Andare Verso - PA e sindacato utile (Idee sparse)
Idee per un sindacato moderno, trasparente, partecipato
Trasmesso alla segreteria nazionale del sindacato il 26 marzo 2014
- Scritto da Manrico Macilenti
- Pubblicato in Sindacato
Alla Segreteria Nazionale UILPA
tramite il Segretario Generale
P.A. e SINDACATO UTILE (idee sparse)
Il costante attacco negli anni al Pubblico Impiego, evidenziato nelle “Tesi per il XVI Congresso UIL”, impone un cambio di passo e di metodo, uscendo dai consueti schemi, per evitare di essere risucchiati nell’oblio come dei conservatori dell’inutilità che acconciano sempre le stesse risposte.
Se immaginiamo la Pubblica Amministrazione come erogatrice di servizi efficienti ed imparziali nel pieno rispetto degli utenti è parimenti essenziale che sia recuperata la stima dei cittadini.
La digitalizzazione (o dematerializzazione) della P.A. è la strada maestra (Tesi UIL) per fornire servizi diffusi facilmente e direttamente ai cittadini senza intermediazioni costose e favorisce il controllo sociale sull’operato. Può essere attuata con l’innesto massiccio di giovani, in sostituzione di prepensionamenti.
Nell’intercapedine fra le norme (attualmente troppe e confuse) e gli adempimenti richiesti ai cittadini si annidano gli elementi per i reati contro la P.A. Il nocumento portato all’immagine del lavoro pubblico dai rari comportamenti delittuosi può essere contrastato dalla costituzione in giudizio del sindacato a difesa dei lavoratori onesti.
Da sottolineare il fatto che la digitalizzazione completa comporta una maggiore possibilità di utilizzo del telelavoro domestico. L’utilizzo di tale strumento è molto proficuo dal punto di vista del risparmio sia per il lavoratore che per la P.A. e consente una vita migliore al lavoratore indotto, per i più svariati motivi (figli piccoli o genitori anziani), a rimanere nella propria abitazione.
I dirigenti devono essere remunerati come la media europea dei loro pari, reclutati solo tramite concorso, sostituiti frequentemente e controllati in ragione di obiettivi (Tesi UIL). La P.A. deve attuare le decisioni politiche al meglio possibile, pertanto devono essere abbattute tutte quelle pratiche che la fanno percepire come una zavorra o, peggio, un ostacolo.
Se la P.A. è la più grande azienda del paese (come afferma la neo-ministra Madia) come tale deve essere trattata perseguendone il benessere organizzativo. Ciò può essere fatto restituendo dignità alla partecipazione dei lavoratori (anch’essi cittadini) alle decisioni abrogando tutte le norme “brunettiane” che ci hanno riportato indietro negli anni, ad una gestione peggio che militaresca, uniformandole a quelle del settore privato (Tesi UIL).
Innanzitutto dobbiamo far ripartire la contrattazione collettiva, sono troppi 5 anni senza adeguamento della retribuzione! Se le obiezioni che ci si presentano sono relative al reperimento delle risorse si possono prospettare soluzioni che vadano oltre l’utilizzo di risparmi interni. Giacciono in Parlamento due proposte che porterebbero nelle casse dello stato, con la loro tassazione, enormi fondi fissi aggiuntivi: legalizzazione della prostituzione e della cannabis.
Anche il sistema premiale va affrontato con decisione superando le norme “brunettiane” che inducono ad un moderno far-west negli uffici (mors tua vita mea) a scapito dell’efficienza. I premi assegnati individualmente comportano divisione ed egoismo fra i lavoratori. Per non parlare degli atteggiamenti della dirigenza che, figlia delle clientele, utilizzerebbe tale leva per spostare in questo ambito lo stesso metodo.
Si deve immaginare la P.A. come un sistema di squadre. Il premio deve andare alla squadra (singolo ufficio senza alcuna divisione interna) in un confronto con squadre simili. Si attuerebbe così un circolo virtuoso nel quale il controllo è affidato agli stessi “giocatori” messi periodicamente a conoscenza delle proprie attività in un confronto collettivo con l’“allenatore”.
L’attenzione che l’attuale governo dimostra per l’edilizia scolastica deve esserci anche per le nostre sedi. Quanto costerebbe l’adeguamento alle norme di salubrità e sicurezza che nella stragrande maggioranza dei nostri uffici non sono rispettate?
Si può sfruttare questa occasione per sperimentare una organizzazione degli spazi in maniera più moderna. Concentrare in un unico polo tutti gli uffici con servizi al pubblico; il vantaggio per i cittadini è evidente, quello per i lavoratori consiste nella possibilità di avere servizi che in maniera frazionata è impossibile attuare (mense, asili nido, ecc…).
Possiamo anche immaginare che siano dotati di spazi interni analoghi a quelli delle più grandi aziende del settore tecnologico, a misura di essere umano (sia per i lavoratori che per i cittadini/utenti) e nel rispetto dell’ambiente. Per avere una migliore idea di cosa si sostiene è sufficiente cercare su un motore di ricerca il termine “uffici” seguito da google o apple o facebook o microsoft. In uffici così concepiti viene superato uno dei peggiori sistemi di gestione del personale: il controllo diretto, visivo, con il quale i dirigenti possono tenere al guinzaglio fisico i “propri dipendenti”. Utilizzando la connessione wi-fi, con un pc portatile e skype, si è sempre reperibili, ovunque si sia. È inoltre deprecabile la sempre maggiore adozione degli open space: tale soluzione, introdotta entusiasticamente negli anni ’70 negli U.S.A., è stata da tempo riconosciuta come disfunzionale, in quanto i conflitti generati dalla forzata condivisione degli spazi riducono la produttività ed il livello qualitativo della stessa.
Il sindacato, il nostro innanzitutto, ha la possibilità di cogliere l’appuntamento storico che gli si pone di fronte per recuperare credibilità, utilità, ed immagine presso i lavoratori. In tal senso è ipotizzabile l’adozione di un codice “etico” o “di comportamento” che prevede ciò che nello statuto non è scritto.
Queste “idee sparse”, quelle non presenti nelle Tesi UIL, possono essere approfondite con singole relazioni settoriali, nelle quali inserire la verifica dei costi e dei benefici, e dell’effetto che se ne può trarre dal punto di vista della comunicazione.
Stare fermi in attesa, rimanendo indietro, o montare in bicicletta e cominciare a pedalare velocemente per mettersi avanti?
Ciao
Roma 26 marzo 2014
Manrico Macilenti
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Manrico Macilenti
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