Renzi più di sinistra di Prodi. E anche di D’Alema
Il governo guidato dal segretario PD sta operando bene. E non è di destra. Anzi
- Scritto da Claudio Rizzato
- Pubblicato in Politica
A due anni dall’insediamento, il governo Renzi può presentare un bilancio positivo per la qualità dei provvedimenti approvati in campo economico, sociale, del lavoro, contro la corruzione (introduzione del falso in bilancio, autorità nazionale che sovrintende agli appalti, legge contro le eco-mafie ecc), sulla giustizia e per le riforme (Costituzione e nuova legge elettorale), con un ruolo fondamentale nel cambiamento svolto dal Parlamento e dai parlamentari Pd, inizialmente tiepidi con il segretario-presidente del consiglio (specialmente i veneti e i vicentini). Certamente un’azione di governo più soddisfacente e progressista di quella dei precedenti governi di centrosinistra (Prodi, D’Alema, Amato 1996/2001 e Prodi 2006/2008).
Renzi ha aperto una nuova fase in un Paese (su richiesta di tutto il Pd, pensiamo a Franzina che allora lo definì l’uomo giusto al momento giusto), che si stava incartocciando con il governo Letta-Berlusconi (Letta vicesegretario del Pd invece di dimettersi dopo le dimissioni di Bersani, ha fatto con Berlusconi il governo che Bersani non avrebbe mai fatto). Con Renzi il Pd è entrato nel Pse, l’Unità è rinata, le Feste del Pd sono tornate a chiamarsi Feste dell’Unità. Se a qualcuno queste possono sembrare piccole cose, chiedo perché non le ha fatte il gruppo dirigente del PD prima di Renzi?
Ma il significato più importante dell’azione di Renzi sia da Presidente del Consiglio che da segretario del partito è l’aver creato, con i fatti, la consapevolezza che il cambiamento è possibile, che possiamo essere un grande Paese in una Europa più attenta alla crescita che all’austerità, che le riforme da impossibili possono diventare possibili ed essere realizzate. Il prossimo appuntamento di svolta è il referendum confermativo della riforma costituzionale, che supera il bicameralismo, valorizza il Senato delle autonomie in coerenza con uno Stato ad impronta regionalista e ci allinea agli Stati europei moderni (in nessuno dei quali esiste il bicameralismo o il senato elettivo) e l’approvazione della legge sulle unioni civili.
Non tutto quello che ha fatto il governo Renzi è risolutivo dei problemi che ha l’Italia di arretratezza nei diritti civili, nella pubblica amministrazione, nel rapporto tra cittadini e Stato (gli italiani sono alquanto individualisti, distanti e diffidenti nei confronti di ciò che è pubblico, oppositori-complici verso uno Stato che spesso consente a una parte di loro di fare i furbetti ottenendo in cambio un atteggiamento benevolo, cioè all’italiana, verso le proprie inadempienze). Renzi sta riportando al suo proprio ruolo la politica le cui scelte, giuste o sbagliate, provengono pur sempre dagli eletti dal popolo.
La novità rispetto al passato sta nel fatto che la politica si assume la responsabilità delle decisioni in modo chiaro e in questo comportamento Renzi sta dando una lezione ai segretari e presidenti che l’hanno preceduto, i quali non ammettono mai le loro responsabilità per non aver saputo realizzare quello che Renzi sta realizzando.
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Claudio Rizzato
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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