Renzi sui migranti: chiaro, netto, inequivocabile, coraggioso.
Dopo giorni di silenzio sul tema, Renzi parla del tema migranti. E lo fa ribaltando il tavolo. Se qualcuno è in mare si salva e si porta a terra. Chi lo fa merita solo ringraziamenti. Ed usa la parola schifo per chi pensa il contrario. Noi non possiamo scimmiottare le posizioni dell’avversario. Non c’è emergenza immigrazione. Sbagliammo a parlare di “minaccia per la democrazia”. Sbagliammo a non mettere la fiducia sullo ius soli. Ma resistere e rilanciare si può anche se oggi Salvini sembra imbattibile. Dare alla gente una visione forte e coraggiosa.
Renzi sui migranti ha parlato e lo ha fatto con una chiarezza, una semplicità, una nettezza inusitata per la politica italiana soprattutto a sinistra.
Lo ha fatto con una lettera al Direttore di Repubblica in cui prende nettamente posizione, domandandosi se si possa parlare di immigrazione senza sposare il “tono becero della destra” ed invitando a non arrendersi a quello che appare essere un vero e proprio “tsunami sovranista”.
Renzi si dice convinto che resistere e rilanciare si può anche se, in questa fase, Salvini sembra imbattibile, anche quando “il suo linguaggio sfocia nell’odio”.
Nella lettera Matteo Renzi non usa mezze misure, si può essere d’accordo o meno ma il suo ragionare è di una chiarezza inequivocabile con un linguaggio ben lontano dal “doroteismo” (e ci scusino i vecchi dorotei) culturale di certa sinistra oggi al potere che nasconde in miasmi di parole vuote concetti incomprensibili.
L’attacco è netto “se qualcuno è in mare, si salva e si porta a terra”.
E non trova una parola diversa da “schifo” per chi pensa di lasciare in mare le persone per un mero calcolo elettorale.
E questo affondo ha sicuramente come obiettivo il corpo grosso del sovranismo italico ma si rivolge anche a tutti quelli che, dentro il PD e sui margini della stessa area renziana, di fronte alla solidarietà per Carola Rackete, hanno inarcato le sopracciglia ergendosi a custodi di un astratto legalitarismo. E sulla vicenda Sea Watch è esplicito quando scrive “tutti coloro che soccorrono persone in mare e le portano a terra meritano il nostro grazie, non gli insulti in banchina”.
Sul rispetto della legalità l’attacco a Salvini è frontale: “se Carola ha sbagliato manovra o infranto la legge, è giusto processarla. Se un immigrato ruba, è giusto processarlo. Ma questo vale per tutti: o la legalità vale sempre o non vale mai. Difficile credere a Salvini quando definisce "delinquente" Carola e invoca per sé l'immunità parlamentare per salvarsi. E questo vale per gli alleati grillini: possono urlare onestà fino allo sfinimento, ma resteranno per sempre i complici di chi ha fatto sparire 49 milioni di euro del contribuente”.
Il senso, tutto politico e mobilitante di questa lettera, sta nelle conclusioni, in quelle tre righe in cui dicendosi certo che la realtà sconfiggerà le Fake news dice anche: “se vogliamo che ciò accada anche sul tema dell'immigrazione, dobbiamo avere una linea, nostra, forte e chiara. E non scimmiottare quella degli avversari”.
Ed è punto partita. Come quando afferma che i Salvini passano ma i valori restano.
E se, come vedremo più avanti, fa una critica severa alla gestione politica della questione migranti dal 2017 in poi, rivendica con orgoglio le azioni del suo governo tese a salvare le vite in mare (“Non mi vergogno di ciò che ha fatto il mio governo. Non chiedo scusa per le vite salvate nel Mediterraneo)”.
E rivendica la battaglia condotta contro il protocollo di Dublino firmato da Berlusconi e Lega che obbliga esclusivamente i paesi europei dove approdano i richiedenti asilo a farsi carico della integrazione e della solidarietà, protocollo di Dublino che i paesi di Visegrad hanno impedito di modificare con l’aiuto dei sovranisti italiani ed oggi del governo gialloverde.
