Per le stelle romane Renzi non è glamour

Perché certi VIP della sinistra preferiscono il M5stelle al PD di Renzi?

Letto 8216
Per le stelle romane Renzi non è glamour

Mi stranisce questo esercito piccolo ma molto strepitante, modello chiwawa, di show-icon della sinistra, tutto profumi e balocchi, che i berlusconiani possono portarseli a letto, ammirarli, scodellarli a scialo nella propria esistenza (fra cene costose, party esclusivi, vacanze glamour), persino sposarseli, ma guai se la sinistra smette di esistere in funzione dell’odio verso di loro, ché la vita e la politica sono due realtà dissociate.

Ormai il romantico connubio arte-vita è demodé. Negli anni della loro gavetta, invece, non lo era, visto che la loro fede al Partito si sviluppava di pari passo con la carriera, ma in modo disinteressato, sia chiaro, come le lusinghe di un piazzista al gonzo di turno. Il problema però è un altro: il Partito è stato usurpato da uno di bocca buona, deciso a non snobbare gli elettori che non hanno nemmeno uno straccio di sciccheria.

Che sfrontatezza! Invece di esibire letture da sturbo, raccontare avventure del pensiero mozzafiato stile “Nouvelle vague” (di cui non capisci niente però ti incutono soggezione), cerca un feeling con i caciaroni. E poi un discorso politico che non dà l’abbiocco è sempre sospetto, come il 730 di un miliardario.

Ha tradito tutti gli ideali: la purezza culturale, l’intellettualismo aristocratico, il narcisismo ideologico. Si è accorto che la torre d’avorio era ormai pericolante e ne è uscito di corsa prima che crollasse. Insomma questo politico è pop, come loro. Ecco l’inghippo.

Se bazzichi nello spettacolo, è normale esserlo, altrimenti perdi significato, anche se magari ti dai arie da artista etereo, ma associare questa parola con la politica è blasfemo. “Renzi, tu vuò fa’ l’americano?”. Che tragedia (chiedersi magari se in un mondo globalizzato non sia normale, o persino necessario, buttare un occhio al di fuori dell’Italia è un golgota per le loro sinapsi). “Lo vuoi capire che non sei come noi? Tu fai un mestiere serio, non devi condurre Sanremo o litigare per finta con Platinette.

Come ti permetti di portare il personaggio sbertucciato da Carosone sulla poltrona dove era seduto, in tutta la sua gravità, il nostro sacro Berlinguer? Tu devi sfrangiarci i maroni coi discorsi sulle convergenze parallele e sul rapporto capitale-lavoro, non mostrarci delle slide e scrivere tweet.

Berlinguer non li usava e non fare il furbo, è irrilevante che non esistessero ai tempi suoi”. Poi però iniziano a parlare di piazze, di vicinanza alle persone comuni, di politica che chiede alla gente di interessarsi alla politica, di prendere parte alle decisioni. E resti sconcertato. Non è proprio su questi input che lui ha rilanciato il PD e che ribadisce fino alla noia (e magari esagera)?

Nelle Leopolde non ha invitato la gente più disparata a raccontarsi e a dichiarare senza timidezza cosa chiede alla politica? Tutti i percorsi della sua comunicazione non portano a questa idea ostinata della partecipazione dal basso? “Sì, ma sono solo slogan, è al governo da tanti anni (due) e tutte le leggi che ha varato li tradiscono”.

Quali sono queste leggi? “Verdini”. Gli spieghi che Verdini non è una legge, ma un senatore, e finalmente parlano di jobs act e di riforma costituzionale, ma nel modo in cui li descrive la stampa per la quale a Renzi servirebbe un esorcista.

Legittimo filtrare la realtà attraverso i punti di vista di chi ritieni autorevole, specie se sei privo di strumenti cognitivi per farlo in autonomia, però per avere un parere sulla musica rock, ad esempio, è curioso preferire Pupo ai Beatles, o per capire il cinema odierno considerare Murnau invece di Spielberg.

Qui ti sorge il dubbio: non si saranno creati una realtà immaginaria così grande che la stanno ancora esplorando in cerca del posto dove andare a vivere?

Quando lo troveranno, temo che Renzi avrà finito la sua carriera politica. Loro invece continueranno fino all’estrema vecchiaia, per la gioia della nostra televisione, se esisterà ancora, almeno come la conosciamo oggi.

Ecco, il fatto che Renzi si ponga domande come questa, mentre loro sono persi nei labirinti del proprio ego neofobico e salottiero, spiega tutto: perché in nome dei valori di sinistra lascino un partito per votarne un altro che di valori non ne ha, tranne quello, tutto da dimostrare, della onestà (propagandata con strepiti persino nei funerali); che sfodera una violenza fascista ma allegra, una versione 2.0 dello squadrismo, verso ogni avversario, anche interno; che ha una gestione padronale e meccanismi di funzionamento oscuri, proprio come quello dell’odiato Berlusconi.

Si renderanno mai conto che il M5stelle è nato da Berlusconi? Che le due componenti del berlusconismo deflagrato si sono scisse, radicalizzandosi inevitabilmente, nella corte sgangherata di Grillo e nella nuova Lega di Salvini?

Non credo. Il loro rapporto con la politica è lo stesso che i giovani hanno con la propria gioventù: non è che un’inquietudine narcisistica, il soggetto di un dramma da cui trarre deliziosi struggimenti.

Letto 8216

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Fabio Greco

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Aggiornato al 31 marzo 2018

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