Se le illusioni inquinano più del petrolio. Piccole considerazioni sul dopo referendum
A risultato acquisito, più che gli insulti entrati ormai purtroppo nel linguaggio distintivo di certe parti politiche colpisce la pervicacia di certa sinistra radicale nel ripetere come in passato gli stessi errori di analisi e di prospettiva
- Scritto da Fabio Lazzaroni
- Pubblicato in Politica
A quanto pare a certe persone la storia ha insegnato poco e niente. I giovani si possono comprendere e per certi versi ammirare per l’entusiasmo e la fretta tipici dell’età. A sconfortare sono quelli più anziani, quelli, per intenderci, con la pelle segnata dalle cicatrici di batoste cocenti. Induriti e ripiegati su se stessi, avvinghiati a ricordi di momenti certo importanti e entusiasmanti al punto da perpetuare pedissequamente logiche visibilmente non più applicabili e adattabili all’inesorabile mutare delle cose. Non mi riferisco alla rassegnazione ma proprio al loro non volersi rassegnare, per certi versi pure apprezzabile e condivisibile, che però nella pratica comporta la puntuale, cervellotica, scelta di metodi e tempi talmente sbagliati da svuotare il loro stesso patrimonio di energia rendendoli del tutto sterili e incomprensibili da parte di quelle masse cui vogliono dare possibilità di progresso.
Eppure basterebbe che alla luce dell’oggi e dei bagliori del futuro riflettessero su qualche testo sacro con cui molti di loro sono cresciuti. Sul senso della dialettica materialistica della storia di Marx ed Engels e dell’interpretazione fatta poi da Labriola (tesi, antitesi e sintesi), sul Che fare? e ancor più su Estremismo malattia infantile del comunismo di Lenin. Ma sarebbe già sufficiente ricercare gli insegnamenti profondi di Gramsci o dello stesso Berlinguer o magari dei maestri della nonviolenza intesa non solo come atto fisico ma soprattutto psicologico e verbale. Così come non guasterebbe confrontare certe esperienze d’oltre confine nel recente passato.
Ma purtroppo del resto, si sa, ognuno poi preferisce scegliere di questi insegnamenti quel che al momento fa più comodo o ritiene più utile per la causa. La storia lo dimostra attraverso le frequenti scissioni che la sinistra ha vissuto. O meglio, che si è autoinferta.
Ma i motivi di tutto ciò sono solo e soltanto di carattere politico?
A determinare le scelte della politica sono gli esseri umani con la loro storia individuale, i loro bisogni e le loro aspettative collocate in un contesto sociale più o meno ampio in cui le relazioni si intrecciano, si scontrano, si modificano. Il tutto sempre naturalmente e perciò inevitabilmente sotteso, se non proprio governato, dai sentimenti. Buoni o cattivi che siano. E i sentimenti, uniti alla soddisfazione dei propri bisogni individuali ancorché collettivi pretendono sicurezza, certezza.
Questo è il nodo essenziale: il bisogno di sicurezza individuale, sociale e affettiva indissolubilmente legati tra loro. Un bisogno talmente legittimo, spesso così impellente, da indurci di frequente e più o meno inconsciamente ad attaccarci, ad aggrapparci, ad una idea, una immagine, una speranza, un oggetto di culto, una o più persone. Qualunque cosa sia purché ci faccia sentire rassicurati, amati, al sicuro.
Ma siamo esseri sociali e capita che si va in crisi se cambiano i riferimenti in base ai quali abbiamo eretto il nostro castello per proteggerci. Le certezze vacillano.
Prendere atto che le cose cambiano o stanno per cambiare o sono già cambiate ci pone quindi di fronte a un bivio. Confrontarsi con le mutazioni e cercare il modo migliore per adattarvisi o per combatterle oppure rifiutarle tout court aggrappandoci ancora di più a quel che finora ci ha dato certezze? Se la prima reazione ci stimola positivamente, ci esercita all’uso corretto del dubbio, la seconda genera inesorabilmente pura e semplice illusione. Una illusione che sfocia in comportamenti diversi, persino contraddittori, ma sempre dolorosi se non nocivi o addirittura pericolosi per noi stessi e gli altri: rassegnazione, definitivo senso di sconfitta oppure arroganza, ribellione, aggressività verso se stessi o gli altri. O nel peggiore dei casi la somma di tutti questi elementi.
E’ questa dimensione, questa lettura, così distante da quella meramente politica?
L’aspetto psicologico, sia esso individuale che collettivo, è proprio del tutto marginale o non si intrecciano tra loro?
Penso sia inutile stilare l’elenco dei personaggi politici più noti e di qualsiasi area. Chi legge non potrà che scorgere quanto ho riassunto nella sua lista personale. Ma ricordiamoci che questi comportamenti tipici della natura umana sono ovviamente presenti in ciascuno di noi. Covano in noi in attesa del momento propizio per manifestarsi. E sta quindi solo a noi capirlo e sforzarci per governarli e non per esserne governati. Vale per tutte le relazioni, anche politiche.
Si, le illusioni inquinano più del petrolio.
E guardiamo ora alle reazioni che si sono scatenate durante gli ultimi giorni di campagna elettorale, in particolare subito dopo l’esito delle votazioni per averne una prova tangibile.
Si, c’è poco da stare allegri.
Chi ha perso sbaglia se si illude che i voti raccolti per il SI siano già in cassaforte e disponibili anche per le imminenti elezioni locali e tanto più per il referendum confermativo della riforma costituzionale. Ed è un’illusione se continuano ad essere conviti che tutti coloro che hanno votato NO o si sono astenuti sono per questo contrari all’incremento delle energie pulite o addirittura indifferenti alle tematiche ambientali. Altrimenti chi ha contribuito alla vittoria dei referendum sull’acqua e il nucleare? O peggio ancora considerarli complici dei petrolieri e del governo. Non mi sembra che quest’ultimo goda del sostegno di Brunetta e Salvini.
Offendere questi elettori nel peggiore dei modi, arrivare a minacciarli, significa allontanarli, renderli diffidenti ogni qualvolta si vedranno porgere un volantino. Ostili. L’esatto contrario di quanto a loro servirebbe. Ma non se ne stanno rendendo conto imprigionati come sono nell’illusione di essere gli esclusivi depositari della ragione liquidando gli altri come nemici.
Più insisteranno in questi atteggiamenti e più confermeranno incapacità politica, l’essere in preda di una paura profonda malamente mascherata da sicumera e forza.
Chi ha vinto sbaglierà se commetterà lo stesso errore, ovvero credendo che chi ha votato SI sia automaticamente ostile al governo. Inoltre non dovrà dare facilmente per scontati altri futuri, e per me auspicabili, successi facendo attenzione a non cedere alla tentazione di rispondere alle aggressioni né con supponenza e spavalderia (caro Carbone…), né ricambiando con la stessa moneta. La diversità deve e dovrà essere sempre più che evidente. Piuttosto dovrà rimarcare con chiarezza e pazienza quel che il governo ha fatto finora, anche in campo ambientale, e che intende fare in futuro. Non sarà facile perché molte persone si sono abituate a facili semplificazioni al punto da aver smarrito la capacità di contestualizzare scelte e situazioni. Ha smarrito cioè la consapevolezza che ogni cosa è connessa con le altre e che questo comporta inevitabilmente scelte solo in apparenza lontane quando, invece, non sono altro che propedeutiche per interventi ancor più mirati.
Coraggio!
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Fabio Lazzaroni
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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