Terrorismo: vinciamo la paura ma basta ipocrisie

L’enorme lacerazione inferta venerdì sera al cuore dell’Europa equivale a una vera e propria dichiarazione di guerra che ha aperto gli occhi anche ai più “distratti” o a quelli che si cullavano nell’illusione che le minacce jihadiste fossero solo farneticazioni deliranti

Letto 4217
Terrorismo: vinciamo la paura ma basta ipocrisie

Un evento gravissimo e senza precedenti nella storia dei Paesi dell’Unione Europea,che ha suscitato in tutto il mondo dolore, sgomento, indignazione e davanti al quale la ragione si arrende.

Ma il primo interrogativo che si impone, dopo il crudele attacco a Parigi, è di quale guerra si tratti, di chi contro chi.

I ripetuti attentati susseguitesi dall’11 settembre 2001 in poi negli Usa e nei Paesi Europei (dalla Spagna alla Gran Bretagna), indubbiamente rispondono a una regia unica, quella di matrice jihadista, ma è possibile stigmatizzarli nel paradigma “mondo arabo contro occidente”? No. O “Islam contro gli infedeli”? No.

Per rispondere è necessario allontanarsi dalla visione del singolo tassello e guardare il puzzle complessivo che affonda le radici nel vecchio colonialismo, oggi formalmente superato ma di fatto sostituito dalla egemonia economica di multinazionali mondiali che continuano a sfruttare risorse petrolifere e giacimenti di materiali preziosi, come il litio, di territori cosiddetti terzomondisti.

Solo una lettura complessiva della geopolitica può restituire la verità alla storia e costringere tutti, islamisti inclusi, a riconoscere le reciproche responsabilità. Mentre l’Occidente, dalla Russia all’America, passando per l’Europa, continua a palesare la sua ipocrisia, piangendo i morti, ma continuando con i propri commerci e fornendo armi e finanziamenti, direttamente o indirettamente, ai terroristi delle cosiddette “guerre dimenticate”, i fautori della sharia dimenticano che l’Islam, attraverso le sue conquiste militari, è stato colonialista addirittura più dell’Occidente.

E’ dai tempi delle Crociate che si vogliono ammantare di spiritualità conquiste militari e/o economiche.

E’ la principale preoccupazione di papa Francesco, che nella sua recente visita a Tirana ha affermato che nessuno può permettersi di prendere a pretesto la religione “per le proprie azioni contrarie alla dignità dell’uomo e ai suoi diritti fondamentali, in primo luogo quello alla vita e alla libertà religiosa di tutti”.

L’Islam è indietro di due secoli rispetto al Cattolicesimo, progredito e laicizzato dall’Illuminismo.

Tuttavia in questi anni, i Paesi occidentali hanno fatto poco o niente per aiutare la società civile musulmana a uscire dall’immobilismo e sostenere politicamente e finanziariamente l’intellighenzia islamica moderata. Sarebbe auspicabile in questi giorni di lutto che il governo di Parigi chiedesse ai governi insediati nella penisola Arabica di condannare ufficialmente quanto è avvenuto a Parigi, anche a costo di perdere le lucrose commesse commerciali con gli sceicchi. Anche il presidente Hollande, infatti, intrattiene da tempo proficue relazioni con tutte le Petrolmonarchie del Golfo, le stesse che appoggiano il terrorismo. Quando si è trattato di affari, nessuno degli stati sotto “assedio” si è mai tirato indietro.

E’ istintivo pensare che un Paese abbia il diritto di difendersi con le armi, ma la storia insegna che la crudeltà non si sconfigge con la violenza e l’odio raziale.

Anzi violenza chiama violenza, in una spirale senza fine. Il terrorismo non si può sconfiggere semplicemente mobilitando gli eserciti.

Occorre reagire in modo perspicace, coraggioso, con grande senso di responsabilità mondiale ed evitando di fare di tutte le erbe un fascio nel criminalizzare la totalità dei musulmani. "Quello che è accaduto negli ultimi tempi - ha giustamente sottolineato Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati del Parlamento italiano - è eloquente: quando c'è stato un intervento militare, se possibile, la situazione è peggiorata e si sono aperti nuovi scontri. Da qui si deve imparare qualcosa ed essere pronti con strumenti alternativi".

Aver rovesciato le dittature in Medioriente ha provocato infiniti danni, alterando equilibri tribali ben noti ai potenti che siedono nelle “stanze dei bottoni”. 

L'Occidente ne è direttamente responsabile ed è altamente probabile che la Francia stia pagando la politica neocoloniale dei suoi Governi. Più bombe si sganciano e più attentati si provocano. Le Fosse Ardeatine ricordano quotidianamente agli italiani lo spietato principio della rappresaglia. E perché non lo evitiamo?

La parola magica è petrolio. L'Europa dovrebbe ridimensionare le proprie ambizioni economiche, principio difficile da capire da parte di Paesi che basano tutta le propria esistenza moderna sul denaro.

Occorrerebbe che i paesi paladini della democrazia, quelli che dicono di voler estirpare l’estremismo islamico dal Medio Oriente, la smettessero d’essere conflittuali tra loro. L’Is continua a seminare morte e distruzione in Iraq e Siria solo e unicamente perché finora è mancata la volontà politica di sconfiggerlo. In questi anni, ad esempio, si è permesso al mondo salafita di finanziare cospicuamente i terroristi. Ciò avviene per via telematica e dunque i flussi di denaro sono tracciabilissimi. A questo proposito, cosa hanno fatto le intelligence americane, francesi, inglesi?

L’intento dei criminali stragisti jihadisti è quello di fomentare una guerra di religione ma è difficile credere che questi feroci attentatori siano latori di un messaggio spirituale. Essi piuttosto strumentalizzano il proprio credo per fini eversivi, facendo facilmente presa sulle masse che soffrono spesso di arretratezza e frustrazione e attribuendo all’Occidente l’intera responsabilità del degrado mondiale.

Strumentalmente l’Europa viene definita cristiana, quando invece oggi è in gran parte agnostica e laicista. La loro è un’ideologia criminale, diabolica e perversa che potrà essere estirpata solo con una reale, fattuale, decisa assunzione di responsabilità da parte del consesso delle nazioni.

Il futuro dell’umanità è nel riconoscimento di società complesse, multietniche e multi religiose, non certo nella contrapposizione violenta tra Oriente e Occidente.

Da una parte, quindi, occorre rivedere i sistemi di sicurezza e le misure antiterrorismo - non andare a portare guerra in altri Paesi – e dall’altra creare sviluppo locale e vere politiche di cooperazione internazionale.

117Dati social all'8 febbraio 2016


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Cristina Calzecchi-Onesti

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Aggiornato al 31 marzo 2018

 

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