L’idea di sinistra
Come far felici gli elettori di sinistra e convincerli a tornare a votarci?
- Scritto da Marco Biondi
- Pubblicato in Politica
Osservo che ci sono due modi diversi di invocare il ritorno della sinistra: quello concettuale (i lavoratori non ascoltati, il precariato, le fasce più povere da proteggere, ecc.) e quello pragmatico.
Da un lato abbiamo i personaggi storici della politica Italiana che da 30 anni o giù di lì presidiano telegiornali e rilasciano interviste; quelli che hanno sostanzialmente fatto opposizione a Berlusconi e cercato vanamente di governare per qualche mese, senza mai interrompere le loro guerre intestine.
Dall’altro abbiamo il PD di Renzi che ha fatto politiche di sinistra - checché se ne dica - ma non ha scaldato i cuori di una parte non banale dei militanti della sinistra tradizionale. Tralascio le mie idee sul perché e sul “per chi”.
Ne è scaturito che, al di là dei risultati di governo oggettivamente buoni raggiunti nell’ultima legislatura, al voto delle ultime elezioni politiche il PD ha avuto risultati molto deludenti.
Questa è storia, credo inoppugnabile.
Poi qualcuno parlerà di inclusione o esclusione, di simpatie o antipatie, di arroganza o dialogo. Ma non è questo il punto.
Io credo che punto sia un altro, molto differente.
Il punto, a mio parere, è il modo di intendere la politica di sinistra. Ne ho parlato molto anche nel mio libro “Pensieri nella rete”: cosa è di sinistra e cosa s‘intende per liberismo?
I poveri si aiutano creando posti di lavoro o rendendo i posti attuali intoccabili? È meglio occuparsi della stabilità dell’economia del Paese e quindi limitare il costo del debito mantenendo bassi i tassi d’interesse e lo spread, o infischiarsene ed elargire sussidi per fare bella figura?
Ovvio che si potrebbe proseguire all’infinito con esempi di confronto tra “prima” e “dopo”.
La risposta a questi quesiti deve indirizzare le politiche da proporre o attuare in caso di vittoria elettorale.
Oggi però resta un problema enorme: riconquistare i voti persi, ed io vedo una tendenza che mi preoccupa. Ovvero l’andare a cercare voti rispostando indietro le lancette dell’orologio di qualche decennio. Io credo fortemente che sia sbagliato.
Cercare dei voti e poi non sapere cosa farsene è quello che hanno fatto i 5Stelle e, scusatemi, io credo e spero che un partito di sinistra debba essere diverso da loro. Il più possibile.
Per creare le condizioni di “ridare speranza e dignità a chi sta peggio, bisognerebbe, secondo me, ritornare dagli elettori con maggiore sincerità e dire loro che nel terzo millennio non c’è più posto per le vecchie politiche economiche della sinistra degli anni 80. E fare questo discorso tutti insieme. Ma quanti elettori potremmo convincere? Basterebbero per vincere?
L’alternativa è che esista un nuovo partito progressista che si ispiri a politiche di sviluppo economico e sociale che possa allearsi con il “famoso partito di sinistra” che parla alla pancia di quelli che voterebbero solo chi gli promette la luna. E cercare poi di far avere loro la luna attraverso l’applicazione di sane politiche economiche, pubblicizzate con un sistema che faccia apparire incentivi all’impresa come panacee per tutti gli scontenti del Mondo.
Questi voti resteranno magari solo per una legislatura, fino a che non tornerà sulla scena un nuovo comico in pensione che racconterà che la luna non esiste, ma è un’invenzione di Matteo Renzi per farci stare nella merda. E molti gli crederanno purtroppo.
Ma almeno alle prossime elezioni potremmo sperare di essere argine vero al dilagare del pensiero fascista mettendo nel frattempo il Paese in sicurezza.
Se poi scopriremo che per avere il voto della maggioranza degli Italiani bisogna semplicemente istigare sentimenti razzisti e promettere le espulsioni dei profughi, allora ben venga che ci caccino dall’Europa. Chi può si metta in salvo in qualche Paese civile, gli altri cerchino almeno di mettere al sicuro i propri risparmi.
In tempi di decrescita felice è molto meglio non possedere nulla, perché il Robin Hood de noartri, prenderà a chi ha per dare a chi non ha (voglia di lavorare). Io, personalmente, farei molta fatica ad accettarlo.
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Marco Biondi
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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