Uno sciopero all’anno non si nega a nessuno
Puntualmente, come ogni anno, gli insegnanti si preparano ad un giorno di sciopero generale, senza curarsi dei contenuti della protesta perché l’importante è contestare.
- Scritto da Bianca La Rocca
- Pubblicato in Lavoro Pubblico
Leggo sui social network, post e commenti di quelli che aderiranno allo sciopero del 5 maggio contro la riforma scolastica voluta dal Ministro Giannini e mi colpisce la ripetitività di slogan e toni già usati nei giorni di protesta contro la riforma Berlinguer, contro la riforma Moratti, contro la riforma Gelmini.
E qui mi viene il dubbio. Possibile che riforme, sotto molti aspetti radicalmente diverse, suscitino dissensi cosi accesi e sempre nello stesso fronte?
E il dubbio aumenta leggendo quanto prevede la riforma: 100.701 assunzioni di precari fino ad esaurimento delle graduatorie e per il futuro solo concorsi; la Carta dei Professori, ovvero un bonus di 500 euro per spese culturali; mai più le cosiddette classi pollaio; vera autonomia scolastica in cui il Preside sceglie gli insegnanti in un apposito albo; totale trasparenza con CV dei docenti e bilanci on-line; ulteriori fondi con cui sarà data la possibilità di bonus agli insegnanti più meritevoli.
Questi a grandi linee, i punti qualificanti della riforma, e anche i non addetti ai lavori capiscono che, data la situazione di partenza, probabilmente la riforma Giannini non è perfetta, ma si avvicina molto a ciò che potremmo considerare una buona riforma scolastica e, soprattutto, che non prevede storture tali da giustificare uno sciopero generale.
Ma lo sciopero bisogna farlo, altrimenti che riforma sarebbe? Ed anche questa volta, come nei trenta anni precedenti, assisteremo alla marcia degli insegnanti, flash-mob per il divertimento dei passanti, tiro di palloncini colorati, studenti che cantano rap incazzato contro tutti i mali del mondo, ma se li interroghi sul 25 aprile non sanno rispondere, foto di Renzi e della Giannini irrisi con le orecchie d’asino (feticcio che non può mancare in nessuna manifestazione, pena l’esclusione da ogni gita scolastica) ed un bello striscione con scritto: giù le mani della scuola.
Andrà a finire come sempre. La riforma verrà approvata. Abbiamo ingoiato di molto peggio. Nel corso del tempo ne valuteremo pregi e difetti. Cambieranno anche i ministri. I futuri, forse, la miglioreranno, forse la peggioreranno, ma statene certi, ci rivedremo tutti qui, tra un anno, a ritirare fuori un bel comunicato sindacale di denuncia “Giù le mani della scuola pubblica”.
La democrazia vive anche di questo. E, in fondo, va bene pure così. Uno sciopero contro una riforma scolastica non si nega a nessuno.
Dati social all'8 febbraio 2016
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Bianca La Rocca
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Aggiornato al 31 marzo 2018