Così come rivendica con orgoglio (e lo aveva già fatto ampiamente nel libro “un'altra strada”) l’aver deciso di finanziare il recupero del relitto del naufragio del 2015 ed il recupero dei cadaveri (tra cui quello di un ragazzino di 15 anni che aveva la pagella scolastica cucita nella fodera della giacchetta), perché dice “La civiltà è anche dare una sepoltura: ce lo insegna Antigone, ce lo insegna Priamo”.
Politicamente però uno dei punti centrali della lettera è quello in cui spiega dove e quando, a suo dire, inizia il successo di Salvini.
È una critica per nulla velata alla gestione della questione migranti dal 2017 in poi da parte del PD, di Gentiloni e Minniti una critica che ribalta il cliché, abbastanza diffuso nel centrosinistra, per cui Salvini vince perché siamo troppo buonisti.
Ma facciamoglielo dire con le sue parole, dure come pietre, dure ma giuste: “non abbiamo sottovalutato la questione immigrazione: l'abbiamo sopravvalutata quando nel funesto 2017 abbiamo considerato qualche decina di barche che arrivava in un Paese di 60 milioni di abitanti una minaccia alla democrazia. Il crollo nei sondaggi del Pd comincia quando si esaspera il tema arrivi dal Mediterraneo e allo stesso tempo si discute lo Ius soli senza avere il coraggio di mettere la fiducia come avevamo fatto sulle Unioni civili. Geometrica dimostrazione d'impotenza: allarmismo sugli sbarchi, mancanza di coraggio sui valori. Il successo di Salvini inizia lì.”
Matteo Renzi però, da uomo di governo, concreto e pragmatico, non si limita alla denuncia ma fa proposte per affrontare il dramma delle migrazioni.
E sono proposte che vanno nella direzione contraria di quelle che prevedono la chiusura dei porti. Innanzitutto rilancia una delle misure che giudica tra le più importanti di quelle prese nei 1000 giorni, che va sotto lo slogan “un euro in cultura un euro in sicurezza” perché dice “la questione educativa è meno visibile, ma è profonda”. Ed allora “aprire i musei, altro che chiudere i porti. Investire sui teatri e sulla scuola, specie nelle periferie, non solo sulla repressione”.
E poi investire in Africa, non lasciare che a farlo sia solo la Cina. È una priorità aumentare i fondi per la cooperazione internazionale, cosa che il PD ha fatto dal governo e la Lega no. Non è sbagliato dice Renzi, affermare aiutiamoli a casa loro, “è sbagliato non farlo”.
Quindi ritorna a dire che l’Italia non ha una emergenza immigrazione (posizione coraggiosissima e forte, in controtendenza con i frame che si sono affermati negli ultimi anni). Perché le emergenze italiche sono altre e la più preoccupante delle altre, per Renzi, è la denatalità “un Paese senza figli è un Paese senza futuro. E paradossalmente non ne usciamo neppure con gli immigrati. La demografia segna la fine delle civiltà, non qualche migliaio di rifugiati che sbarcano nel Mediterraneo. E nel resto d'Europa l'invasione che paventano i populisti nasce dalle culle, non dai barconi”.
In conclusione della Lettera Matteo Renzi riprende un concetto chiave, che ogni leader della sinistra che voglia essere tale dovrebbe ripetere ogni giorno a sé stesso prima che agli altri: “se il futuro è di chi ha paura, vincono quelli dei muri, non quelli della società aperta”.
Ed a coloro che nel nostro campo si sentono con l’acqua alla gola, che considerano Salvini imbattibile e si macerano in un pessimismo tragico per il futuro del nostro paese, delinea la visione che solo un vero leader è capace di incarnare quando afferma “Alla gente impaurita va data una visione forte e coraggiosa, non il messaggio consolatorio che dice: fate bene ad avere paura".
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Enzo Puro
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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