Cosa sono gli algoritmi e come entrano nella nostra vita
I gruppi Facebook AVANTI con CORAGGIO e iStanza DEM, insieme alll’Associazione Res Nova hanno organizzato la presentazione del libro “ALGORITMI DI LIBERTÀ” con la partecipazione dell’autore, MICHELE MEZZA, giornalista e docente di Sociologia della cultura digitale presso l’Università “Federico II” di Napoli. Alcuni spunti video.
I gruppi Facebook AVANTI con CORAGGIO e iStanza DEM, insieme alll’Associazione Res Nova hanno organizzato la presentazione del libro “ALGORITMI DI LIBERTÀ” con la partecipazione dell’autore, MICHELE MEZZA, giornalista e docente di Sociologia della cultura digitale presso l’Università “Federico II” di Napoli. Alcuni spunti video.
- Scritto da Alfonso Pascale
- Pubblicato in Attualità
“Algoritmo” è ormai sinonimo di controllo sociale. Anche chi non saprebbe meglio definirlo, sa che le sequenze di formule matematiche nascoste dietro questo nome servono a governare l’elaborazione della sterminata quantità di informazioni generate continuamente dalla rete. Con la loro potenza di calcolo, e la loro apparente neutralità, questi “numeri magici” si presentano al nostro senso comune come i passe-partout per aprire ogni porta della nostra vita. Ma chi detiene davvero le chiavi degli algoritmi? Sono dispositivi neutri e inviolabili? O non sono invece espressione di una strategia di orientamento e governo sociale sempre più strettamente controllata dai loro “proprietari”?
Il saggio affronta con un taglio divulgativo, e un obiettivo molto pragmatico, il tema di una critica dei presunti automatismi che definiscono e classificano i nostri comportamenti. Il buco nero che ingoia la nostra libertà oggi non è tanto il condizionamento della nostra vita tramite l’uso dei nostri dati, quanto un’omologazione del nostro pensiero alle forze semantiche degli algoritmi prescrittivi. Non tanto il “consumo”, quanto proprio il “cervello” è la posta in gioco.
Senza ombre di nostalgia, anzi con un’esibita e provocatoria adesione alla civiltà della rete, l’autore affronta il nodo di come la scienza matematica possa e debba essere oggetto di un nuovo contratto sociale e occasione di una negoziazione, anche conflittuale, tra gli utenti e i grandi players globali che sono proprietari dei dispositivi digitali. La posta di questo processo, come spiega il filosofo della scienza GIULIO GIORELLO nella prefazione al libro, è una nuova idea di libertà, in cui la potenza di un individuo sta nel passare da “calcolato” a “calcolante”.
Di fronte ai silenzi e ai balbettii della politica, che si divide tra subalternità tecnologica e rimozione della domanda sociale che ha prodotto la rete, è necessario prospettare un nuovo patto sociale, che concepisca le comunità di utenti (città, territori, università, categorie professionali, gruppi di consumatori) come soggetti negoziali della potenza di calcolo, per realizzare una nuova fase di quella “rivoluzione del sole” che cinquant’anni fa, nei campus californiani, spinse i migliori talenti giovanili a programmare software che avrebbero cambiato il mondo.
Il libro affronta il tema dell’automazione della democrazia in modo connesso ad un altro tema: il declino di una politica rappresentativa. L’Italia è il primo Paese della zona Euro ad avere una maggioranza nazionalpopulista prevalsa il 4 marzo scorso con una modalità già sperimentata due anni fa negli Stati Uniti di Donald Trump.
Le dinamiche politiche ed elettorali che si stanno verificando con straordinaria omogeneità a tutte le latitudini del pianeta ci dicono che il soggetto principe della relazione governanti-governati è oggi una sorta di micro-massa che si forma tra utenti della rete sulla base della convergenza occasionale dei loro stati d’animo, rispecchiandosi nella propria identità comune, condizionandosi per continuità, rafforzando ognuno il bias confermativo dell’altro.
C’è da chiedersi se questo reciproco condizionamento confermativo, per il quale ci dimostriamo disponibili a cambiare idea se incontriamo chi la pensa come noi, possa essere anche orientato proprio dall’atto di connettersi in rete, diventando simultaneamente nodo di trasmissione e stazione ricevente di flussi specifici e dedicati di messaggi finalizzati.
I dati e le dinamiche delle ultime elezioni politiche in Italia ci dicono che è accaduto qualcosa di non ordinario, e soprattutto non ancora analizzato. Non a caso il voto ha indotto un’attenzione particolare nei principali media internazionali, come ad esempio il New York Times, che nello scorcio finale di febbraio, a una settimana dal voto, ha dedicato largo spazio al “caso italiano” della democrazia in rete.
Sicuramente il 2018 sarà ricordato in Italia per le forme, inedite, di convergenza tra una tendenza sociale a forme di ribellismo indotte, antropologicamente, da quindici anni di pratiche di massa in rete (che hanno consolidato una consapevolezza della propria potenza individuale del tutto sconosciuta sulla scena politica precedente) e fenomeni di pressione e di interferenze digitali che hanno potuto amplificare e uniformare gli orientamenti nelle elezioni politiche, per le quali gli algoritmi hanno giuocato un ruolo decisivo al fine del computo elettorale.
Gli algoritmi hanno, infatti, “potenziato” le pratiche individuali e hanno profilato e raggiunto esattamente gli interlocutori che si volevano contattare con i propri messaggi. I veri titolari dei voti, persino più dei partiti, sono stati gli automatismi della rete, in particolare i bot editoriali e i big data predittivi, con la loro capacità di sagomare i social.
VIDEO
LA CONOSCENZA COME STRUMENTO PER RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE
Alfonso Pascale: Ripensare la forma della politica
Alfonso Pascale – Tematizzare il nesso tra potenza del calcolo e democrazia
Michele Mezza : La rete è un elemento di civiltà
Michele Mezza: Connettersi corrisponde ad un istinto antropologico
Michele Mezza: Trasformare la tecnologia in una opportunità condivisa
Michele Mezza: Diventare utenti consapevoli
Michele Mezza: Dall’obbedienza incosciente a resistenza consapevole
Michele Mezza: La rivoluzione tecnologica nasce con la pretesa antiautoritaria
Michele Mezza: il software è stato pensato come bene comune
Michele Mezza: Come nasce l’intelligenza artificiale
Michele Mezza: I grandi gruppi del digitale fanno ricerca sull’Alzheimer
Articolo originale apparso su CeSLAM
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Alfonso Pascale
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Aggiornato al 31 marzo 2018