Cerco una “Casa Nuova”. Unica condizione: né con Salvini, né con Grillo.
Le letture stupide dei grandi cervelli della sinistra vengono sempre “da lontano”
- Scritto da Vincenzo Marini Recchia
- Pubblicato in Politica
Fine anni ottanta. Nasceva la Lega. Contro Roma ladrona e contro i terroni parassiti e assistiti. Antipolitica e razzismo.
I padroncini veneti e lumbard ingrassati dalla balena bianca - in Padania come in Sicilia – cercavano argomenti per non pagare tasse e dare libero sfogo agli “istinti animali” del turbocapitalismo.
Un bubbone antitaliano, un concentrato di ignoranza: un popolo “senza librerie” lo aveva definito Bocca. E Lucio Mastronardi, che viveva da quelle parti, aveva descritto benissimo la loro libidine per i danee ne Il maestro di Vigevano.
Chi si fece in quattro per mascherare questo residuo insolubile, lievito madre padano del fascismo, da isolare in quarantena? Manco a dirlo la “testa lucida” della sinistra inutile. “La Lega è una costola della sinistra”. Al piccolo Machiavelli nostrano serviva lisciare il pelo all’orribile Senatur.
Manovre, inciuci, congiure.
Vallo a cercare il progetto politico.
Con Salvini, silenziata la propaganda contro i napoletani e i calabresi, la Lega ha preso di petto i negher e i rom. Niente di nuovo razzisticamente parlando: solo spostamento di target e aperura di vele al vento forte della paura.
Nel frattempo la sinistra generatrice di costole è andata a picco. Il suo posto l’ha preso un gruppetto di adepti negriani - nel senso della moltitudine di Toni Negri - ed ex simpatizzanti del partito armato miscelando sapientemente l’egualitarismo dei nullafacenti, la presunzione degli incompetenti e il portato tecnologico del mio like vale più del tuo, perché Putin mi organizza i bot e tu di comunicazione moderna non capisci una s..a!
Con la costola ci riprovano, naturalmente. Questa volta è penta stellata e serve per abborracciare una piattaforma congressuale per il nuovo listone. Corsi e ricorsi del Lingotto.
Chi se la ride alla grande è la Casta: non quella politica, esigua e codarda. Quella burocratica. Quella delle corporazioni che si sono mangiato lo Stato e la spesa pubblica.
Siamo alla più gigantesca prova del nove dell’ultimo conato del consociativismo all’italiana: Catastrofe/tragedia o Farsa/riscossa.
Se continuiamo a dare retta ai Bersani, ai D’Alema, ai Veltroni e ai loro esangui cloni come Speranza, Cuperlo, Zingaretti, il primo scenario è assicurato. Senza neanche spargere una goccia di sangue.
Alzare le braccia e arrendersi.
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