Elezione RSU pubblico impiego
Continua il calo di partecipazione al voto
- Scritto da Manrico Macilenti
- Pubblicato in Sindacato
Non si conoscono ancora i risultati e già alcuni sindacati tirano fuori i soliti, prevedibili e scontati documenti che ci riportano indietro agli anni ’80, quando dopo ogni elezione avevano vinto tutti.
Dichiarano, come sempre, di essere soddisfatti e oggi lanciano addirittura l’idea che sono elezioni che legittimano il sindacato contro la politica del Governo.
Questi finti sindacalisti che fanno più riunioni (sempre a pranzo ed a cena e con i soldi degli iscritti) che assemblee con i lavoratori, discettano di democrazia nei luoghi di lavoro senza ricordare la realtà dei fatti.
Negli uffici ormai di democratico non c’è più nulla; perfino l’orario di lavoro è una scelta dell’amministrazione. E quando si esercitano i diritti residui al massimo si fa da notai. Sono le direzioni a decidere! Al massimo, se gli va, al sindacato danno una informativa successiva.
Però le elezioni delle RSU si fanno, ma a cosa servono? Per definire la rappresentatività delle OO. SS. ed i conseguenti permessi/distacchi sindacali da assegnare. Nient’altro!
La faccia ce la mettono i singoli candidati negli uffici, chiedendo il voto per se stessi e li ottengono perché hanno amici, sono simpatici, o, peggio, perché sono ammanicati col potere e non per la lista dove si sono presentati.
Dalla prima elezione per le RSU 2001 si è passati dal 95% di partecipazione al voto, al 75% attuale (dato provvisorio).
E come si ottiene questo 75%?
Con elezioni regolamentate in modo casareccio, tanto è vero che si è fatta campagna elettorale anche mentre si votava.
Alle elezioni per le RSU si possono presentare solo liste delle OO. SS. che predispongono il regolamento. Nessuna lista autonoma è accettata perché non prevista!
Come se alle amministrative non si possano presentare le cosiddette “liste civiche”.
Poi, se anziché durare tre giorni le elezioni durassero un solo giorno, come per le elezioni politiche, ci sarebbe lo stesso risultato?
E che dire delle urne per la votazione portate in giro per gli uffici per far votare, delle mail delle amministrazioni compiacenti che avvisano delle elezioni e dell’ubicazione del seggio, magari vicino alla stanza dove si distribuiscono i buoni pasto proprio in quei giorni?
Insomma elezioni imparagonabili con quelle politiche se non per propaganda! Quale sarebbe la partecipazione alle politiche se i seggi fossero predisposti in ogni singolo condominio con candidati del proprio palazzo? Il 99%?
E quale sarebbe la partecipazione per le elezioni delle RSU se i candidati fossero i segretari nazionali o territoriali del sindacato in collegi simili a quelli delle politiche, cioè molto grandi? Non si supererebbe il 50%!
Questi confronti assomigliano alle mosse disperate di chi è senza idee o di chi pensa di vendere un qualunque prodotto commerciale con slogan tipo “Ti do il massimo facendoti pagare il minimo”.
Con questa pochezza di argomenti non li ascolterà nessuno e continueranno a sfruttare la disponibilità dei lavoratori che si candidano senza comprenderne bene il motivo, o che rimangono iscritti senza vedere mai risultati.
Allora cosa devono fare gli eletti nelle RSU?
Devono far sentire la loro voce, forte e chiara, chiedendo al sindacato trasparenza, coerenza, correttezza, rimettendo al centro dell’azione sindacale il lavoratore: andare verso un sindacato nuovo che riscopra i valori fondativi.
Un grande in bocca al lupo per questa enorme impresa che li attende!
Dati social all'8 febbraio 2016
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Manrico Macilenti
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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