
E invece ecco che dopo aver ripreso fiato la fanfara dei bersanieri ha ripreso a suonare. Stonando come non mai. Secondo i suoi trombettieri, con questo voto Verdini entrerebbe di fatto nella maggioranza di governo. Un assioma tanto fantasioso quanto azzardato. Come dire che avendo quattro zampe il gatto è uguale al cane.
Abituati a logiche da prima repubblica, riottosi nel ricordare la situazione ereditata da Renzi, incapaci di leggere la realtà e di coglierne i primi segnali positivi, paventano la costituzione di un improbabile partito della nazione quando a tutti gli effetti il PD è il partito per la nazione.
A stupire non è tanto il giovane Speranza ma i suoi mentori che in fatto di accordi e compromessi, fatti il più delle volte al riparo dei riflettori, vantano una esperienza decennale sia a livello nazionale che locale.
A livello nazionale sarebbe sin troppo facile citare il sostegno dato al governo Monti assieme a Berlusconi senza aver convocato neanche una direzione nazionale. Piuttosto è bene ricordare a questi inguaribili nostalgici l'importanza del valutare di volta in volta i rapporti di forza evidenziata addirittura da un certo Lenin e praticata in seguito da Togliatti e da Berlinguer con il compromesso storico.
Quanto alla politica locale, visto che si avvicinano le elezioni comunali di Roma, ricordo la seconda consiliatura Veltroni che ottenne il 61,42% dei consensi grazie al 4,39% della Lista Moderati per Veltroni, composta da moltissimi esponenti di Forza Italia, da Alberto Michelini fino al Mirko Coratti, coinvolto ora nelle vicende di Mafia Capitale. All'epoca nessuno degli attuali mentori gridò allo scandalo e al mutamento antropologico del partito. Roma non era e non è un Comune qualsiasi. Intascarono i voti e tirarono dritti.
Si dirà che un conto sono le scelte locali e altre quelle nazionali. Giusto. Peccato che diversi malpancisti stiano lavorando invece, e neanche tanto nell'ombra, proprio per dare al voto romano una valenza antirenziana.
A questo punto sorgono spontanee le seguenti domande: questa marcia dei bersanieri porta ad una nuova Porta Pia o alla sconfitta non tanto e non solo loro, ma di tutto il PD e della possibilità di cambiare il Paese? Insomma: a che gioco state giocando?
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Fabio Lazzaroni
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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