L'Italia dice addio al bicameralismo perfetto. Nasce la Camera dei Territori
Il Parlamento italiano vota la Riforma del Senato
- Scritto da Cristina Calzecchi-Onesti
- Pubblicato in Politica
In questi giorni nel Parlamento italiano si sta votando una delle più profonde riforme costituzionali dalla nascita della Repubblica ad oggi, ossia il superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto. Il sistema parlamentare disegnato dai padri costituenti era, infatti, caratterizzato dall'esistenza di due camere legiferanti, la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, con i medesimi poteri e competenze. Una particolarità tutta italiana, sancita dall’articolo 70 della Costituzione italiana («La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere»), che affonda le radici nelle vicende storiche del dopo guerra. Dietro a quella scelta si celava lo spirito di garanzia proprio di una generazione di uomini che aveva assistito alle barbarie del Fascismo e che era stata testimone della rapidità con cui il regime mussoliniano assumeva le decisioni. Nel disegno dei Padri Fondatori della Carta Costituzionale c’era la massima fiducia nella discussione, nel compromesso, nella riflessione per addivenire a soluzioni collegiali. Nella Costituzione venne così sacrificata la massima funzionalità dell’azione legislativa per elevare la massima garanzia di condivisione delle scelte.
In Europa
Gli altri Paesi europei sono per lo più a struttura monocamerale. Laddove esiste il sistema bicamerale (Austria, Belgio, Germania, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Irlanda, Slovenia) le due ali del parlamento sono fortemente differenziate sulla base della rappresentanza di realtà nazionali una, delle comunità locali o di particolari interessi l'altra. In Italia, invece, un testo legislativo, per essere trasmesso al Presidente della Repubblica per la promulgazione, deve essere adottato con le stesse disposizioni in entrambe le Camere, e laddove una sola di esse lo emendasse, obbligherebbe l’altra a pronunciarsi sulle modifiche apportate. Paradossalmente questo meccanismo potrebbe dare vita a una altalena a oltranza, senza arrivare mai ad un voto definitivo.
Negli anni, quella che doveva rappresentare la massima espressione della democrazia e della rappresentatività, si è trasformata in uno strumento politico per creare lentezze strumentali, al fine di rimandare l'assunzione di responsabilità di decisioni difficili, magari impopolari come quelle relative alle misure fiscali, o come forma di ostruzionismo delle minoranze rispetto alle maggioranze. Oltre a tradursi in un esponenziale aumento dei costi decisionali interni e pesanti inefficienze, ha legittimato l'abuso della decretazione d'urgenza da parte del Governo che l’articolo 77 della Costituzione prevedeva soltanto nei «casi straordinari di necessità e d’urgenza». Di fatto un significativo stravolgimento della volteriana divisione dei poteri (Esecutivo, Legislativo e Giudiziario) su cui si basava la democrazia italiana, lasciando al Governo il potere di legiferare ed esautorando il Parlamento della sua funzione vitale.
Per questo è stato avviato un faticoso percorso di riforma costituzionale. Il 13 ottobre scorso in Senato è stato approvato in terza lettura il Disegno di legge del ministro delle Riforme e Rapporti con il Parlamento, onorevole Maria Elena Boschi, che mette fine al bicameralismo perfetto, ridisegnando l'identikit del nuovo Senato, fondamentalmente rappresentativo delle amministrazioni locali. La fine della parità tra le due Camere, che accompagna l'Italia repubblicana fin dalla sua nascita, è sancita dal nuovo articolo 55 della Costituzione.
Funzioni del nuovo Senato
Per prima cosa la Riforma prevede che "il Senato della Repubblica rappresenti le istituzioni territoriali" e sarà composto da 100 membri, invece degli attuali 315, 95 scelti dalle Regioni (21 devono essere sindaci) e 5 dal Presidente della Repubblica. Le sue nuove funzioni, su cui ancora non c'è totale chiarezza, saranno principalmente di "raccordo" tra la legislazione statale con quella degli enti territoriali. Inoltre, il Senato potrà decidere di proporre modifiche su una legge approvata dalla Camera. La Camera potrà ignorare le modifiche approvate dal Senato, riapprovando la legge così com'è o accettare le modifiche.
Di regola, quindi, saranno approvate dalla sola Camera dei Deputati tutte le leggi in generale, comprese quelle di amnistia e indulto e quelle che recepiscono i trattati internazionali; voterà la fiducia al governo; eserciterà la funzione di indirizzo politico il controllo dell'operato del Governo. Esclusivamente l'elezione del Presidente della Repubblica resterà bicamerale.
Altre novità
Le altre novità nel nuovo Senato riguardano l'età dei senatori perché scompariranno le limitazioni così come scompariranno i senatori eletti nella circoscrizione Estero. Indennità solo per i deputati non più prevista per i senatori. Insomma i consiglieri regionali che sono anche senatori non saranno pagati in più.
Eleggibilità senatori
Uno dei punti più dibattuti della Riforma ha riguardato le elezioni del nuovo Senato. Per il governo l'eleggibilità diretta andava esclusa. Per la minoranza Pd i cittadini dovevano avere voce in capitolo. Il compromesso è stato raggiunto usando queste parole: "i consiglieri sono eletti dai Consigli regionali in conformità alle scelte espresse dagli elettori". In che modo nello specifico non è ancora chiaro, l'elezione dei senatori è quindi rinviato a una legge elettorale che Camera e Senato dovranno approvare in un secondo momento. Probabilmente i cittadini potranno esprimere le loro preferenze contestualmente alle elezioni regionali.
I tempi della Riforma
La strada comunque è ancora lunga, mancano prevedibilmente ancora tre letture (Camera, Senato, Camera) a distanza di tre mesi l'una dall'altra. Dopo sei mesi sarà necessario indire il Referendum popolare confermativo, perché allo stato dei fatti manca un accordo politico per raggiungere il quorum necessario ad evitarlo. La Riforma sarà, quindi, legge, salvo altri colpi di scena, in autunno prossimo 2016.
Dati social all'8 febbraio 2016
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Cristina Calzecchi-Onesti
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Aggiornato al 31 marzo 2018
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